– di Stefano Di Capua –
Una vita improvvisamente spezzata da un drammatico incidente stradale. L’ipotesi concreta di dover trascorrere il resto dell’esistenza su di una sedia a rotelle. Un epilogo felice con il ritorno ad un’apparente ma serena normalità. Biagio Vitiello, 26 anni, napoletano trapiantato a Mantova, è il protagonista di questa tragica storia a lieto fine. Dopo aver fermato la sua corsa automobilistica contro un albero, infatti, il giovane di origini partenopee si è risvegliato in ospedale, senza ricordare più nulla. Dieci giorni di coma che gli avevano azzerato la memoria e la prospettiva di dover passare il resto della vita in carrozzina. Coraggio e dolore, tenacia e tanta fatica. Dopo un lungo percorso di riabilitazione, Biagio è tornato finalmente a camminare, seppur con evidenti difficoltà con cui ha dovuto imparare a convivere. Noi di Visto lo abbiamo raggiunto telefonicamente per conoscere meglio la sua storia.
Un grave incidente ha segnato la sua giovane vita, costringendola ad un lungo calvario in ospedale. Ci può spiegare?
“Si, purtroppo un giorno di novembre di cinque anni fa, mentre tornavo da casa dei miei amici a Bologna, alla guida della mia automobile, sono stato coinvolto in un drammatico incidente stradale. Persi la memoria, non ricordo nulla dell’accaduto. Mi risvegliai in ospedale, dopo dieci giorni di coma profondo. I medici mi dissero che un’anziana signora mi aveva trovato la settimana precedente, in condizioni precarie, all’angolo di una stradina e, per fortuna, aveva chiamato subito i soccorsi, salvandomi la vita. Ben presto, fui trasferito all’Istituto per disabili di Montecatone dove, a suo tempo, era stato ospite anche il grande Alex Zanardi”.
Cosa ha pensato quando si è risvegliato dal coma?
“Inizialmente ero spaesato, non capivo. Quando i dottori mi dissero che sarei rimasto paralizzato dalla cinta in giù e che avrei trascorso il resto della mia vita su una sedia a rotelle, ho pensato al suicidio. Ero addolorato per la mia famiglia, credevo che in quelle condizioni non avrei mai più potuto avere una fidanzata e che nessuno sarebbe riuscito ad apprezzarmi abbastanza. Ero rassegnato, ma mi ero prefissato l’obbiettivo di recuperare almeno la sensibilità del pene, altrimenti non mi sarei sentito più un uomo completo. Provavo paura e angoscia all’idea di dovermi abituare ad uno stile di vita completamente diverso che non mi apparteneva. Iniziai anche a soffrire di attacchi di panico, iniziai a deprimermi”.
I medici le avevano detto che sarebbe rimasto sulla sedia a rotelle a vita. Per fortuna, non è stato così. Come è riuscito a venirne fuori?
“Si, i medici mi avevano detto che sarei rimasto paraplegico ed io non riuscivo a capacitarmi di dover vivere una vita senza potere più usare le mie gambe. Per fortuna, dopo mesi di dolore e di depressione, cominciai a maturare l’idea che avrei potuto farcela, se solo lo avessi desiderato intensamente, impegnandomi al massimo. Così, terapia dopo terapia, esercizio dopo esercizio, iniziai a muovere dapprima le dita dei piedi e questi progressi lenti ma inesorabili mi diedero la consapevolezza che avrei potuto farcela. Alla fine, con tanta fatica, ce l’ho fatta. Quando ripresi a camminare e i miei genitori ancora non lo sapevano, mi feci trovare in piedi vicino alla sedia a rotelle e ricordo che loro scoppiarono in lacrime per la gioia”.
Oggi, come sta esattamente?
“Convivo con una paraplegia incompleta alla parte sinistra del mio corpo, dovuta alla compressione del midollo osseo e, all’interno della schiena, ho due placche di titanio che mi consentono di camminare, senza non potrei assolutamente farlo. Ho una vescica non perfettamente funzionante e il piede sinistro che non deambula ancora come vorrei, ma per fortuna non sono più claudicante. Insomma, non sto al top della forma, ma sono felice di essere vivo, di poter camminare e di aver ripreso in mano la mia vita e, per questo, devo dire grazie ai medici che mi hanno curato, ai miei famigliari che mi sono stati sempre vicino e, soprattutto, alla mia fidanzata che non mi ha mai abbandonato”.
La sua fidanzata ha rappresentato per lei un’ancora di salvezza nei momenti più difficili, sostenendola e incoraggiandola sempre. Le vuole dire qualcosa?
“Io e la mia fidanzata Wanna ci siamo conosciuti un anno dopo l’incidente, in un locale a Milano Marittima. Gli strascichi dell’accaduto erano chiaramente ben visibili, ma lei ha saputo andare oltre. Mi ha accettato con tutti i miei difetti e mi ha sempre sostenuto, senza mai farmi sentire inadeguato. Ho al mio fianco una vera donna e non la lascerò mai. Sa gestire i miei attacchi di panico, perché li ho ancora, quando ad esempio mi si blocca la gamba sinistra oppure quando non riesco ad urinare a causa della vescica mal funzionante. Lei sopporta i miei sbalzi d’umore, sa curare le mie ferite ed è capace di risollevarmi dai momenti no; è capace di domare la mia mente complessa e insieme a lei, dopo i momenti difficili dovuti all’incidente, ho capito finalmente cosa sia la felicità e quanto sia importante imparare a stare bene con se stessi e aiutare il prossimo”.
Non ha mai divulgato nessun contenuto sulla sua drammatica vicenda personale. Perché, adesso, ha deciso di parlarne pubblicamente?
“Negli ultimi anni, mi sono dedicato completamente a me stesso, per cercare di ristabilirmi nel miglior modo possibile. Avevo vergogna di quello che ero diventato, dopo l’incidente, non riuscivo ad accettarmi e, proprio per questo, non ho mai condiviso nulla sui miei profili social. Non amo fare “palcoscenico”, non amo essere compatito dalle persone, né ho mai voluto strumentalizzare le mie vicissitudini. Ora che sto bene, sono pronto a raccontarmi per essere un esempio per tutti quelli che hanno vissuto o stanno vivendo la mia stessa situazione. E’ importante che ognuno impari a credere fortemente in se stesso perché se uno non si ama, nessun altro lo farà al posto suo”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Ho una voglia incredibile di riprendere in mano la mia vita. Vorrei realizzarmi professionalmente nel settore della moda e della imprenditoria e, tra qualche anno, desidererei diventare papà, coronando il sogno di una famiglia completa e unita”.