Preludio di una ritrovata “normalità”
Sabato scorso 30 ottobre, finalmente in presenza, nel rispetto dei protocolli anticovid, nell’Aula Magna dell’Istituto “Borghese-Faranda”, sono state consegnate le borse di studio per gli anni scolastici 2019/2020 e 2020/2021, intitolate a Maritta Noto Mellina, per gli studenti che si sono distinti per l’elevato rendimento scolastico e la borsa di studio Antonella Minniti Ajello, istituita dal marito dottor Nino Ajello, assegnata agli alunni che si sono messi in evidenza maggiormente nel corso degli studi, nell’esame di Stato e, non ultimo, nei comportamenti attestanti evidenti doti di umanità.
Alla cerimonia erano presenti il dottor Nino Ajello, la prof.ssa Rosetta Vitanza, la signora Bruna Mellina, l’avvocato Giacomo Prinzi, Presidente del Consiglio comunale di Patti, in rappresentanza del Sindaco della città, e la signora Adelina Di Perna, Presidente del Consiglio di Istituto.
“La scuola”, ha esordito il dirigente scolastico, Prof.ssa Francesca Buta, dopo aver ringraziato i presenti, “svolge, nella società, una funzione fondamentale di promozione umana, favorisce l’autonomia del pensiero e della decisione, apre alla responsabilità personale, forma il carattere, rende sensibili ai problemi sociali, introduce alla cultura della democrazia ed educa al futuro”.
“Con queste Borse di Studio”, sottolinea ancora la Dirigente, “vogliamo ricordarvi, cari ragazzi, che la conoscenza va nutrita e coltivata e vogliamo augurarvi di continuare il vostro cammino scolastico con lo stesso entusiasmo, sacrificio e volontà che avete finora dimostrato”.
Tutti gli intervenuti hanno esortato gli studenti a continuare nel loro impegno quotidiano con entusiasmo, spirito di sacrificio e determinazione, continuando ad apprendere, in quanto il patrimonio di conoscenze e di valori che viene trasmesso pone le fondamenta della civiltà futura.
Con il ricordo della moglie e del padre che sono stati parte dell’equipaggio della sua vita apre il suo intervento il dottor Nino Ajello, il quale ha condiviso con la platea la prima riflessione sul periodo emergenziale in cui il mondo da due anni a questa parte è costretto a vivere.
Il dottor Ajello sottolinea, a questo proposito, come l’uomo sia vulnerabile e che tutti siamo ospiti di questo pianeta ma soprattutto che nessuno si salva da solo. “È necessario”, continua il dottor Ajello, “parlare di salute circolare, rispettare i confini di questo sistema complesso” e ricorda come Ulisse, che aveva brama di “virtute e conoscenza”, ha oltrepassato i limiti consentiti agli uomini; per questo Dante lo colloca nell’Inferno, perché bisogna rispettare i confini, è importante diventare i manutentori, i custodi della natura.
L’intervento centrale del suo discorso parte da una seconda riflessione sulla scuola. “La scuola”, afferma il dottore Ajello, rivolgendosi agli studenti presenti, “ha dei meriti grandissimi, vi ha dato le basi della conoscenza, ha affinato le vostre qualità, vi ha educato, ha creato dentro di voi uno spazio libero, ha affinato la vostra facoltà di esercitare bene il libero arbitrio, lo ha allevato, ha creato in voi un’identità consapevole e libera, perché vi ha fornito i presupposti per la navigazione così da poter percorrere lo gran mare dell’essere. Vi ha fatto acquisire sicurezza e vi ha permesso, citando gli ultimi versi della poesia di Mandela, Invictus, di diventare i padroni del vostro destino e i capitani della vostra anima.
Il dottor Ajello ha invitato i giovani a non essere superficiali, a scegliere la rotta da percorre, il cammino da seguire; cammino che deve essere leale, generoso, solidale, onorevole, degno di essere ricordato. Bisogna avere dei punti di riferimento perché potreste aver bisogno di riparare la barca mentre siete in mare aperto”.
“Spene”, diss’io, “è uno attender certo de la gloria futura, il qual produce grazia divina e precedente merto…”
“Quando partite”, rivolgendosi ai ragazzi con la tenerezza di un padre, “portate con voi il ricordo della vostra terra, le vostri radici, i vostri sogni; non perdete mai la visione poetica gioiosa della vita, anche nei momenti difficili non fatevi sopraffare dallo sconforto”.
L’intervento del dottor Ajello si conclude nel ricordo di due grandi scrittori italiani, Cesare Pavese e Salvatore Quasimodo, il primo in quanto nel suo romanzo La Luna e i Falò ci consegna un messaggio importante e fondamentale, e precisamente, che le nostre radici sono il presupposto di essere al mondo, il secondo, Salvatore Quasimodo, perché ricorda con nostalgia struggente il paradiso perduto, la sua isola che diventa creatura viva, l’oggetto del desiderio. “Per
me”, scrive Quasimodo nelle lettere a Pugliatti, “la Sicilia è un’anima da conquistare, mi sento come un figlio lontano che non ha cantato altro che la Sicilia in ogni sua sillaba”. Con i versi di Vento a Tindari e Ride la gazza si conclude il suo importante, profondo e poliedrico intervento.
Si procede alla premiazione degli studenti che sono rimasti affascinati dalle parole dell’illustre relatore non solo per la sua immensa cultura ma soprattutto per la sua profondità di pensiero.
Per la Borsa di studio “Maritta Noto Mellina” sono stati premiati i seguenti allievi:
De Luca Marco (A.S. 2019/’20 V A AFM/SIA), Fogliani Antonio (A.S. 2019/’20 – V B CAT), Mondello Giulia (A.S. 2020/’21 – V A AFM) e Foti Francesco (A.S. 2020/’21 – V A CAT).
Per la Borsa di studio “Antonella Minniti Ajello” è stata premiata Biondo Mariangela (A.S. 2020/’21 – V A AFM).
Una targa in ricordo della dott.ssa Antonella Minniti Ajello è stata consegnata agli studenti Princiotta Chiara, Rasi Rosmaria, Giusy Trapanotto, Paladina Danilo, Noemi Scardino, Pizzuto Lorenzo, Aliquò Manuel, Bertino Francesca, Russo Alessia.
Soddisfatta e orgogliosa la Dirigente per tutti i suoi studenti, che dimostrano serietà e passione, qualità indispensabili per raggiungere traguardi importanti.
La citazione tratta dal “Piccolo Principe” riassume la magnifica mattinata al “Borghese-Faranda”: «Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave».
“Duc in altum”