24 anni fa veniva ucciso Beppe Alfano, la figlia Sonia: “I mandanti sono ancora potenti”. A 24 anni dalla morte del giornalista Beppe Alfano mancano ancora i mandanti del delitto. Sonia Alfano, la figlia, dipinge un quadro durissimo sulla verità giudiziaria di quel delitto e sullo stato dell’antimafia nel nostro Paese. Lo fa parlando con Giulio Cavalli nella sua rubrica LE UOVA NEL PANIERE
dal blog http://www.fanpage.it/editoriali/le-uova-nel-paniere/
Ventiquattro anni fa a Barcellona Pozzi di Gotto veniva ucciso Beppe Alfano, giornalista intransigente, corrispondente da Catania per La Sicilia e collaboratore di due televisioni locali.
Un giornalista senza tesserino (Alfano era contrario all’Ordine e comuqnue l’iscrizione gli venne riconosciuta postuma) che forse era arrivato molto vicino a scoprire che il boss catanese Nitto Santapaola proprio a Barcellona Pozzo di Gotto aveva la sua rete di protezione.
Per il suo omicidio sono stati condannati l’esecutore materiale e il boss di Barcellona Giuseppe Gullotti ma sui mandanti verità sembra ancora lontana.
Sonia Alfano, la figlia di Beppe (già eurodeputata e Presidente di quella che fu la commissione antimafia europea ora dismessa) rifiuta di accomodarsi nella facile commemorazione e chiede ancora giustizia:
Da 14 anni – dice Sonia Alfano a Giulio Cavalli– ci sono indagini aperte alla DDA di Messina e tolto il primo anno in cui sono stata ascoltata poi abbiamo solo avuto silenzio. Sono io che ho dovuto forzare per avere un colloquio con il capo della DDA o per capire cosa stesse accadendo. Nessuno ci ha mai chiamato, mai. Nemmeno quando alcuni quotidiani hanno riportato rivelazioni su mio padre di qualche pentito. Nessuno si è sentito in dovere di chiamare questa povera famiglia che da anni sbatte la testa in cerca della verità.
Ogni tanto parli di una sorta di vittime di mafia di serie b. Potresti spiegarci?
Assistiamo quotidianamente a un’incessante commemorazione delle vittime di mafia più note.
Sempre le stesse.
Una celebrazione dei soliti noti che lascia spesso in mezzo al sangue sempre più putrido le altre vittime come se fossero meno degne.
Mi dicono che sono spesso troppo le righe ma io mi sono stancata: io penso che ormai anche le commemorazioni siano utili per la carriera e l’arricchimento di qualcuno.
Intanto noi ci troviamo ancora una volta a messa davanti all’ombra di una bara e fuori sembra non cambiare nulla. Non è cambiato il Paese. Nulla.
Quanto è lontana la verità sull’omicidio di tuo padre?
Ad oggi abbiamo due condanne in Cassazione: una nei confronti del killer Merlino e l’altra contro il capomafia del posto che ha organizzato l’omicidio, Gullotti.
E poi? E i mandanti?
Lo sanno tutti. L’omicidio di mio padre è l’unico nel quale è chiarissimo (anche nelle sentenze definitive) il ruolo dei servizi segreti.
I ROS in prima linea: ascoltavano Nitto Santapaola ed erano lì anche dopo la morte di mio padre.
E nessuno può contraddirmi perché io quelle intercettazioni le ho. Sono stata io a darle a Di Matteo perché potessero fare parte del processo Trattativa e del processo Mori.
Su questo potrei distruggere carriere.
Quindi possiamo dire che l’omicidio Alfano è qualcosa che interessa molto di più della semplice zona di Barcellona Pozzo di Gotto?
L’omicidio di mio padre non è mai stato una questione limitata a Barcellona Pozzo di Gotto. A Barcellona c’erano gli scagnozzi e le eminenze grigie locali.
Voi come famiglia credete di avere fatto il possibile?
Tutto quello che c’è oggi è perché la mia famiglia ha portato dati e elementi. Siamo arrivati a quelle due sentenze grazie alla nostra ostinazione e non certo per l’impegno dello Stato.
Se avessimo dovuto lasciar fare a loro oggi mio padre sarebbe morto per un delitto passionale.
Io ho passato giorni appostata per trovare elementi di collegamento tra il killer e il mandante.
Ho scavalcato muri per portare elementi ai carabinieri che evidentemente avevano altro da fare.
Oggi qualche autorità vi ha fatto sentire la sua vicinanza?
Oggi io devo ringraziare solo e esclusivamente il capo della Polizia Gabrielli che mi ha mandato una mail bellissima.
E la cosiddetta società civile?
Il popolo italiano viene addormentato ciclicamente con armi di distrazioni di massa.
Mi dispiace doverlo dire ma basta confezionare qualche film o fiction nella quale si mescolano i soliti nomi noti di vittime per blandire la massa e fare intendere che questo Paese ha fatto tanto e ha sradicato la mafia.
In realtà questo Paese ha sradicato la lotta alla mafia. I
o ringrazio e le forze dell’ordine ma il loro è un impegno monco se davanti a determinati contesti ci si blocca.
Basta vedere il processo trattativa o il processo Mori.
Hai perso la speranza?
Io ormai sono due anni che non vado nelle scuole.
Mi rifiuto di dire che la mafia è stata sconfitta quando in realtà è più forte di prima.
Ormai c’è un sistema radicato ai massimi livelli e per questo la mafia non ha nemmeno bisogno di uccidere.
Anche la stampa sembra avere paura di ricordare un proprio collega: a me non interessano i trafiletti su mio padre ma interessa che si legga ciò che aveva scritto. Lì c’è il motivo per cui è stato ucciso.
Mi piacerebbe sapere perché la fiction su mio padre che la Rai aveva finanziato ad un certo punto è stata bloccata.
I poteri che hanno voluto la morte di tuo padre sono ancora in luoghi di comando?
Assolutamente. E sono terrorizzati che quella memoria possa emergere.
E il vostro ricordo?
Noi nostro padre lo ricordiamo tutti i giorni. Abbiamo speso 24 anni alla ricerca della verità. Forse siamo andati anche oltre se io dopo 24 anni mi ritrovo sotto scorta.
Da europarlamentare hai subito diverse minacce, anche Toto Riina sembra non avere gradito alcune tue “interferenze”…
Proprio ieri con le mie figlie abbiamo guardato gli incartamenti della DIA in cui si dice che Totò Riina avesse emesso sentenza di morte contro di me perché da eurodeputata mi ero interessata troppo dei rapporti tra i servizi segreti e la mafia. Noi abbiamo fatto più di quello che potevamo fare.
E Barcellona Pozzo di Gotto come reagisce a quell’omicidio?
Io oggi non sono andata alla commemorazione.
Non ho bisogno di andare oggi da mio padre in una città che ancora non ha coscienza di ciò che è avvenuto.
In campagna elettorale a Barcellona c’erano scagnozzi in giro per il paese con le foto di me e di mio padre usate come delegittimazione.
Cosa ci vado a fare a Barcellona?
Forse dopo 24 anni bisognerebbe avere il coraggio di guardare in faccia i carnefici.
Non vado a Barcellona ad assistere a una messa come quella dell’anno scorso in cui in chiesa c’eravamo solo noi famigliari e la mia scorta.
Le associazioni antimafia?
L’associazionismo antimafia è morto.
Defunto e seppellito. Anni fa le commemorazioni servivano per gridare la verità in faccia contro le istituzioni.
Oggi spesso l’antimafia è semplicemente una battaglia pro domo sua.
Ognuno per se stesso. Non si è capito che solo insieme si riesce a colpire le mafie. Dividersi serve solo alla mafia.
Un’ultima domanda: tornerai a fare politica?
Certo.
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