ATTILIO MANCA – Parla un pentito, lo fa con Ingroia, l’avvocato della famiglia dell’Urologo, e la Procura di Roma indaga
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ATTILIO MANCA – Parla un pentito, lo fa con Ingroia, l’avvocato della famiglia dell’Urologo, e la Procura di Roma indaga

Ne parla esplicitamente Antonio Ingroia, avvocato della famiglia Manca, intervenuto all’incontro-dibattito  “Qualche mese fa ho ricevuto una lettera dal carcere da parte di un detenuto. Un uomo del barcellonese che della mafia ha fatto parte. Questo soggetto fa i nomi di alcuni di quelli che hanno commesso il delitto”.
“Questo soggetto – ha aggiunto Ingroia – vedendo le interviste della mamma di Attilio Manca, Angelina, si è deciso a togliersi un peso che aveva sulla coscienza. Così, conoscendo quello che era il mio vecchio mestiere, ha chiesto di essere interrogato per dire la verità su quel che sapeva. Ha anche detto di aver mandato più volte lettere alle Procure senza mai essere stato interrogato. Così sono andato ad interrogarlo un mesetto fa e non mancano le novità”.
manca-2017-4Il nome del nuovo dichiarante non è stato detto per motivi investigativi ma l’ex pm ha comunque svelato alcuni passaggi dell’interrogatorio.
“Ha raccontato che mentre era in libertà, qualche mese prima che Attilio Manca morisse, aveva ricevuto l’ordine di ucciderlo, che gli erano state date le armi e che doveva essere fatto quell’omicidio a Barcellona Pozzo di Gotto. Durante la fase organizzativa, però, qualcuno lo stoppa perché era stata trovata una soluzione diversa”.
“In un secondo momento – a parlare ora è sempre Ingroia, che rappresenta la famiglia manca assieme all’avvocato Fabio Repici – ha saputo che Manca era stato ucciso in maniera diversa. Gli uomini della mafia gli dissero che era stato fatto in maniera più soft, senza fare rumore perché era meglio che l’omicidio venisse fatto a Viterbo. Non solo. Ha anche saputo che Manca sapeva troppo sulla latitanza di Bernardo Provenzano e che quindi era meglio non attirare troppo l’attenzione su Attilio.
Le ragioni per cui doveva essere ucciso, dunque, riguardavano il fatto che lui aveva saputo qualcosa sulla latitanza di Bernardo Provenzano.
Questo uomo della magia, oggi pentito, mi ha anche detto chi sono stati gli assassini, o alcuni degli assassini.
Ci sono persone che la famiglia Manca ha sempre pensato fossero coinvolte.
Questo verbale di interrogatorio è stato consegnato alla Procura di Roma che ovviamente dovrà compiere tutti gli accertamenti”.
La Procura di Roma come ha riferito dal legale, ha già aperto da tempo un’indagine per omicidio contro ignoti.
Ed ancora: “La notizia ci è stata confermata le scorse settimane. La Procura antimafia di Roma diretta da Pignatone ha aperto il fascicolo a modello 45 da qualche mese. Per la prima volta vediamo uno spiraglio per il futuro dopo che per anni ci siamo scontrati con un muro di gomma. Attilio Manca non si è suicidato, dunque, con un’overdose. Ma è stato ucciso da qualcuno. E il fatto che la Procura di Roma si occupi di questo è la dimostrazione che l’omicidio ha a che fare con la mafia. Un dato importante e del tutto incompatibile col processo in corso a Viterbo e che cammina come un cavallo pazzo che ha i paraocchi e non vede quel che accade nella vicina Procura di Roma”.
Quindi Ingroia ha concluso: “Per il momento il fascicolo è contro ignoti. Speriamo davvero che nel 2017 ci possano essere ulteriori passi verso la verità perché le nuove dichiarazioni, che si aggiungono a quelle di tanti altri pentiti, si ha la sensazione di essere di fronte ad una svolta decisiva”.
 manca-2017-2Ma tornando all’incontro di sabato pomeriggio, questo è stato aperto con la lettura da parte della giovane attrice Valeria Di Brisco di un brano tratto da un libro documentaristico sulla storia di Attilio Manca, poi è toccato alla neo presidente dell’Associazione “Amici di Attilio Manca”, che ha anche letto un messaggio del sindaco di Palermo Leoluca Orlando dove si esprimeva una “solidale condivisione” con la famiglia Manca. A seguire l’intervento da parte dei parenti di alcune vittime delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.L’incontro si è sviluppato dall’aggiornamento sulle indagini – quasi una conferenza stampa – dove il pollice verso è stato indirizzo verso chi ha depistato, insabbiato, distolto l’attenzione, infangato, ha messo un bavaglio alla verità, negando questa quando era chiarissima, tramutando l’omertà in netta complicità.

“Siamo di fronte – secondo Luciano Armeli Iapichino, il coordinatore dell’incontro – a una storia che si colloca tra lo stato di diritto e quello barbarico”.

Per Ingroia, oggi è “un giorno di dolore e di ricordo. La verità è stata negata per troppo tempo anche di fronte all’evidenza”. >Lui da ex magistrato ha comunque  un“inguaribile fede” nella giustizia ed evidenzia come il 2017 si apre con la grande novità, quella di essere “di fronte a una reale svolta nella vicenda di Attilio Manca”. “Ieri era difficile vedere risultati concreti, ma oggi sembra che le cose siano cambiate grazie all’interesse del procuratore Pignatone“, ma non può non ammettete quanto si resti basiti quando “due procure che hanno aperto indagini così differenti: una, quella di Viterbo, che vorrebbe chiudere il fatto come suicidio; l’altra, quella di Roma, che invece sembra avere una posizione completamente opposta” e nonostante quanto avviene a Roma, dice sempre Ingroia “a Viterbo – continua instancabile Ingroia – vanno avanti come cavalli impazziti con i paraocchi”.

L’avvocato Fabio Repici – durante il suo intervento in collegamento con l’Auditorium – va giù pesante, parla di una “pletora di pentiti” che si sbottona sul caso di Attilio Manca.

Renato Accorinti, in collegamento telefonico afferma di essere “con tutta la propria anima a Barcellona Pozzo di Gotto” e che queste giornate sono simboliche, perché la famiglia “deve essere un esempio per tutti, per stimolare le coscienze e andare contro l’omertà che colpisce i nostri territori”.

attiliomanca_thumb_medium344_218Gianluca Manca parla di quel “il muro di gomma che si era alzato era insopportabile” del ruolo dei Media, e l’appello al Presidente Mattarella è chiaro:”non si può più tacere di fronte alla realtà”, poi ha ricordato un “vecchio” discorso di Pasolini, nel quale egli diceva che conosceva i nomi e i cognomi, ma non aveva le prove. Il fratello di Attilio, al contrario, dice che non solo in questa storia si conoscono i nomi e i cognomi, ma adesso si hanno anche le prove. Perché non si può accettare che nelle siringhe con le quali Attilio ipoteticamente si sarebbe iniettato un’overdose nel braccio sinistro (!) non vi sia alcuna impronta, né sua né di terze persone. E “non è credibile, logicamente credibile, che la motivazione risieda nella dimensione della siringa (piccola, tipica per l’uso insulinico)”. Le prove sono evidenti, fotografiche e non solo, oltre alle dichiarazioni dei pentiti che devono in qualche modo essere prese in considerazione.

Marcello Minasi che non ha esitato a dire che “si vergogna” per il fatto che “certi magistrati viterbesi siano stati suoi colleghi”, perché “non è possibile non vedere le evidenze sulla faccia di Attilio Manca, soprattutto partendo da una foto che non è stata fatta da un parente, ma dalla polizia scientifica”. Per l’ex procuratore della Corte di Appello di Messina, “è questa la trattativa Stato-mafia, è questo silenzio troppo diluito che fa capire come non sia più accettabile tacere”. Minasi ha messo in luce anche la posizione dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha preferito tacere su fatti che invece dovevano essere chiariti.

attilio_mancaDurante l’incontro fatti riferimenti, in negativo verso l’ec magistrato Cassata, in positivo, giunge il ricordo  per le “cecità” registrate nei casi di Graziella Campagna, Beppe Alfano, Matteo Bottari, Parmaliana…

Giulia Sarti, si dice convinta che è una questione di Stato, un vero e proprio depistaggio.

Maria Teresa Collica, ex sindaca di Barcellona Pozzo di Gotto, ha ricordato la schiena dritta dei familiari di Attilio Manca e detto, a chiare lettere, che a Barcellona Pozzo di Gotto alcuni preferiscono – anche in mezzo all’antimafia “nuova” – soffermarsi solo sul bello e non mettere in evidenza ciò che invece andrebbe smantellato, come se fosse una vergogna dire la verità.

12 Febbraio 2017

Autore:

redazione


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