Sabato 12 febbraio 2011, ore 21,30, The TARBOX RAMBERS (Boston U.S.A.) blues-rock che puzza di zolfo e vecchi crocicchi… The Tarbox Ramblers: Torbido e ipnotico più che mai, il ritorno del trio di Boston Tarbox Ramblers con il loro nuovo album A Fix back East , è di quelli che lasciano il segno dopo il debutto del gruppo, ormai datato 2000, che spalancò le porte su un quartetto di stretta osservanza country-blues sudista, capace di passare in rassegna un secolo di american music mantenendo intatta la carica espressiva e lontani i fantasmi del semplice revival. Non senza una lunga trepidazione si sono rimessi in carreggiata, nella forma più stringata di un trio, e propongono un bis più oscuro e elettrico del precedente. Là dove c’erano una lunga sequela di traditionals, oggi irrompe oggi un suono compatto, maturo e rigorosamente live, il passo con cui i Tarbox Ramblers hanno imparato a camminare da soli, scrivendo per proprio conto i loro classici. Il mantra country-blues di Were You There? ad esempio, con violino e chitarra a generare atmosfere psichedeliche e allucinate, oppure la strepitosa e luciferina Ashes to Ashes, un incubo notturno da autentico voodoo. Il resto non è da meno: Howlin’ Wolf e il compianto John Campbell sorridono compiaciuti tra le note di From the Algiers Station; il ruvido blues da bettola di The Shining Sun e Honey Babe rimanda direttamente al maestro dei baccanali di casa Fat Possum, RL Burnside; Last Month of the Year è una gospel song dal fervore religioso trasformata in una litania tribale; la dolce filastrocca acustica di No Night There una delle poche boccate d’ossigeno da questo inferno sudista in cui i Tarbox Ramblers ci hanno fatto sprofondare. Al centro la voce crepitante di Michael Tarbox e le sue chitarre scorticate, di supporto l’essenziale violino di Daniel Kellar e il contrabasso di Johnny Sciascia, mentre la batteria ruota a turno nelle mani di diversi ospiti. L’essenza però è tutta racchiusa nell’incedere ritmico, ossessivo di un blues-rock che puzza di zolfo e vecchi crocicchi, tre i juke joints del Deep South e gli spiriti della folk music (basterebbe la cover di un brano immortale come Country Blues a firma Dock Boggs). La beffa è che i Tarbox Ramblers arrivano dalla fredda Boston, ma la differenza geografica è un dettaglio ininfluente se alle spalle c’è un coinvolgimento sincero e totale nella materia. Quando Michael Tarbox attacca la convulsa Already Gone e dichiara “baby sweet baby you sure look fine/ you make the holy ghost shiver up and down my spine” gli potete credere sulla fiducia, perchè non scimmiotta il passato, ma interpreta con una foga da invasato il cuore della tradizione.
Guardateli qui: http://www.youtube.com/watch?v=y9afTtO_YaA