Come in una commedia dell’assurdo, oggi il Parlamento della nostra sempre più disastrata Isola dovrebbe discutere e approvare una legge elettorale per i Comuni che rischiano di scomparire per mancanza di risorse finanziarie (arraffate dal Governo Renzi). Come sul Titanic, la nave sta affondando, ma i musicisti della vecchia politica siciliana continuano a suonare…
Oggi torna a riunirsi l’Assemblea regionale siciliana. All’ordine del giorno ci sono le modalità con le quali la vecchia politica-politicante siciliana, a Dio piacendo, si dovrebbe togliere finalmente dai piedi. I vertici di PD e Forza Italia – due schieramenti politici che oggi, in Sicilia, rappresentano il nulla mescolato col niente – dovranno decidere se completare o meno una balorda riforma elettorale dei Comuni o soprassedere. Passaggio politico e parlamentare che dovrebbe rendere ancora più chiaro agli occhi dei cittadini quanto questi personaggi che rappresentano indegnamente l’Autonomia siciliana siano ormai completamente scollegati dalla realtà.
La seduta di Sala d’Ercole prevista oggi, insomma, dovrebbe somigliare a una commedia di Eugène Ionesco: perché è semplicemente assurdo discutere di legge elettorale dei Comuni mentre gli stessi Comuni sono alle prese con un ormai inevitabile dissesto finanziario.
La stragrande maggioranza dei Comuni della nostra Isola – come questo blog ripete da tempo – ‘veleggia’ verso il fallimento. Questo avviene non perché ci sono state amministrazioni comunali spendaccione, ma perché i soldi della Regione e dei Comuni se li è presi tutti il Governo Renzi.
Nelle scorse settimane abbiamo assistito all’ennesimo scippo ai danni dei Siciliani. I protagonisti sono stati, in prima battuta, Renzi e il governatore della nostra sempre più disastrata Isola, Rosario Crocetta, attori di un ‘Patto scellerato’ che ha strappato alla nostra Regione le ultime risorse finanziarie, imponendo, per i prossimi anni, nuove penalizzazioni a carico dei cittadini.
Per completare l’opera (dei pupi?), il presidente Crocetta, per la seconda volta in due anni, ha rinunciato – a nome di 5 milioni di Siciliani che non gliel’hanno mai chiesto – ai contenziosi con lo Stato.
Questo è avvenuto in prima battuta. In seconda battuta il presidente del Parlamento siciliano, il ‘prode’ Giovanni Ardizzone – che avrebbe dovuto difendere l’Autonomia siciliana dalle volgarità di Renzi e Crocetta – ha invece ‘infilato’ il ‘Patto scellerato’ dentro il disegno di legge sulle variazioni di Bilancio 2016, violando, contemporaneamente, regolamento d’Aula e norme di contabilità pubblica, con la acquiescenza di una Segreteria generale dell’Ars che avrebbe dovuto quanto meno contenere certe forzature pseudo-istituzionali.
Grazie a questa ‘nefandezza’ operata dal Parlamento siciliano, il Parlamento nazionale – in terza battuta – ha preso la scusa per ‘infilare’ a propria volta il ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta in un Decreto sugli enti locali trasformato per l’occasione in legge.
Questo è stato, forse, il passaggio, come dire?, più creativo di questa vicenda, se è vero che, con una legge ordinaria, il Parlamento nazionale ha travolto alcune prerogative statutarie della Sicilia che, fino a prova contraria, è – o dovrebbe essere ancora – una Region e a Statuto speciale con uno Statuto ‘costituzionalizzato’.
Tutto questo vergognoso ambaradan è stato messo in piedi per consentire alla Regione siciliana di incassare dallo Stato 500 milioni di Euro.
Peccato che la scorsa settimana, in occasione della Conferenza Regione-Autonomie locali, Crocetta e l’assessore all’Economia,Alessandro Baccei, di fatto, hanno comunicato ai sindaci siciliani che i 500 milioni di Euro non ci sono. Crocetta e Baccei hanno comunicato la ‘buona nuova’ non mettendoci la faccia, ma tramite funzionari, perché non hanno avuto nemmeno il coraggio di presentarsi all’incontro con i sindaci!
Mentre i sindaci siciliani apprendevano che per quest’anno non vedranno il becco d’un quattrino, Crocetta, il presidente Ardizzone e tutti gli altri rappresentanti della vecchia politica-politicante della Sicilia si catapultavano a Sala d’Ercole per discutere e approvare la nuova legge elettorale per i Comuni.
All’inizio PD e Forza Italia erano arrivati alla determinazione di abolire il ballottaggio e applicare ai Comuni la stessa legge elettorale della Regione siciliana: dove, com’è noto, non c’è ballottaggio, ma diventa presidente della Regione chi prende più voti. Questo insieme al ripristino del cosiddetto ‘trascinamento’ (il voto espresso in favore di un consigliere comunale che va al candidato sindaco collegato alla lista del medesimo consigliere comunale).
Insomma, il ritorno al ‘trascinamento’ previsto dalla legge elettorale comunale precedente la riforma ‘intelligente’ del 2011.
Di fatto, eliminazione del ballottaggio e ripristino del ‘trascinamento’ era una formula che puntava solo a colpire i grillini, forza politica in crescita in Sicilia. L’eliminazione del ballottaggio non avrebbe garantito agli eventuali sindaci del Movimento 5 Stelle la maggioranza nei Consigli comunali in caso di vittoria; il ‘trascinamento’ avrebbe favorito i partiti apparentati e sfavorito i grillini che non si apparentano con nessuno.
Perché scriviamo “era una formula”? Perché i vertici del PD ci hanno ripensato. E hanno optato per un abbassamento della soglia: chi supererà il 40% dei consensi diventerà sindaco. Di fatto – con questo articolo di legge approvato dall’Ars – andranno ad amministrare i Comuni partiti o coalizioni non non raggiungerebbero la maggioranza.
Oggi Sala d’Ercole dovrebbe riprendere la discussione su questo tema in un clima di grande confusione politica e istituzionale. I parlamentari dell’Ars sanno benissimo che ci sono 350 Comuni che stanno fallendo: ma fanno finta di non saperlo. Cosa succederà?
Intanto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha vergato il seguente comunicato:
“Mentre le amministrazioni comunali sono portate allo stremo con continui tagli di bilancio che impongono riduzioni dei servizi ai cittadini, la stessa classe politica che ha portato la Sicilia al collasso si agita per imporre un cambiamento della legge elettorale a pochi mesi dalle elezioni, dimostrando quale sia il proprio senso della democrazia e delle istituzioni”.
In questa realtà dove i partiti sono già morti – conclude Orlando – per fortuna saranno gli elettori a dimostrare ancora una volta che le leggi truffa non portano mai buoni risultati per chi le inventa”.
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