Batterio Killer – Smentiti i presunti casi in Italia
Cronaca Regionale

Batterio Killer – Smentiti i presunti casi in Italia

cetrioliFazio rassicura: “Epidemia circoscritta, nessuna mutazione”, ma intanto crollano le venditi e la paura rimane.

I presunti casi di Escherichia Coli in Italia si sono rivelati falsi allarmi.

L’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, al termine dell’autopsia sulla donna deceduta a Firenze, ha reso noto che dal primo riscontro autoptico “verosimilmente si esclude qualsiasi correlazione tra la morte della persona avvenuta la scorsa notte in provincia di Firenze e la variante di Escherichia Coli”.

Smentita anche la notizia del primo caso sospetto in Italia segnalato all’ospedale di Merano e riportata dal quotidiano in lingua tedesca Dolomiten.

A smentirla è l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige.

Il direttore sanitario dell’ospedale di Merano ha riferito che il paziente, un turista tedesco giunto da pochi giorni in provincia di Bolzano, si trova ricoverato nel reparto di Medicina e non in quello delle Malattie Infettive, perché gli esami di laboratorio hanno escluso un’infezione da E.coli.

L’allarme era scattato perché il turista si era recato al pronto soccorso Franz Tappeiner di Merano perché accusava dolori di carattere intestinale accompagnati da una grave diarrea. Nella giornata di ieri i servizi competenti della Provincia di Bolzano, dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige e rappresentanti di ulteriori istituzioni, avevano analizzato la situazione in provincia di Bolzano.

Durante l’incontro era emerso che per il momento in Alto Adige “non sussiste alcun motivo per preoccuparsi”.

L’allerta comunque è massima perché nei giorni scorsi nel vicino Tirolo, in Austria, erano stati segnalati due casi di contagio.

Il primo era stato registrato a Lienz ed aveva colpito una turista della Germania, il secondo aveva interessato un bambino del Tirolo (la regione di Innsbruck).

Lo stesso ministero della Salute ha comunicato che sono risultati negativi gli esami per verificare la presenza del cosiddetto batterio killer sui campioni di salame di cervo, prelevati ieri in Toscana, in seguito a un’allerta comunitaria inviata dall’Austria. Il campione è stato esaminato dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per E.coli dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma ed è risultato negativo per presenza di Escherichia coli produttore di verocitotossina (Vtec).

“Il veicolo del batterio è ancora sotto studio – ha detto il ministro della salute Ferruccio Fazio – abbiamo chiesto alla Germania di fare indagini specifiche sulle forme di confezionamento perché sembrerebbe più trasversale che non riferito ad un singolo alimento”. Il riferimento del ministro è al fatto che il batterio che ha provocato diversi morti in Germania è stato isolato in cibi diversi tra loro e dunque non solo cetrioli e verdure. Il governo comunque resta tranquillo e prosegue con le raccomandazioni. “Voglio ribadire che i nostri cibi e le nostre verdure sono sicuri – ha aggiunto Fazio – laviamo sempre i cibi e le mani, dovremmo sempre farlo. Comunque non abbiamo problemi, la nostra sanità è sotto controllo, le nostre strutture sono allertate”.

Il ministro non esclude la possibilità che ci siano italiani contagiati: “Se prima o poi ci sarà qualche italiano che è stato nella zona di Amburgo – ha detto – e che avrà la malattia non ci dovremo stupire.

Comunque è una malattia circoscritta ad una zona, come avvenuto con altre malattie in passato”. Sulla tipologia del batterio il ministro ha spiegato che non è una mutazione:

“Si tratta di una normale ricombinazione di batteri che formano forme nuove che hanno più tossicità mentre noi abbiamo meno anticorpi”

Batterio killer, agricoltori in rivolta

L’ortofrutta perde 3 milioni al giorno. La Coldiretti: “Roma chieda i danni all’Ue”

«In Italia non c’è da preoccuparsi. Si può mangiare verdura cruda senza problemi, lavandola, naturalmente. Da noi non c’è mai stata emergenza». Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, lo spiega ai microfoni del Tg5 invitando però chi deve andare nella zona di Amburgo a fare più attenzione «evitando le verdure crude».

Le parole del ministro attenuano solo in parte la rabbia degli agricoltori italiani. A differenza di spagnoli e portoghesi non sono ancora scesi in piazza e oggi nei punti di ristoro autostradali la Coldiretti distribuirà cetrioli e altra frutta e verdura a chilometro zero per contribuire a ridurre il panico ma il presidente dell’Organizzazione, Sergio Marini, attacca: «L’Italia deve chiedere i risarcimenti alle competenti autorità europee per i danni economici subiti ingiustamente dai produttori di frutta e verdura nazionali per il crollo dei consumi provocati dalla diffusione di notizie, poi risultate infondate, sull’epidemia di Escherichia Coli, la cui causa è stata attribuita dalle autorità tedesche all’inquinamento di una partita di cetrioli provenienti dalla Spagna».

Secondo la Cia-Confederazione italiana degli agricoltori «i danni per l’ortofrutta italiana sono rilevanti, specie dopo il blocco all’import della Russia e la messa al bando di verdure e ortaggi in Germania. Finora tra blocchi alle frontiere, annullamento di contratti e calo dei consumi nazionali dovuti ad allarmismi infondati, il settore registra una perdita di oltre 25 milioni che potrebbero diventare oltre 100 nella prossima settimana se la situazione non si modificherà».

Secondo il presidenti Coldiretti «l’incertezza sta avendo effetti devastanti poiché oltre un cittadino europeo su tre evita di acquistare per un certo periodo i prodotti di cui ha sentito parlare nell’ambito di una emergenza relativa alla sicurezza alimentare, secondo l’indagine Eurobarometro». E Marini aggiunge: «L’unico pericolo certo che corre l’Italia è dunque il danno economico per i produttori agricoli per la grande reattività dei consumatori agli allarmi, veri o amplificati».

Il futuro di oltre 400 mila imprese agroalimentari, con più di 600 mila dipendenti, è dunque legato alla rapidità dell’accertamento delle cause che provocano la diffusione del batterio killer. Rapidità e chiarezza possono impedire che i timori diventino psicosi. Il presidente del Veneto ed ex ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, che ieri ha Treviso ha mangiato una mega-insalata, calcola che ogni giorno l’Italia perda 3 milioni di euro al giorno e «il Veneto da solo almeno 600 mila».

Secondo una stima della Coldiretti i «danni provocati dalle psicosi nei consumi generati da emergenze alimentari, vere e presunte, che si sono verificate nell’ultimo decennio arrivano a quasi 5 miliardi». Solo la vicenda mucca pazza ha fatto perdere oltre 2 miliardi e poi c’è stata l’influenza aviaria con il crollo dei consumi di carne di pollo. Che fare, allora? Secondo Marini «le misure di prevenzione possono essere importanti». In questa direzione «particolarmente efficace si è dimostrata l’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne bovina in vendita. Una misura che è stata introdotta in Italia con successo anche per la carne di pollo nel 2005» anche se la «mancata estensione di tale provvedimento a tutti i prodotti agroalimentari ha certamente concorso ad aggravare i costi delle altre emergenze alimentari che si sono verificate nell’ultimo decennio».

Tutto vero, certo, ma secondo Confagricoltura adesso è «necessario che le autorità facciano chiarezza sulle cause dell’epidemia e sulla mutazione del batterio e sollecitino il governo tedesco a mettere in sicurezza la filiera alimentare». La Cia chiede l’immediata apertura di un tavolo straordinario presso il ministero e un deciso impegno del governo a livello Ue «per interventi a sostegno dei produttori colpiti dalla crisi».

fonte: http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/405577/ – maurizio tropeano

5 Giugno 2011

Autore:

admin


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