A proposito di Atlantismo…
La nota illuminate di Fabio Granata
Non correva buon sangue tra Almirante e Beppe Niccolai [l’eretico ndr].
Gli uomini erano diversi. Per esperienze e per sensibilità. Li divideva soprattutto la politica estera. Atlantista, il primo, antiamericano il secondo.
Bruciavano ancora sulla pelle di Beppe le scelte del MSI del ’60 e del ’72, e i quattro lunghi anni di campo di concentramento passati a Hereford nel Texas. Lì, aveva visto morire per stenti, e dissenteria, bastonature e pazzia, per ferite e sventagliate di mitra dalle torrette di guardia, molti dei ragazzi che con lui dividevano quelle baracche di reclusione. Pagarono tutti un prezzo crudele.
Vivi, morti e rimpatriati.
La colpa stava nell’essersi dichiarati prigionieri di guerra non cooperatori. Un vissuto straziante, un tempo enormemente dilatato di allucinata sofferenza. Fisica e morale. Lasciò il segno.
Beppe non parlava mai della prigionia ma i suoi occhi si accendevano di collera quando la Destra lustrava, le scarpe alla NATO e all’America.
Quel servilismo lo imbarazzava, lo faceva star male dentro.
Se ne andrà, osservando un silenzio carico di dolorosa disillusione, nell’ottobre ’89 con le tasche vuote e la faccia pulita.
Lascia un’eredità da stringere gelosamente tra le mani…