“Il governo italiano non si macchi del sangue dei 250 profughi eritrei e somali trattenuti sotto torture e pestaggi nelle carceri libiche di Saba e Brak. Ho sempre detto che gli accordi bilaterali con Tripoli non possono non prevedere delle garanzie sul rispetto dei diritti umani e del diritto all’asilo, come sancito da quella Convenzione di Ginevra che la Libia non ha mai firmato. Oggi, scopriamo ancora una volta che queste garanzie non ci sono, come già denunciato dall’Unhcr, il cui ufficio libico, guarda caso, è stato recentemente chiuso. Quanti morti ancora l’Italia dovrà avere sulla coscienza prima di intervenire in difesa di quei principi sanciti dalla nostra Costituzione?”. Lo ha detto l’europarlamentare Rita Borsellino, in merito alla notizia, confermata da varie fonti tra cui il Cir (Consiglio italiani rifugiati), di torture e pestaggi perpetrati ai danni di 250 profughi eritrei e somali trattenuti nelle carceri libiche di Saba e Brak. Secondo il Cir, tra questi profughi ci sarebbero anche richiedenti asilo respinti dall’Italia. “Sbandierare il rispetto della sovranità della Libia, come fatto da un’esponente del nostro governo – ha aggiunto – è un non senso diplomatico. Soprattutto quando questa difesa arriva da un paese, l’Italia, che ha stipulato un accordo bilaterale con Tripoli e che, nelle sue relazioni internazionali, dovrebbe sempre e per prima cosa difendere i diritti umani. Senza dimenticare che le recenti tensioni tra Svizzera e Libia erano nate proprio perché Gheddafi ha voluto sottrarre alla legge elvetica il proprio figlio, accusato di gravi maltrattamenti. La libertà del figlio di Gheddafi vale più della vita di 250 persone?”