Almeno venti civili, italiani e giapponesi, sono stati uccisi nell’assalto jihadista al caffè di Dacca, in Bangladesh. Le vittime sono state sgozzate. Un altro degli ostaggi tratti in salvo durante il blitz ha raccontato che i jihadisti avrebbero risparmiato chi dimostrava di saper recitare il Corano, mentre gli altri sono stati torturati. Siamo di fronte al più grave massacro di civili italiani, le vittime sono per la maggioranza imprenditori tessili. I sei membri del commando che venerdì sera ha attaccato la Holey Artisan Bakery di Dacca, uccidendo almeno 20 persone, fra cui nove italiani, “erano tutti bengalesi”. Lo ha sostenuto l’Ispettore generale della polizia del Bangladesh, AKM Shahidul Hoque. In alcune dichiarazioni riferite dal quotidiano The Daily Star, Hoque ha precisato che dei sei, almeno cinque erano certamente militanti che le forze dell’ordine nazionali stavano cercando di arrestare da tempo.
Dallo scorso settembre in Bangladesh gruppi di stranieri e minoranze religiose sono stati oggetto di aggressioni da parte di fazioni di estremisti islamici, sebbene gli attacchi ai ristoranti o luoghi pubblici siano una rarità. In ottobre un cittadino giapponese di 66 anni, Kunio Hoshi, a capo di un progetto agricolo nel nord del paese, era stato ucciso da uomini armati. Una cellula dell’Isis aveva rivendicato la responsabilità dell’attentato.
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