di Rosamaria Ferrarotto
Pubblichiamo il terzo intervento ascoltato durante il “tributo” a Fanrizio DE Andrè, che si è tenuto a Brolo sabato 15 gennaio.
Oltre sette ore di musica, commenti, dibattiti, video e più generazioni unite intorno al “poeta” genovese.
La libertà, un tema delicato e un concetto difficile da interpretare. Beh, se tentiamo di cercare questa parola sul vocabolario, ci viene detto che si tratta dell’ “essere libero da vincoli, obblighi e impedimenti”.
In realtà, la libertà è molto di più, la libertà è qualcosa che ci appartiene e meglio di tutti, questo lo aveva capito Fabrizio De Andrè, l’uomo che ci ha portati ad essere riuniti qui, il poeta che con la sua musica e le sue canzoni ha dato e ha fatto capire molto a migliaia di persone.
Ha utilizzato i metodi più comuni per diffondere le sue idee: la musica e le parole, facendo sua la massima di Leonardo Sciascia, secondo cui un uomo di cultura ha il dovere di esprimersi in maniera popolare.
Nelle sue canzoni c’è quella aspirazione alla libertà, quel profondo disprezzo nei confronti del perbenismo e quel suo modo di esprimersi che riesce ancora ad emozionare anche la generazione dei più giovani, la mia generazione.
E’ incredibile quanto ancora siano attuali le sue canzoni, scritte molti anni fa, ma che continuano a condurre ad una profonda riflessione.
La libertà può essere definito un argomento molto caro al Faber, tema che ricorre in molte delle sue canzoni e che spesso viene accostato ad altri temi, come quello del riscatto sociale e della rivalsa (Nella mia ora di libertà, Se ti tagliassero a pezzetti, Il suonatore Jones, Amico Fragile, in tutti c’è un riferimento.)
Possiamo ritrovarlo in alcuni dei suoi concept album, come ad esempio Storia di un impiegato e persino Anime Salve i cui protagonisti vengono definiti dallo stesso De Andrè non solo persone “emarginate”, ma anche uomini e donne che in fin dei conti difendono la loro indipendenza, definendo il disco come una sorta di “discorso sulla libertà!”
Canta di cambiare la realtà, di essere uomini liberi, di fidarsi delle proprie idee, di cambiare le cose con la libertà
Diceva:
“Aspetterò domani, dopodomani e magari cent’anni ancora finché la signora Libertà e la signorina Anarchia verranno considerate dalla maggioranza dei miei simili come la migliore forma possibile di convivenza civile”
Vi chiedo di continuare, in piena libertà, a seguire i suoi insegnamenti e soprattutto ad ascoltare la sua musica, facendo in modo che non venga mai dimenticata. E come qualcun altro ha detto prima di me: “Con satira, rabbia, semplice genialità e con quella sua dolce anarchia, voleva ricordarci, in ogni modo, di pensare con la nostra testa. La rivoluzione comincia dentro ciascuno di noi.”
“La bella che è addormentata, ha un nome che fa paura, libertà libertà libertà” (Fabrizio De André)
Rosamaria Ferrarotto