Mentre i Tg dedicano articoli e e copertine si fa il punto sull’attentato di questa notte. Si tratta di un vero e proprio agguato quello subito da Giuseppe Antoci, Presidente del Parco dei Nebrodi sulla strada tra Cesarò e San Fratello, vivo grazie al tempestivo intervento del suo uomo di scorta che con il proprio corpo gli ha fatto da scudo, mentre dietro la blindata si trovava un’altra auto con a bordo il dirigente del commissariato di Sant’Agata di Militello Daniele Manganaro che ha risposto al fuoco mettendo in fuga i banditi. Almeno due persone hanno sparato contro l’auto blindata che è stata costretta a una brusca frenata a causa di massi posizionati sulla carreggiata.
“Dormivo e mi sono svegliato quando l’auto ha rallentato perché c’erano pietre in strada. Subito dopo ho sentito gli spari contro la macchina“. Giuseppe Antoci, ricorda l’agguato che ha subito. “Poi – aggiunge – ho sentito arrivare un’auto: era quella del vicequestore Manganaro, partito da Cesarò 5 minuti dopo di noi. Insieme all’uomo che era con lui ha risposto al fuoco, e così ha fatto la mia scorta. Credo che i banditi fossero quattro, forse sei. Sono state trovate anche due molotov inesplose. E’ probabile che volessero incendiare l’auto obbligandoci a scendere”. “Portato in ospedale, sono uscito alle 5,30. Ho visto mia moglie, i miei figli e i miei genitori anziani”. “E pensare – ha aggiunto – che tutto era iniziato con una bella serata a Cesarò per presentare il progetto di un albergo. Il mio grazie alla Polizia di Stato per avermi salvato la vita. Sono preoccupato ma sereno“.
“Questa esperienza traumatica mi ha dato la conferma che quello che abbiamo toccato sono interessi enormi. Cosa nostra si finanziava con i fondi europei, dopo che li abbiamo messi in difficoltà ha reagito“. Queste le dichiarazioni del presidente del Parco di Nebrodi Giuseppe Antoci dopo essere stato interrogato oggi pomeriggio in seguito all’agguato della notte scorsa. “Siamo certi – ha aggiunto – che questo attentato viene dalle persone alle quali abbiamo fatto perdere un affare milionario“. “Abbiamo fatto un protocollo di legalità con la prefettura di Messina – ha spiegato Antoci – che ha disarcionato interessi mafiosi per diversi milioni di euro. Le ultime sentenze del Tar ci hanno poi dato ragione e questo ha dato loro fastidio“. Antoci ha poi ribadito di essere determinato ad andare avanti: “Io non mi sento solo già tra qualche giorno riprenderò il mio lavoro, lo Stato mi è stato vicino, ma lo Stato siamo noi tutti: dalla magistratura, alle forze dell’ordine, ai cittadini. Dobbiamo cambiarla tutti insieme questa terra. Non sto facendo niente di speciale. Sto facendo solo il mio dovere“.
Secondo le prime indagini degli investigatori, chi ha organizzato l’agguato al presidente del Parco dei Nebrodi ha chiuso la strada provinciale con alcuni massi prima che sopraggiungesse la Lancia Thema blindata. L’obiettivo degli attentatori pare fosse quello di far scendere dall’auto Antoci e poi sparare contro la vittima. Gli uomini del commando sarebbero stati quattro e uno potrebbe essere stato ferito di striscio nel conflitto a fuoco con la polizia. E’ stato l’agente della scorta di Antoci a salvarlo poichè quando ha visto i massi sulla carreggiata e un’auto messa di traverso ha capito che qualcosa non andava e si è preparato rispondendo al fuoco.
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