Arriva la sentenza della Corte d’Appello di Messina che mette fine alla già discutibile sentenza dove la parte politica veniva condannata mentre quella tecnico-amministrativa veniva, giustamente, assolta.
L’ex sindaco di Brolo nel luglio del 2018 si vedeva condannata con una sentenza che affermava la sua responsabilità penale a causa di una “condotta marina non autorizzata”. Questa apparteneva al vecchio impianto consortile di depurazione, riferibile al consorzio tra i comuni di Piraino, Sant’Angelo di Brolo e Brolo e non inserita nell’autorizzazione dell’Agenzia della Acque e Rifiuti della Sicilia, proprio perchè in dissuso. Qui una vecchia saracinesca, in quell’inizio d’estate, non trattenne una pur minima parte di rifiuti che finì in mare, come si legge negli atti processuali “imbrattandolo”.
Un reato che in un primo momento il sindaco di Brolo avrebbe commesso in concorso con l’ingegner Basilio Ridolfo, responsabile dell’ufficio tecnico comunale di Brolo. Di fatto in primo grado il tecnico veniva assolto “per non aver commesso il fatto”.
Mentre il sindaco, per “quell’omesso controllo” veniva condannato.
Una sentenza che riapriva di fatto la questione che distingue le responsabilità e le competenze degli organi di vertice politico delle amministrazioni territoriali e dei funzionari dirigenti dei settori organizzativi degli enti pubblici.
Quindi dopo la condanna Irene Ricciardello immediatamente propose l’appello, dove l’avvocato Nino Favazzo, legale di Irene Ricciardello ha “smontato” le tesi che hanno definito quella pronuncia di condanna.
Argomentazioni difensive accolte dal Presidente della Corte di Appello di Messina, Alfredo Sicuro che era coadiuvato dai consiglieri Maria Eugenia Grimaldi e Maria Teresa Arena – che ha assolto l’imputata dai reati a lei iscritti, sia non aver commesso il fatto e sia il fatto non sussiste