Non solo un “caso” Sicilia, ma un “caso” Italia “il teatro, la musica, la cultura soffocati da impossibilita’ di programmare e sperimentare”
Sul tavolo il “caso” Sicilia, ma anche – come ricordato da Antonio Calbi, direttore del Teatro di Roma – un “caso” Italia. Il “caso” è quello per cui del teatro e della musica, dello spettacolo dal vivo e della cultura in generale “la politica dimostri spesso se non sempre di capire poco”. Ma il caso è anche quello – come ha detto in conclusione Giulio Baffi, presidente dell’ANCT associazione nazionale critici di teatro – di “un mondo così straordinariamente vitale e pregno di intelligenze e sensibilità, qual è quello del teatro italiano, che frequentemente non riesce a farsi sentire con sufficiente vigore né a far comprendere la propria importanza in termini di impatto sociale ed economico per l’intera collettività”.
Nella tavola rotonda che precede la cerimonia di premiazione, la Giornata dell’ANCT a Barcellona Pozzo di Gotto,cerca punti di dialogo e analisi, districando la “matassa” composta da leggi, regolamenti, competenze, fondi, e puntando anzitutto sul “valore della differenza tra poetiche e della opportunità di alleanze strategiche tra enti pubblici ma anche tra pubblico e privato”.
Il senso ultimo è che – come ricordano i partecipanti tutti – alla “emozione di ‘tenere a battesimo’ un Teatro che di fatto apre il Sipario interrogandosi sul futuro possibile del settore” si coniuga “una sincera volontà di contatto e confronto, che si auspica possa contribuire a dare nuova energia e consapevolezza a ogni soggetto sociale coinvolto”.
E’ il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto Roberto Materia, a dare l’avvio ufficiale alla Giornata. “Ringrazio – dice – tutti coloro che hanno a cuore il nostro Teatro ‘Mandanici’ che con questo appuntamento in esclusiva nazionale apre il sipario sulla Stagione artistica 2016/2017. Grazie anche alla stampa e alla cittadinanza che ci sta seguendo con affetto, alla Giunta e all’Ufficio Teatro che sono qui presenti e si prodigano per fare di questo nostro Teatro un teatro sempre più importante e amato”.
Ed è il direttore artistico del “Mandanici” Sergio Maifredi a sottolineare che “programmare una Stagione è come avere un foglio bianco su cui scrivere. Noi abbiamo deciso di scrivere questa storia insieme con il territorio. Abbiamo costruito un Cartellone che speriamo possa raggiungere diversi pubblici, diversi ‘gusti’ e interessi. Programmare una Stagione è come fare una regia lunga un anno. C’è fatica, c’è responsabilità, c’è gioia, adrenalina, passione. Entusiasmo. E tutto questo a Barcellona Pozzo di Gotto c’è. E c’è un’amministrazione che tiene moltissimo al teatro della città. Un’evenienza rara e molto significativa”.
Si entra quindi nel vivo del tema da subito. Giulio Baffi ricorda che “è raro trovare una sensibilità quale quella che abbiamo trovato qui a Barcellona Pozzo di Gotto. Condivido l’idea che si aprano territori non costruendo teatri di tendenze, ma offrendo l’occasione di scambiarsi opinioni e poetiche, ed è nelle differenze che il teatro cresce e si moltiplica. Sono emozionato dal fatto che la nostra Associazione sia qui al momento della ‘nascita’ di un teatro. E’ questo il luogo dove accogliamo gli artisti e si realizza il prodigio di esistenze e di fatiche che danno vita alla magia del palcoscenico. La Sicilia ha una storia importante, che ha il teatro nel suo dna, e che vuole teatro, e fare teatro. E che oggi patisce difficoltà gravi, di strategia. Se da questo nostro incontro verrà fuori la possibilità di fare un passo avanti verso una nuova strategia politica-economica, ecco, avremo realizzato ciò cui teniamo di più. Ma il nostro aiuto come ANCT non si fermerà certo a questa giornata”.
Spiega dunque Filippa Ilardo, responsabile siciliana dell’Associazione, che l’intento è cercare di comprendere – attraverso l’analisi delle criticità – quali scelte programmatiche siano opportune e necessarie. La Sicilia – che ama il teatro, che va molto a teatro – ha vissuto l’anno nero dei teatri pubblici. Una gestione della cosa pubblica che ha lasciato poco spazio alle sensibilità e alle sperimentazioni e gestioni private che conoscono gravissimi disagi economici e organizzativi mentre le eccellenze artistiche siciliane spesso vanno altrove, altrove si fanno conoscere, trovano spazi e possibilità. E spesso continuano a non avere ‘casa’ a casa propria. Il paradosso di una spesa pubblica altissima che si realizza mentre si registra un vero e proprio tracollo finanziario ci pone alcune domande, alcuni dubbi. E’ sostenibile il sistema degli Stabili? Di chi sono le responsabilità? E soprattutto di chi è il compito di trovare coraggiose ed efficaci soluzioni?”.
Per Roberto Alajmo, direttore del Teatro Biondo di Palermo, “il sistema è difficilmente sostenibile. Pompato negli anni a dismisura, rende oggi necessari provvedimenti di cassintegrazione. Situazione che strazia sotto il profilo umano ma che diventa indispensabile quando, come spesso capita con i teatri pubblici, il personale è superiore alle effettive esigenze. Ecco, questo è uno dei punti più dolorosi di questa esperienza. In Sicilia i fondi pubblici sono calanti, incerti e ritardati. Allo stesso tempo c’è una straordinaria vitalità artistica e c’è un pubblico interessato e appassionato. Valga come esempio proprio il Biondo che che tre anni fa aveva 1500 abbonati e oggi ne ha tre volte tanto”.
Racconta Vincenzo Pirrotta, attore e regista, di aver cominciato a lavorare a 18 anni e “prima di essere chiamato in Sicilia, prima all’Inda e poi al Teatro Stabile di Catania, e ora a Palermo, sono trascorsi venti anni. Dunque è ancora giovane .la mia esperienza da artista siciliano che lavora in Sicilia. Io pongo un’altra domanda: siamo sicuri che trasformare uno Stabile siciliano in Teatro nazionale sia davvero una cosa che ci può aiutare? E’ davvero così importante? Qui in Sicilia abbiamo il problema della sopravvivenza, figuriamoci candidarsi a teatro nazionale! Il problema mio, il problema di tanti artisti, è quello di non poter programmare una ricerca, un lavoro, non avere certezza della produzione … questa certezza nel resto d’Europa ti arriva tre anni prima del debutto, qui c’è l’incertezza quotidiana. Il che rende difficile, quasi impossibile, il nostro ‘lavoro’.. L’arte ha bisogno di ricerca, di tempo. Ma qual è la cultura in cui davvero investe la politica siciliana? I fondi se ne vanno in rivoli e rivoli, moltissimi dei quali, onestamente, non hanno nulla a che fare con la cultura”.
E Luca Mazzone, direttore artistico del Teatro Libero di Palermo, aggiunge: “Bisogna domandarsi quali funzioni svolga il teatro, prima di ragionare su pubblico e privato, su tendenze e cartelloni. Il problema è il debito, non la gestione pubblica. E’ successo che abbiamo creato un sistema in cui il gestore pubblico ha fatto debiti e non si è fatto nulla per cambiare marcia. Nel 2008 la Sicilia stanziava 73 milioni di euro, tra musica e prosa, tra pubblico e privato, nel 2015 si è scesi a 45 milioni. E’ vero. C’è stata una riduzione. Ma l’investimento complessivo resta di peso. E allora dove sta il ‘nodo’? cosa sta succedendo? Forse semplicemente è difficile progettare e programmare in Sicilia quando mancano politiche adeguate. Politiche per gli under 35, per le residenze, di sussidiarità. Dunque, due cose sono fondamentali: per un verso, una volta per tutte individuare le responsabilità e rimuovere le cause di questa situazione, per altro verso, creare un sistema, mettere in rete domanda e offerta, fornire i sostegni là dove possano essere davvero propulsivi”.
Caustico Claudio Collovà, regista e direttore artistico delle “Orestiadi di Gibellina”. “Forse – dice – è nelle sedi politiche e amministrative che dovremmo argomentare. I politici dovrebbero entrare nel merito delle cose, conoscere i luoghi, la storia, la missione … Conoscere le differenze, le diverse persone, le diverse vocazioni. Abbiamo cambiato otto assessori regionali tra Beni culturali e Turismo. La conoscenza del teatro da parte dei politici non c’è. Le Orestiadi sono cresciute. Sono aumentati gli spettacoli e le attività collaterali. Però i finanziamenti pubblici sono costantemente diminuiti. Sono i politici, nazionali e regionali, che dovremmo avvisare e ai quali dovremmo spiegare come fare a governarci meglio. Ascolto a dibattiti importanti da decenni. Purtroppo poco, forse nulla, cambia. Noi come festival estivo siamo costretti a difenderci dall’effimero. Ma la responsabilità dove sta, è responsabile il direttore artistico che fa i debiti oppure i governanti che rendono impossibile operare in un modo ‘normale’?”.
E’ Egidio Bernava, Soprintendente del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, a ricordare che una strada c’è e si sta cercando di imboccarla. “Stiamo pensando ad un sistema dei teatri regionali che si coordinano, che cooperano. La via è certamente questa. Sono convinto che in questo momento si sta partendo con il piede giusto. Dialogo vero.. Però se facciamo il gioco dell’auto-massacro, se spendiamo il nostro tempo a dire che siamo perdenti, non concludiamo nulla. Cosa impedisce nella realtà il coordinamento, il circuito? Dove sta il ‘nodo’? Forse adesso finalmente certe gelosie sono superate. Credo che il banco di prova vero sia la prossima estate. Se riusciremo nel nostro intento, saremo insieme teatri e fondazioni di Palermo, Messina, Taormina … e a quel punto molte cose saranno chiare e diverse”
E Turi Zinna, Responsabile per la Sicilia della Rete C.Re.S.Co, sottolinea: “Il nostro è un network di strutture che scommettono sulla cultura. Abbiamo avuto spazio in luoghi molto lontani dai circuiti istituzionali. Abbiamo cercato di lavorare insieme perché sappiamo di essere un ‘pezzo’ di questo mondo. In Italia gli studi dicono che circa la metà degli addetti del settore lavora nel teatro contemporaneo. Io vengo da Catania, un territorio in profonda crisi, anzi in una vera crisi d’identità. Ecco, a Catania il contemporaneo è una componente significativa, importante, di tutto ciò che si muove. Se parliamo di sostenibilità, le nostre compagnie prendono poche migliaia di euro, se ce la fanno, e sono poi quelle che vengono riconosciute anche all’estero. E’ vero naturalmente che la drammaturgia contemporanea,peraltro particolarmente vitale, si esprime molto più spesso nei teatri di provincia, negli spazi occupati, negli ambiti non pubblici. Noi stiamo proprio studiando, in diversi tavoli di lavoro, proposte da fare affluire nel nuovo disegno di legge perché il contemporaneo trovi una forma adeguata di riconoscimento che ne rispetti a fondo la vocazione”.
Conclude Gigi Spedale, Presidente di “Latitudini” Rete siciliana per la drammaturgia contemporanea: “Sarebbe fondamentale riflettere sul numero di persone che afferiscono al teatro privato indipendente e confrontarlo con i numeri del personale dipendente fisso dei teatri pubblici. E poi chiedersi: perché ai primi deve andare il 5% dei fondi e ai secondi il 95%? E’ davvero questa la proporzione in termine di produttività, spettacoli, occupazione, pubblico coinvolto? Io mi chiedo anche come mai se un privato fa un debito, affonda, e se lo fa un ente pubblico, non succede la stessa cosa”.
Il dibattito potrebbe concludersi. Ma l’interesse – nella platea di addetti ai lavori è tale che prendono la parola altri partecipanti. Tra loro, anche Pietro Valenti, direttore Emilia Romagna Teatro, che specifica: “La risposta non è nei fondi pubblici. La risposta è per un verso non fare cartelloni foto-copia, per altro verso dare spazi e possibilità ai giovani. La risposta è, per esempio, nelle residenze, che sappiamo quanto sviluppo creino. Che in Sicilia le residenze non ci siano grida vendetta. Siamo indietro almeno di 20 anni rispetto alla Francia, alla Germania. Io credo, inoltre, che l’arte teatrale siciliana debba e possa farsi valere all’estero. Perché ne ha capacità. Il talento. E anche il diritto. Credo infine che ciò che aiuta il Teatro è starci dentro con la capacità di ascoltare tutto ciò che si muove al di fuori, senza steccati ma anzi in un costante dialogo”. Prende la parola anche Antonio Calbi, direttore del Teatro di Roma, che di lì a poco sarà premiato sul palco del “Mandanici”: “ C’è un caso Sicilia ma c’è anche un caso Italia. Nel disegno di legge Franceschini si è tentato di mettere insieme, per dir così, fragole e zucchine. Siamo stati obbligati a creare scuole di cui non c’era bisogno. Io credo che la futura legge, che corregga le attuali storture, debba arrivare al più presto, altrimenti crolliamo tutti, non solo la Sicilia. Ho anche l’esperienza di Milano, dove il teatro è considerato bene civico al pari dell’ospedale o dell’elettricità. Non a caso Milano ha prodotto il sistema delle convenzioni nel rispetto delle peculiarità di ciascun teatro. Alla fine il teatro italiano si difende, molto grazie agli artisti, purtroppo la politica non c’è. Eppure il teatro è un’esperienza fondativa. L’esperienza prima figlia della democrazia. Quando non c’è questa visione, si è degli incompetenti. Il teatro è l’ultimo parlamento sociale esistente fuori dalla politica. Tanto che un teatro chiuso, fisicamente, oppure chiuso al nuovo, è da considerarsi un crimine”.
Alla tavola rotonda fa seguito la cerimonia di premiazione, introdotta da Sergio Maifredi, Sul palcoscenico del Teatro “Mandanici” di Barcellona Pozzo di Gotto salgono quindi gli artisti che si sono distinti. E se il prestigioso premio alla carriera, intitolato al compianto critico teatrale Paolo Emilio Poesio, va a Isa Danieli, grande attrice partenopea di teatro, cinema e tv, ecco avvicendarsi i componenti del gruppo veneto Anagoor, premiato per la sua innovativa ricerca teatrale, quelli del CollettivO CineticO, premiato per il teatro-danza, l’attrice Orietta Notari, premiata per le sue interpretazioni in “Ivanov” di Cechov, con la regia di Filippo Dini, e “Gyula – Una piccola storia d’amore” di Fulvio Pepe, l’attore Angelo Di Genio protagonista di “Geppetto & Geppetto” di Tindaro Granata, il drammaturgo Rosario Palazzolo. A rappresentare Michele Sinisi, attore e regista di “Miseria e nobiltà”, c’è Gianluca Balestra, presidente di Elsinor Centro di Produzione Teatrale, che ha prodotto lo spettacolo. Valenti torna in scena per il premio ai due spettacoli che hanno segnato la stagione scorsa: “Fedra”, per la regia di Andrea De Rosa, e “Santa Estasi”, kolossal sugli Atridi ideato e diretto da Antonio Latella. Sul palco sale anche Calbi, premiato per il complesso dei progetti presentati dal Teatro di Roma e che hanno prodotto un significativo incremento di pubblico. Premio anche a Editoria & Spettacolo per la sua coraggiosa attività di promozione del teatro in campo editoriale. Oscar De Summa, attore e regista, riceve il Premio Anct – Hystrio mentre il Premio Anct – Catarsi – Teatri delle diversità va al regista e artista visivo Fabrizio Crisafulli.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.