Solidarietà e vicinanza alla collega da parte della redazione di scomunicando.it
Graziella Lombardo si è dimessa da segretaria di Assostampa Messina.
Con una lettera indirizzata al segretario di Assostampa Sicilia, Roberto Ginex, alla presidente e ai componenti del Consiglio, ai colleghi della giunta e ai segretari provinciali la giornalista messinese ha comunicato la sua decisione, come lei stessa precisa, niente affatto sofferta.
“decisione niente affatto sofferta”
«Mi “sento” incompatibile con un sindacato che da una parte mette sotto accusa chi si spende per migliorare le condizioni lavorative dei colleghi e dall’altra mi chiede di rinunciare a un contratto di lavoro ponendomi come salvagente solo una eventuale assistenza legale. In sintesi tutto il contrario di quello che un sindacato dovrebbe fare».
potrebbe essere l’inizio di un effetto valanga
Ecco il testo della lettera:
«La presente per rassegnare le mie immediate e irrevocabili dimissioni dal sindacato e da segretaria di Assostampa Messina. Questa decisione, niente affatto sofferta, nasce d’impeto durante l’ultima riunione di consiglio per la presentazione di un documento, poi ritirato in attesa di essere riproposto alla prossima riunione, in cui si chiede di prendere posizione nei confronti del collega Daniele Ditta che, nella sua qualità di componente del Cdr di Citynews, ha contribuito a chiudere una trattativa che prevede aumenti e assunzioni per i colleghi.
La sua colpa?
Quella di aver raggiunto questo risultato per il contratto sottoscritto da Uspi con Cisal e non con il “sindacato unico” Fnsi dimenticando che proprio quest’ultimo ha girato le spalle ai giornalisti disdettando un contratto prima della scadenza e in piena pandemia senza che nessuno muovesse un dito per evitarlo e nonostante le sollecitazioni dei colleghi, me compresa. Dal momento che io stessa lavoro per Citynews, con contratto Uspi-Cisal, ho deciso di rassegnare le dimissioni perché se vale l’assunto che Ditta è “incompatibile”, lo sono anche io.
mi “sento” incompatibile con questo sindacato
Dirò di più: non solo lo sono ma soprattutto mi “sento” incompatibile con un sindacato che da una parte mette sotto accusa chi si spende per migliorare le condizioni lavorative dei colleghi e dall’altra mi chiede di rinunciare a un contratto di lavoro (vedi la lettera di Lorusso) ponendomi come salvagente solo una eventuale assistenza legale. In sintesi tutto il contrario di quello che un sindacato dovrebbe fare. Non è un caso evidentemente che non riesca a dare risposte all’esercito di precari pagati poche euro a pezzo. In verità, non sentivo certo il bisogno di questo ulteriore incoraggiamento per dimettermi.
da 30nni nel sindacato
Sono iscritta al sindacato da circa trent’anni senza averne mai potuto valutare l’utilità e mi sono assunta la responsabilità di guidare Assostampa Messina solo da due entrando in un meccanismo difficile da governare per chi non ha altri fini se non quello di garantire legalità e migliori condizioni per i colleghi.
Mi sono confrontata sempre con umiltà e determinazione.
Il lavoro fatto è stato tanto e sempre condiviso ma la deriva in cui annaspa ormai la nostra professione non consente di trovare vie d’uscita, incastrati come siamo in una serie di ganasce che difficilmente molleranno la presa. La più solida delle ganasce è nel sindacato stesso.
E’ difficile infatti pensare che una professione possa raggiungere lo stato di degrado in cui è precipitata la nostra senza il contributo del sindacato e di tanti colleghi, troppo impegnati a risolvere i loro problemi quotidiani. E non si tratta solo di un riflesso dello stato di bisogno in cui molti si trovano.
C’è qualcosa di più profondo, un approccio individualistico e regressivo che spiana sistematicamente la strada a chi, dentro e fuori il sindacato, pensa a curare solo i propri interessi anche con un collateralismo politico che vanifica ogni tentativo di mettere ordine e fa perdere fiducia e credibilità. Su questo argomento, come su altri, non ho alcuna intenzione di approfondire.
Basti sapere che non ho più voglia di continuare a spendere il mio tempo per difendere colleghi da altri colleghi né di partecipare a riunioni dove la guerra all’Unci mette per mesi all’angolo problemi ben più seri di cui il sindacato non si occupa da tempo come il lavoro e men che meno i lavoratori.
L’accanimento messo in atto nell’ultima seduta mi hanno poi tolto ogni speranza sul valore di questo sindacato dove le diversità di vedute non sembrano un’occasione di riflessione e di crescita, ma un problema da eliminare annientando chi non si adegua, come dimostrano le recenti dimissioni di altri componenti, dal presidente ai consiglieri.
Desidero ringraziare invece quei colleghi che immediatamente hanno compreso le ragioni delle mie dimissioni, le hanno condivise e hanno messo sul piatto anche le loro. Spero che questa mia scelta possa favorire un dibattito produttivo che aiuti a riflettere davvero sul ruolo del sindacato che assomiglia sempre più a un circolo esclusivo impegnato a derogare al proprio ruolo per non perdere miseri privilegi».