La notte scorsa ci sono stati dei momenti di preoccupazione quando due donne, che da lunedi avevano iniziato lo sciopero della fame, hanno avuto un malore e sono state trasportate all’ospedale dove hanno ripreso ad alimentarsi su consiglio medico.
La protesta è sposata da UIL: UGL, ORSA e CUB. Più passano i giorni maggiore si fa lo sconforto per questi lavoratori che ormai, da troppo tempo, sono in attesa di risposte certe sul futuro proprio e dell’azienda.
Nel mirino della protesta non ci sono solo i vertici aziendali ma anche la politica rea , a loro dire, di essere stata complice della cattiva gestione dell’azienda che cura il trasporto pubblico a Messina “domenica noi non andremo a votare – dicono in coro i lavoratori – il nostro non è un atto di protesta ma la ferrea convinzione che purtroppo non cambierà nulla.
Addirittura alcuni candidati neanche si sono fatti vedere da noi perché sanno benissimo che non vogliamo passerelle. Noi chiediamo – continuano – che venga fatto un tavolo tecnico tra tutte le parti interessate, dove venga fatto finalmente chiarezza sui responsabili di questo scempio. I vertici aziendali? Completamente silenti”.
A far discutere su quanto sta accadendo ai lavoratori ATM è soprattutto la divisione sindacale che accompagna la loro protesta, come testimonia l’assenza di Cgil, Cisl e FAISA al fianco degli occupanti “alcune sigle sono con noi altre invece hanno scelto la contumacia – come affermano i lavoratori – evidentemente non condividono le nostre lotte, quello che ci domandiamo è ma i sindacati se abbandonano i lavoratori in un momento come questo che sindacati sono?
Anche loro hanno grandi responsabilità in questa situazione visto che in questi anni non si è mai pensato ad un effettivo rilancio dell’azienda”. Per descrivere in termini numerici il disastro ATM basta dire che nel 1998 c’erano presenti ben 130 autobus mentre adesso sono attivi solo 10 gli autobus che percorrono la città insieme a 4 tram.
La situazione ATM oltre ad essere un dramma dal punto di vista lavorativo è anche un vero e proprio dramma sociale per una città in ginocchio dove ogni giorno che passa la mobilità assomiglia sempre di più ad una conquista più che a un diritto.
Antonio Macauda