“BIANCA TERRA” – Sabato a Brolo il grande convegno, dedicato Sebastiano Tusa, sul centro storico. La sua relazione introduttiva
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“BIANCA TERRA” – Sabato a Brolo il grande convegno, dedicato Sebastiano Tusa, sul centro storico. La sua relazione introduttiva

 

Ad apertura dei lavori, all’archeologo scomparso nel disastro aereo in Eritrea, pochi giorni fa, sarà dedicato il “moletto” sul lungomare, poi si avvieranno i lavori, alla multimediale Rita Atria, che si incentreranno sul lavoro fatto, che è diventato un libro, per il recupero e la valorizzazione del centro storico di Brolo. Di seguito l’estratto della relazione introduttiva, curata da Sebastiano Tusa, inserita nel volume Bianca Terra

Il programma dei lavori:

Apertura del tavolo delle iscrizioni al seminario\convegno – ore 14,30

Intitolazione del “moletto” a Sebastiano Tusa – ore 15,15

Seguiranno, rientrando nella sala Rita Atria i saluti istituzionali:

Irene Ricciardello, Sindaco di Brolo – Nino Germanà, Deputato Nazionale – Bernardette Grasso, Ass.re Reg.le Autonomie Locali – Bianca Fachile, Dirigente I.T.C.G. Merendino – Marisa Bonina, Ass.re Comune di Brolo – Basilio Ridolfo, Ingegnere. Resp.le Area Tecnica Brolo – Manuela Ricciardi, Presidente Associazione NOI!

Introduzioni a cura di

Orazio Micali, Soprintentende Beni Culturali e A. Messina e Caterina Sartori, Presidente Ordine Architetti P.P.C. Messina

Relazioni:

Renata Prescia, Architetto. Università di Palermo – “Bianca Terra”: Studi per il recupero e la valorizzazione del centro storico di Brolo.

Giovanni Minutoli, Architetto. Università di Firenze – Tutela dei centri storici minori. Schedatura, analisi e valutazioni per il loro recupero.

Moderatore Tecnico dei lavori sarà Salvatore Gentile, Architetto. Curatore dell’iniziativa

Conduce e Coordina: Massimo Scaffidi, Giornalista

Il convegno si terrà a Brolo, presso la Sala Rita Atria, in via Marina, alle 14:30 alle ore 18:30, ed è valido per i crediti formativi – 4 – per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale degli architetti.

Si svilupperà al termine dei lavori anche una Tavola Rotonda, sugli strumenti della proposta tra esempi e riflessioni.

Il convegno sarà interamente dedicato a Sebastiano Tusa –  già assessore regionale ai BB.CC e archeologo di fama internazionale –  che aveva dato un suo contributo ala stesura e sui contenuti del libro “Bianca Terra…” che riassume i tempi dell’incontro e che sarà presentato nel corso dei lavori.

Lo stesso Tusa, recentemente scomparso, sarebbe dovuto essere tra i relatori dell’incontro che gode del patrocinio dell’assessorato ai Beni Culturali e dell’Identità siciliana della Regione.

Informazioni Ufficio Turistico Brolo

Tel. 0941/561224
turistico@comune.brolo.me.it

Ingresso gratuito al pubblico.

Estratto della relazione  curata dall’archeologo Sebastiano Tusa e inserita all’interno del volume “Bianca Terra” che sarà presentato sabato a Brolo.

Un centro storico come quello di Brolo nel suo insieme è talmente denso di informazioni che prima di iniziare lo studio è necessaria una selezione ed individuazione delle tematiche da percorrere e solo in seguito sarà possibile discretizzare le informazioni desunte in maniera tale da identificare un filo conduttore che guidi il percorso di conoscenza.

L’analisi conoscitiva del centro storico di Brolo ha come finalità la realizzazione di uno strumento di tutela che salvaguardi e rivaluti comparti urbani abbandonati o abitati solo saltuariamente, trasformando l’urbano antico di Brolo in un motore di sviluppo per la cittadina nebroidea, in ottemperanza della legge regionale n. 13 del 2015 che cerca di “favorire la tutela, la valorizzazione e la rivitalizzazione economica e sociale dei centri storici ubicati nella Regione, attraverso norme semplificate, anche con riferimento alle procedure, riguardanti il recupero del relativo patrimonio edilizio esistente” e “incentivare la rigenerazione delle aree urbane degradate nelle caratteristiche e peculiarità originarie”.

L’ottimo lavoro di analisi delle testimonianze architettoniche di Brolo stimola in un archeologo l’innato istinto di trovare in esse il retaggio di antiche civiltà. La terra della quale tratta questo saggio, pur essendo di antica frequentazione (sin dalla più remota preistoria), tuttavia non è molto nota nella bibliografia archeologica e storica poiché la ricerca non è stata sufficientemente supportata. Probabilmente l’assenza di vistose presenze monumentali e urbanistiche a causa della conformazione del territorio privo di vaste pianure costiere e caratterizzato da rilievi montuosi che scendono ripidi verso il Tirreno, ha limitato l’interesse degli studiosi e delle istituzioni. Tuttavia è certo che da qui passava la Via Valeria, una delle principali vie di comunicazione dell’isola che correva lungo la costa settentrionale da Messina a Marsala già dal IV sec.a.C. Il tracciato dell’odierna S.S. 113 ne segue fedelmente l’originario percorso passando per Brolo. E allora perché non pensare che nel nome della cittadina non si celi il ricordo di un luogo ameno caratterizzato da giardini e ricche attività produttive legate all’agricoltura. Il termine Brolium pare adombrare un’origine celtica. Ripreso in latino tardo (brogilum) ha il significato di frutteto. Fu un’area di grande interesse strategico per essere luogo di passaggio tra la penisola, le Eolie, la Sicilia e il Nord-Africa. Ne sono testimonianza interessanti rinvenimenti archeologici tra le due grandi metropoli dell’antichità di Zancle ad Est, fondata nel 730 a.C. (con la sua sub colonia Mylai fondata nel 716 a.C.), e a Ovest Himera, fondata nel 648 a.C. Il contatto tra le due città e gli indigeni Siculi e Sicani fu costante e si concretizzò in epoca ellenistica nella fondazione di grandi città che, in un processo di sinecismo, accolsero immigrati ed indigeni, come Halaesa, KaléAkté, Halontion, Apollonia e Amestratos. A Est di Brolo compaiono le potenti città di Abakainon (Tripi) che batteva monete d’argento già nel V sec.a.C., e Tyndaris. Associata a Brolo possiamo annoverare la vicina Agathyrnon della quale ben poco sappiamo dalle fonti di là del mitico racconto di una sua origine addirittura precoloniale. Agathyrnon sarebbe da collocare probabilmente più verso Capo d’Orlando a giudicare dai pochi rinvenimenti databili tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C., fatti nel promontorio su cui sorge il Santuario della Madonna dove insisterebbe un insediamento abitato la cui necropoli (IV – III sec.a.C.) è stata identificata ai suoi piedi sul lato Ovest. La presenza nella stessa area di un centro abitato inquadrabile nella cultura protostorica dell’Ausonio I e II dimostrerebbe una continuità di occupazione dal XIII secolo a.C. Sebastiano Tusa Soprintendente del Mare Regione Sicilia.

L’assenza di testimonianze archeologiche di rilievo architettonico ci permette di valutare la presente raccolta di saggi come ancora più preziosa poiché deve costituire la base per una rinascita d’interesse verso questo territorio stimolando nuove ricerche. La lettura diacronica e sincronica di monumenti, città e architetture in genere non è sempre praticata come tale da chi affronta le relative tematiche.Tuttavia è ormai risaputo che qualsiasi approccio a ogni manufatto che conserva in se le tracce del lavoro dell’uomo, al pari dei paesaggi, deve essere al centro degli interessi di molteplici discipline e, pertanto, ogni intervento sia esso di studio che, ancor di più, di modifica o restauro, deve essere il frutto di più competenze professionali.

Tale assunto è oggi vieppiù necessario e possibile grazie alle rinnovate e sempre più efficaci e disponibili tecnologie atte alla conoscenza non empirica della materia e dei sistemi costruttivi e delle cronologie. Ed è proprio la cronologia uno degli aspetti che spesso sfugge a coloro che, al contrario, dovrebbero basare la loro azione professionale proprio sul corale e multidisciplinare approccio alla materia. La lettura “archeologica” (intendendo con tale aggettivo l’attenzione alla stratigrafia degli alzati e alla diacronia del manufatto) è ormai, per nostra fortuna, una pratica diffusa sia grazie ad una sempre maggiore sensibilità verso il manufatto, sia per la disponibilità di tecnologie efficaci e a buon prezzo funzionali alla caratterizzazione diacronica dei monumenti. Già dagli anni ’70 del secolo scorso in Italia archeologi e architetti hanno iniziato a lavorare insieme in una prospettiva di ricostruzione globale e diacronica di monumenti e paesaggi urbani sperimentando le procedure d’indagine stratigrafica. Spesso l’architetto mira direttamente all’intervento di restauro e conservazione e considera il metodo stratigrafico come marginale. L’archeologo, dal canto suo, analizza e ricerca le sequenze e le tipologie talvolta perdendo di vista la contestualità generale, anche storica. È su una maggiore collaborazione e integrazione metodologica che si deve procedere per ottenere quei risultati cognitivi e produttivi ai fini della conservazione, restauro e riuso monumentale che tutti auspichiamo. Oggi quello che con uno slogan definimmo alcuni anni fa come titolo di un master insieme con il collega e amico architetto Pino Guerrera “architettura per l’archeologia / archeologia per l’architettura” è pratica diffusa negli atenei e nelle soprintendenze, soprattutto laddove, come in Sicilia, con buona pace dei detrattori della multidisciplinarietà nel settore dei BB CC, le Soprintendenze accorpano in un unico ufficio competenze archeologiche, architettoniche e paesaggistiche. Pur essendo ottimista data l’aumentata sensibilità diffusa, tuttavia rincresce dover vedere che il grande impegno spesso profuso dai giovani nell’attenzione multidisciplinare verso tali tematiche venga vanificato da un mercato del lavoro professionale sempre più avaro di opportunità e di sbocchi professionali che, invece, in altri paesi non certo abbondano, ma esistono. Questa forse lunga premessa per esprimere il piacere che anche la cosiddetta e a torto maltrattata “Provincia” siciliana continua a produrre opere di pregio nel senso di una lettura attenta del paesaggio, della città e dei suoi manufatti sia in termini sincronici e diacronici, ma anche con una particolare attenzione agli elementi materici. Questo lavoro corale offre l’esatta idea e percezione di quanto ricco sia il nostro patrimonio diffuso in questa nostra Italia dai mille campanili che non ci stanchiamo mai di ammirare e vivere. Al contempo ci permette di comprendere le potenzialità di un approccio multisciplinare complesso ed efficace e di un tessuto professionale diffuso nel territorio.

Sebastiano Tusa – Ass.re Reg.le ai Beni Culturali e Identità Siciliana

21 Marzo 2019

Autore:

redazione


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