Era nato a Barcellona, ma per tutti era un brolese doc.
Aveva varcato la soglia dei novant’anni, ma questo per lui era un dettaglio.
Una forza vitale, una vitalità forte.
Così don Mariano è andato via … addormentandosi serenamente questa notte.
Ha contribuito a far conoscere e costruire l’immagine della “Brolo turistica” degli anni Settanta, quando decise,con il coraggio che non gli mancava, di costruire e di investire nel e sul “il Gattopardo”.
“Ce ne vorrebbero dieci di queste strutture – diceva – non è concorrenza ma sviluppo”.
Innovativo e imprenditore.
Universitario nel dopoguerra, per tutti “dottore”, poi l’impegno e la lotta politica, e l’idea di un comunismo sociale; le lotte all’interno del partito per lui troppo ghettizante, quindi le idee imprenditoriali – che faceva convivere benissimo con le sue idee politiche – l’avventura a Parigi, la distribuzione dei prodotti siciliani, sopratutto degli agrumi – nei grandi mercati francesi, quindi la voglia di fare turismo.
La costruzione di uno dei primi hotel dei Nebrodi, a Brolo,dove non c’era il lungomare, e l’albergo praticamente sorgeva sulla spiaggia, al posto dei magazzini di agrumi della sua famiglia, sopra il cinema e l’arena.
Perchè Mariano Scarpaci aprì anche il primo cinema a Brolo, poi gestì quello di Gliaca di Piraino, sulla statale, con l’altra arena, ed anche quello di Gioiosa Marea, ma prima aveva gestito la sala cinematografica di Patti.
Era stato l'”uomo delle stelle” di qusti luoghi, portandosi dietro la macchina per proiettare nelle piazze dei paesi nebroidei dove allestiva improvvisate ma seguitissime arene.
Amava la vita e le donne, come pochi, amana “inventarsi”, così investì tempo e denaro sulla “Costa Magica” prodromo della Costa Saracena, che arrivò dieci anni dopo, aprì la prina “vera” pizzeria di Brolo, arredata dai disegni di Torres la Torre, realizzò un ristorante, innovativo per i tempi, al settimo piano, del “suo” hotel, ideò il centro di talassoterapia, a Brolo, – pensava ai weekend creativi – e lottò contro tutti per i suoi diritti, ma nel frattempo importava latte dai pirenei, ascoltava musica, ironizzava su come va il mondo, sempre pronto ad offrire il caffè a tutti, mentre sino all’ultimo è stato vigile e attento su quello che accadeva nella vita politica brolese.
Interveniva e commentava, suggeriva e criticava, mai domo, libero, forte, o lo si amava o lo si amava… senza mezze misure.
Sempre un passo avanti. Su tutto, in tutto.
Una grande intelligenza, un’ampia apertura mentale, grande elasticità di pensiero, stimolato e stimolante.
Faceva parte di quella generazione, a Brolo, che creò l’Upb, le feste del Primo Maggio, i carnevali di protesta, che ha cercato di non disperdere le capacità artigianali e creative di quell’epoca cercando poi di adeguare il modello di impresa alle esigenze contemporanee.
La scelta convinta – nel turismo- che questa costa era ed è vincente, la voglia di un aeroporto, di una migliore viabilità, di continuare a vendere l’immagine dei nebrodi e dei suoi prodotti, senza abbassare mai la testa di fronte al politico di turno, è uno degli aspetti che lega la sua statura di imprenditore puro a quella di chi ha amato questa terra e le sue radici come ben pochi altri.
Un persona che sapeva scegliere, e lo faceva sempre, mettendoci la faccia.
Un pezzo di Brolo che si stacca dal “terreno”, ma che diventa icona di una Brolo che non c’è più.
Mancherà a tanti, alla sua famiglia, ai nipoti.
Mancherà a questa Brolo che spesso ha bisogno di esempi concreti, giusti e “puliti”.
I funerali si volgeranno domani, domenica, pomeriggio.
MSM