Destinatari dei provvedimenti anche due avvocati e quattro medici. Le indagini svolte dai militari dell’Arma e coordinate dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, hanno accertato che il sodalizio ha ideato un numero importante di falsi incidenti stradali. Nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, a firma del GIP del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, sono indicati ben 33 sinistri falsi per i quali sono state avanzate richieste di risarcimento per una cifra complessiva pari a euro 1.500.000,00 circa. Le compagnie di assicurazioni, nella gran parte dei casi, hanno già liquidato l’intero indennizzo richiesto. Le indagini, iniziate nel novembre del 2010, hanno avuto ad oggetto le frodi alle assicurazioni, fenomeno talmente diffuso sul territorio da aver costretto quasi tutte le compagnie di assicurazione ad abbandonare il comprensorio di Barcellona Pozzo di Gotto o a praticare premi di importo quasi proibitivo a carico dei cittadini. La Procura della Repubblica ed i Carabinieri hanno installato una microspia all’interno dello studio legale di uno dei capi dell’associazione, che ha permesso di accertare, già dalla fase della ideazione, la commissione ad opera del sodalizio delle singole frodi assicurative. Sono state altresì svolte numerose attività di intercettazione telefonica e di acquisizione documentale e svariati pedinamenti, che hanno permesso di costituire un robusto compendio probatorio al quale il GIP ha attribuito assoluta validità. L’associazione operava seguendo degli standard precostituiti e ben collaudati, che possono catalogarsi in tre tipologie:
1 – Era ideato dai capi dell’associazione un falso incidente stradale. Individuati i mezzi “coinvolti”, si provvedevano a creare ad arte i danni comprovanti il “sinistro”. I militari dell’Arma hanno, in taluni casi, accertato che presso una pertinenza dell’abitazione di uno degli arrestati venivano appositamente prodotte delle ammaccature sui veicoli attestanti l’avvenuto sinistro. Venivano quindi individuati i soggetti che figuravano quali “feriti” i quali, appositamente istruiti dai capi dell’associazione, erano accompagnati presso il Pronto Soccorso di uno degli ospedali del comprensorio, ove riferivano di essere stati vittime di incidenti stradali e di accusare algie inducendo in errore il medico di turno, che solitamente attestava la presenza di lesioni, tendenzialmente giudicate guaribili in pochi giorni. Successivamente il soggetto era inviato da uno dei quattro medici componenti il sodalizio che formava certificati attestanti falsamente il protrarsi della malattia. All’esito, il medico redigeva un falso certificato attestante il nesso eziologico tra malattia ed incidente stradale, ed indicante delle invalidità importanti. Era quindi avanzata richiesta di risarcimento del danno. Solitamente la compagnia di assicurazioni sottoponeva a visita medico – legale il “danneggiato”, all’esito della quale erano sempre smentite le conclusioni del medico di parte associato. Nasceva quindi un contenzioso che spesso veniva chiuso in via stragiudiziale mediante il riconoscimento a favore del “danneggiato” di un indennizzo minore rispetto a quello inizialmente richiesto. In molte altre occasioni, sul rifiuto delle compagnie di pagare l’indennizzo era predisposta citazione a giudizio innanzi al Giudice di Pace. I capi dell’associazione individuavano quindi almeno due falsi testimoni che, istruiti a dovere, rendevano falsa testimonianza. Liquidato il danno tramite assegno i capi del sodalizio provvedevano ad accompagnare o fare accompagnare da altri sodali l’intestatario del titolo in banca al fine di intascare immediatamente il profitto del delitto. Abitualmente l’assegno era inviato presso uno studio legale ove lavoravano alcuni arrestati, in modo da avere l’assoluto controllo anche della riscossione del denaro. Altro indennizzo era richiesto, e spesso ottenuto, per i danni ai mezzi.
2 – I capi dell’associazione, in presenza di soggetti vittime di lesioni, anche importanti, e dipendenti da altra causa rispetto al sinistro stradale, ideavano un falso incidente ricollegando quelle lesioni al sinistro.
3 – In altri casi ancora, in presenza di un sinistro realmente accaduto, i capi individuavano soggetti non coinvolti nello stesso che erano fatti figurare come feriti. Anche in questi casi, con le false attestazione dei medici era ottenuto l’indennizzo non dovuto.
L’indagine, nell’ambito della quale sono state emanate le 16 misure cautelari, vede coinvolti ed iscritti sul registro degli indagati più di 200 soggetti. Sono stati individuati ulteriori sinistri che presentano indizi di falsità. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto e svolte dell’Arma dei Carabinieri, proseguono senza soluzione di continuità onde prevenire e reprimere il fenomeno delle frodi assicurative, di cui sono vittime tutti i cittadini dell’hinterland barcellonese che hanno la necessità di assicurare il mezzo di locomozione e per i quali l’esorbitanza dei premi richiesti è direttamente ricollegata alla operatività della associazione oggi debellata.
Cronaca Provinciale