Il comune di Brolo stanzia 1.500 euro per nuovi libri. Ma è tempo di pensare ad una nuova biblioteca di questo ne è convinta anche l’assessore Cipriano.
Tra gli ultimi atti del 2019 a cura dell’amministrazione comunale di Brolo anche l’assegnazione di 1.500 euro atti a rifornire la biblioteca comunale di nuove acquisizioni librarie ai fini dell’aggiornamento e incremento del patrimonio.
L’assessore comunale alla cultura, Maria Vittoria Cipriano vuole così migliorare l’offerta culturale assolvendo, dice, la finalità tipica del servizio pubblico di lettura.
Testi di narrativa, saggistica, e gialli per la sezione adulti adolescenti e ragazzi saranno le scelte prioritarie secondo anche le indicazioni che provengono dall’utenza.
Recentemente, da rammentare, la biblioteca brolese aveva “acquisito” tutte le opere di Camilleri, dedicandogli una vera e propria sezione.
Quest’intervento, a Brolo, deve anche servire per riscrivere il futuro della biblioteca.
Spesso, in un clima generale, la biblioteca è vista come luogo obsoleto, che occupa spazio, consuma risorse e che subisce la concorrenza del digitale. E poi negli enti locali “di periferia” anche come luogo di parcheggio, demotivato, ricco di “assenze”.
È lecito dunque porsi una domanda: le biblioteche hanno ancora senso come luoghi e spazi comuni?
Ovviamente si e nell’era di Google sono più importanti che mai. Basta leggerne le istruzioni per l’uso.
Per quanto possa sembrare paradossale, le indagini più rigorose – tanto negli Usa, quanto in Europa – ci dicono che i più assidui frequentatori e fruitori di biblioteche sono i ragazzi ( poi gli anziani se stimolati a dovere, gli ammalati e le persone sole). A Brolo per esempio la biblioetca è online, è prevista la consegna a domicilio del libro in particolari casi, e si è anche sperimentale la “biblioteca sulla spiaggia), iniziativa che ebbe un buon riscontro.
Una volta era luogo per ricerche.. .Poi basta a parte la sperimentazione di divenire “salotto culturale”.
Oggi le biblioteche non solo accolgono e raccolgono, ma espongono.
Espongono a una possibilità di conoscenza maggiore: l’incontro personale, con un libro, una rivista, l’occasione di apprendere l’uso di nuove tecnologie o servizi.
Così i ragazzi che “vivono” la biblioteca apprendono e condividono in un unico ambiente, misto di digitale e analogico. La loro realtà non è una vita “offline” o “online”, è semplicemente la vita. Capirlo è essenziale.
Le biblioteche non sono posti troppo seri. Non dovremmo avere troppa paura di commettere errori.
Le biblioteche non sono ospedali. Un nostro sbaglio non uccide esseri umani, perciò possiamo permetterci di fare errori senza paura.
La biblioteca è sempre stata un luogo in cui fruire di cultura e informazioni. Ma oggi più che mai la biblioteca – come dice Marco Dotti – è diventata un luogo dove creare informazione e cultura.
Da quando sono nate, le biblioteche sono state “terzi luoghi”, rispetto al luogo del lavoro e al luogo interamente privato dell’abitazione. Spazi di intimità e condivisione, ma anche avamposti di civiltà oggi più essenziali che mai.
Bisogna per prima cosa abbandonare l’idea che quando (ammesso che) non ci saranno più libri se non in formato digitale, le biblioteche non avranno più ragione di esistere. Al contrario, proprio la loro funzione di terzo luogo rende evidente che devono esserci. Non come mero residuo romantico, ma come avamposto del bene comune.
Mai come oggi, i luoghi in cui poter studiare, scrivere, pensare liberamente e liberamente condividere sono essenziali. Le biblioteche dovrebbero – diventare studi di montaggio e registrazione audio-video – trasformarsi da luoghi dove l’informazione viene conservata, a luoghi dove viene creata e condivisa. Luoghi dove far condividere le memorie.
Finché in una comunità esistono biblioteche e bibliotecari preparati e competenti l’accesso alla cultura non è determinato da quanto denaro abbiamo in tasca o dal colore della nostra carta di credito. Per questa ragione se non si riesce a investire nelle biblioteche durante questo periodo di transizione dall’analogico al digitale metteremo a rischio le funzioni essenziali della conservazione e dell’innovazione, proprio quando ci servono di più.
E l’esempio di Brolo, se ragionato in tale senso, è oltremodo positivo.
I luoghi, in questo, sono essenziali.
Ecco allora che la risposta alla domanda “servono ancora le biblioteche?” non può che essere affermativa: sì, servono.
«Se non sosteniamo le biblioteche fisiche, perderemo, nelle nostre comunità, quegli essenziali luoghi intellettuali pubblici dove le persone possono incontrarsi faccia a faccia». Le biblioteche fisiche e digitali non solo alternative l’una all’altra, ma complementari.
Per questo, le biblioteche devono giocare la loro parte. In un mondo solo apparentemente disintermediato, dove la maggior parte degli utenti del web e degli studenti usa strumenti di ricerca senza particolari capacità e senza abilità nello sfruttarli a dovere, il bibliotecario assume il ruolo chiave di un traghettatore, radicalmente diverso eppure necessario e complementare a quello degli insegnanti. Riconfigurare gli spazi delle biblioteche, non solo come “deposito”, è la sfida, perché, senza gli spazi pubblici messi a disposizione dalle biblioteche, le persone più fragili non avranno luoghi sicuri nel quale accedere alle informazioni, pensare, scrivere e apprendere.
Concetti estratti da libro, da leggere: BiblioTech. Perché le biblioteche sono importanti più che mai nell’era di Google, traduzione di Elena Corradini, Editrice Bibliografica, Milano 2016.
Scrive di lui Robert Darnton: “Palfrey è straordinariamente convincente nel dimostrare l’importanza delle biblioteche nell’era dei motori di ricerca. Con sapienza e intelligenza mostra come dalle biblioteche dipenda un futuro digitale democratico, lontano da nostalgie passatiste, per una migliore comprensione del loro peso nell’ecosistema informativo attuale”.
L’autore
Preside della Phillips Andover Academy (Massachusetts), è stato tra gli artefici della riorganizzazione della Harvard Law School Library ed è direttore e fondatore della Digital Public Library of America. Le sue principali linee di ricerca e insegnamento riguardano i nuovi media e le strategie di apprendimento. È autore di Nati con la rete. La prima generazione cresciuta su Internet, scritto con Urs Gasser.
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