Cronaca Regionale

BROLO AMARCORD – Ecco la “Scuola”

 

 

“Anno scolastico Ieri e Oggi”

A Brolo rimpatriata di insegnanti in pensione

Tutti insieme, appassionatamente – ritratti nella foto di Tindaro Pidonti e Eugenio Gammeri –  come se per loro fosse iniziato un nuovo anno scolastico.

A Brolo, 21 insegnanti in pensione, una dirigente scolastica ed un’operatrice del personale ATA, si sono radunati in un convivio, nel segno di vecchie amicizie nate e cresciute tra le cattedre nelle aule scolastiche dove hanno operato per decenni.

Ricordati con un lungo applauso i colleghi che non ci sono più.

Omaggi floreali per la decana del gruppo e per l’organizzatrice dell’evento.

Mancava solo il registro delle firme e la campanella che ordinasse loro l’ingresso nelle rispettive aule scolastiche. In compenso, i saluti e i sorrisi senza il pensiero di affrontare una lunga e stancante giornata scolastica, ben si rapportavano alle prelibatezze di un pranzo gustoso e conviviale, organizzato al ristorante La Quercia, da Pina Ricciardi Rizzo, che quanto a generosità e spirito d’iniziativa, neanche a dirlo, è degna “figlia d’arte”.

Sua madre, la compianta, indimenticabile “Donna Carmela”  [vedi articolo in archivio nrd] sarà infatti ricordata sempre in paese per aver “accudito”, tra i banchi di scuola, con fare materno e amorevole, varie generazioni di brolesi, nobilitando oltre ogni accezione il suo ruolo di “bidella”.

Alla “chiamata” per questa rimpatriata, che in paese non ha precedenti, hanno risposto in 23, cifra decisamente importante, considerando le vicissitudini di ciascuno, destinata ad essere ancor più tonda se si fossero rispettate le previsioni della vigilia.

I partecipanti coprivano l’intera fascia dell’attuale scuola Primaria.

 

 Ma visto i protagonisti, nel rispetto della loro storia, è più che mai doveroso denominare il contesto lavorativo nel quale hanno formato tantissimi bambini, aprendo loro le porte della conoscenza, con il nome originario che nessuno potrà mai cancellare: Scuola Elementare.

Questi 21 maestri, e soprattutto, maestre, una dirigente scolastica ed un’operatrice ATA, hanno scritto questa bella pagina di Brolo, in un sabato d’ottobre reso straordinario, sottratto alla normale routine di un giorno pre-festivo di inizio autunno, solitamente dedicato all’attesa della domenica, quando la convivialità assume il volto omologato ed abitudinario della tavola apparecchiata dinnanzi a nonni, figli, nuore, generi e nipoti.

Ecco chi ha partecipato a questo convivio, nel segno di vecchie amicizie nate, cresciute e coltivate per decenni tra le cattedre nelle aule scolastiche:  

Lina Lione, Nino Speziale, Cono Ziino, Teresa Fogliani, Domenica Tripi, Maria Pina Gaglio Scaffidi, Pina Ricciardi Rizzo, Rosetta Fogliani, Maria Pina Gaglio Spurio, Marisa Biscuso, Anna Calambrogio, Vittorio Ballato, Rosa Caruso, Rosa Di Bella, Nunziatina Lacchese, Enza Valastro, Maria Oriti, Rita Giorgio, Maria Letizia, Concetta Vitanza, Maria Zingales Botta, Bianca Benedetto, Venera Condipodero Marchetta.

Nel corso delle ore trascorse insieme, dopo, naturalmente, gli scambi reciproci di considerazioni sulle condizioni di vita e di salute di ciascuno, hanno preso il largo i ricordi, con racconti di aneddoti, tra battute, applausi, risate e commenti su una vita lavorativa trascorsa insieme.

Basti pensare che, facendo una media tra i commensali, i presenti a quella tavolata, in totale, hanno insegnato a leggere e a scrivere ad oltre 3000 bambini.

Una cifra considerevole, avvalorata da un’incommensurabile responsabilità.

Com’è giusto che fosse, un lungo e commosso applauso è stato tributato all’indirizzo dei colleghi che non ci sono più [dalla Maestra Letizia, per tutti la Fiduciaria – a Saro Scaffidi, ma non si può non ricoradre Peppino Lamonica, Domenico Siracusano, Adele Defonzo, la maestra Sarina Scaffidi Abbate (vedi articolo in basso), e poi ancora Anita Riolo, Rosina Lamantia, Paola Fricano in DeSimone e Marianna Cassarà in Consiglio, e gli “stranieri” come i maestri Chillari e Carone  …].

Un applauso proposto da Vittorio Ballato, dopo aver pronunciato un breve discorso, ricordando gli assenti, i quali, se non avessero incontrato un destino diverso, sarebbero stati al loro fianco.

Un omaggio floreale è stato consegnato, rispettivamente, a Lina Randazzo, decana tra le insegnanti e a Pina Ricciardi Rizzo, ideatrice ed organizzatrice di questo “storico” raduno, cui va il merito d’aver intessuto una serie di contatti non certamente semplici da gestire.

Il saluto ai presenti ed il ringraziamento all’organizzatrice da parte di tutti i colleghi è venuto da Nino Speziale, decano tra gli insegnanti, assieme a Cono Ziino.

Infine, i saluti e l’augurio per un “arrivederci” generale: stessa sede e stessa voglia di rincontrarsi.

Con un anno in più da raccontare.

Per chi vuol continuare a leggere:

L’articolo su “Donna Carmela” scritto a febbraio di quest’anno.

Brolesi – La Bidella

Non ci si può sbagliare. E’ lei “Donna Carmela”.

Una vita ad accompagnare ragazzi, rifare fiocchi, cucinare le cose buone della “refezione”…

Una vita fatta di lavoro, a scuola, le elementari di piazza Roma, e prima anche negli uffici del comune, che allora erano in due appartamenti lungo la via Libertà, e poi a casa, a badar a Michele ed ancora a tirar sù, Pina, Sarina Silvana e Nino il più grande dei quattro figli.

Un grembiule davanti, il sorriso buono, le mani nei capelli e gli occhi dove ci si poteva perdere.. ma erano le sue braccia che accoglievano i pianti dei più piccoli, che confortavano per un’andata dietro la lavagna, per la pipì fatta fuori dalla “turca” e che aveva bagnato gonne o calzoni corti.

Donna Carmela, pochi al tempo ricordavano che andava di cognome Cardaci, sposata con “’u Rizzo” – che era pescatore – viveva nei “bassi” che si affacciavano sul grande cortile delle case popolari.

Un “basso” odoroso di cose buone, di bucati stesi ai fili, ma anche di mangiare, di salsa e acciughe fritte.

Lei era anche la cuoca, quella che da sola tirava avanti tutta la refezione della scuola.

Allora ci andavano i più poveri, chi aveva i genitori che lavoravano nei magazzini, o la madre a far i doveri di casa dai signori mentre il padre era in Francia o Germania a lavorare.

Lei cucinava, per tutti, sorrideva e imbottiva anche i panini, quelli bianchi di Gaglio, con la nutella, anzi la supercrema.

Donna Carmela, rimane la Bidella.

Anche se poi c’erano con lei donna Basilia – spesso destinata all’asilo – Aloi, menomato di San Giorgio, segalino ma ridanciano, Carmelo Pintaboba, che andava sempre di fretta a portare la posta e Donna Santina, che ti guardava sempre in maniera burbera, con la sua mantellina perennemente sulle spalle.

Ma è lei – Carmela – che nell’immaginario collettivo rimane la più bella.

La incontravi già entrando nella scuola, appena varcata la soglia del grande portone.

Viveva nello sgabuzzino, faceva il caffè ai ”professori” e poi cucinava.

Per pulire aveva un pomeriggio, quando non c’era il rientro, o quando il maestro Mosca finiva con la sua  scuola di musica.

Oggi vengono chiamati collaboratori scolastici .. ma lei no.

Era donna Carmela.

Anche la scuola, le sue istituzioni le riconoscevano e la investivano dal nominalismo, senza levar nulla a nessuno, e che lascia immutato il mondo e le cose,  ma modificava i significati, i segni, i termini.

Una bidella al femminile, antesignana delle donne lavoratrici, lavorava sempre e  da  piccola, lei, era già lì.

Stipendi miseri, ma che servivano.

1.500 lire al mese che poi diventarono tremila.

Nel 1956 diventa avventizia, nel 74 finalmente passa di ruolo, sino alla pensione

Stava dentro una scuola, ma al tempo non tutti, da piccoli ci andavano.

E lei amava leggere e imparare, così fece la scuola serale.

Una bidella scolara… che bella donna Carmela, che già allora saliva le scale dolorante, per le sue gambe che a volte la tradivano….ma c’era sempre qualche cosa da fare o la maestra Letizia, la fiduciaria, che chiamava.

Lei comanda, la Bidella osserva – liberata più di ogni altra figura scolastica da funzioni coercitive, – aveva  penetrazione di sguardo e disponibilità d’animo.

Scrutava e  capiva ciò che passava “nell’anima” di un istituto, per quello di un supplente, per le paure di una maestra e donna Carmela, diventava così la depositaria degli affetti e della fiducia di tutti.

Ed era più attendibile, con la sua memoria storica, di un registro sgualcito.

Era atipica.

Molti bidelli vanno incontro a chi entra con l’atteggiamento di Cerbero:”Lei chi è? dove va? chi cerca?”

Lei era il “San Pietro” della scuola.. anzi Santa Rita in quanto ogni tanto, per voto, vestiva come la santa.

Rivelatore dell’identità collettiva di una scuola.

Complice anche degli insegnanti ritardatari, – un figlio da accompagnare, la ricetta da ritirare, la bolletta da pagare.

Dal suo posto di osservazione donna Carmela aveva il completo controllo dello spazio e del tempo e faceva zittire, battendo la sua mano, a volte gonfia per essere stata troppo a mollo, sull’anta della porta, la classe.

Giusto il tempo per far rientrare il maestro da un permesso “rubato”.

Troppo piccoli, gli scolari, per apprezzarla in pieno – allora-.

Una mamma per tanti.

Poi nel tempo le grandi rivalutazioni, che diventano rispettosi saluti, abbracci teneri, avvolgenti, e per altri anche confidenze complici.

Ho visto Carmela Cardaci,  consolare poi sedicenni in lacrime – che aveva visto crescere – per disfatte scolastiche o amorose e diventare protagonista delle incursioni nostalgiche di ragazzi, poi più grandi, che non potevano fare a meno di passare a salutarla.

Poi è andata via… – lei era del ’27, ironia della sorte, per una che ha sempre lavorato, di primo maggio.

Dietro il feretro occhi lucidi, qualche vecchia cartella con le foto rispolverate per ricordare quei tempi, e la classe in posa sulla scalinata.

E lei rimarrà sempre – per tutti – donna Carmela

MSM

Recentemente il poeta brolese Vittorio Ballato ha dedicato a “Carmela” una sua poesia. Eccola

A DONNA CARMELA

Un pirsunaggiu dû puisi ‘i Brolu,
fu Donna Carmela,ditta “a bidella”.
Pi carusi àvia paroli di cunzolu:
li ‘ccarizzava,ci purtava ‘a cartella.

Sbattiu ‘nta scola pi quarant’anni
facennu di gran lussu ‘u so duviri,
sempri primurusa,mai senz’affanni,
facia chiddu ch’era ‘n so putiri.

Ogni pirsuna era ‘ffizziunata
pi la so missioni nnustriusa,
dû maritu Micheli rispittata,
matri esemplari,saggia, riguardusa.

Cari parenti,cu tantu duluri
sugnu sicuru Vi tocca campari.
Puru l’amici,giuru sull’onuri ,
nun sacciu comu la ponnu scurdari!

Vittorio Ballato
(Versi inediti,diritti riservati).

ed ancora:

Brolesi – “Pezzi di Scuola” che scompaiono.

E’ morta la maestra Sarina.

 

Parodossi della cronaca.

Mentre le scuole di Brolo si trasformano, si ammodernano, divento funzionali e antismiche, ci sono pezzi di “scuola” che vanno via.. per sempre.

Oggi la scuola di Brolo, perde  e piange la “Maestra Sarina”.

Ottantasei anni da fare; Energica; Solare, Paciosa; Sorridente.. è stata la “Maestra” per decine di generazioni.

Rosaria Scaffidi Abbate, sposata con don Carmelo Princiotta, era andata in pensione poco più di vent’anni fa, lei aveva insegnato a Ficarra, Matini, nelle frazioni di Brolo per poi approdare nella scuola di piazza Roma.

Era un’istituzione, benvoluta dalle colleghe, era passata indenne sotto rigidi direttore ed altrettanti ispettori, applicando tra le prime il “metodo globale”- la grande rivoluzione nell’insegnamento scolastico dal dopoguerra italiano.

La terrazza fatta di cemento grigio e odorosa di gelsomino, con le “stelle di natale” che ne disegnavano, ingentilendone,  l’ingresso vicino alle cucce dei cani, e che dominava la casa che abitava, negli anni sessanta, lungo il corso, era stato ritrovo di tante amiche; lei organizzava gite e feste ed era, a volte sorella maggiore, a volte madre, per quelle colleghe: Adele, Rosa, Maria … assorte nei dubbi dell’amore.

Dinamica, sempre!… una  qualità che mantenne anche da “pensionata!” .

Aveva visto andar via dalla scuola e dalla vita, tante insegnanti, la De Fonzo, la Maneri, la Letizia, loro appartenevano ad una precedente generazione, ma come lei – e gli insegnanti del suo tempo: i Siracusano, gli Scaffidi, i Lamonica, i Villari e Randazzo erano stati lo “zoccolo duro” di una prima educazione scolastica, senza barriere, popolare e per tutti, che Brolo viveva  a metà degli anni sessanta.

Con la maestra Sarina, forse si chiude il capitolo delle foto in bianco e nero, dei quaderni dalla copertine nere di cartoncino buone anche per farci le mascherine a carnevale, del circo sullo sterrato della “monarchia” , dei lunedì di Pasqua a “Fosso Gelso”, della refezione scolastica odorosa di salsa e piselli di Donna Carmela, delle pagine zeppe di “Ape” e “Casa” … di quella Brolo che lei, dal cuore popolano, amava e ricordava, fatta da “Vie Crucis” e segnata dal dire di Padre Pietro.

Sarina era amata e rispettata, e la lunga fila di “scolari” – oggi professionisti ed anche nonni – che le hanno reso omaggio, testimoniamo l’affetto che ancora la circondava e che lei, sorridendo restituiva anche attraverso la sua tipica gestualità.

Gesti d’amore che ha dato ai nipoti ed ai figli, e prima ancora al marito Carmelo.

Una buona maestra che amava stare anche ai fornelli dove non era seconda a nessuno.

Ciao,  Maestra Sarina.

Per leggere altre note sui personaggi di Brolo basta digitare su google: “scomunicando brolesi” o andare sul motore interno del giornale cliccando semplicemente “brolesi”.

 

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