Voluta dall’amministrazione comunale, con l’assessore Enzo Di Luca grande promoter, coinvolge i ragazzi delle scuole brolesi, Legambiente Nebrodi e le associazione subacque locali.
Quella nazionale giunge alla ventiduesima edizione di Clean Up the Med e si arricchisce con il tentativo di ripulire anche i fondali marini.
A Brolo ormai sono più di due lustri che l’iniziativa attecchisce e coinvolge sempre più “volontari” ed associazioni.
L’appuntamento sul lungomare è stato fissato per le ore 8,30.
Qui i sub, come già negli anni passati, avranno l’appoggio di alcuni natanti per effettuare le ricognizioni di pulizia intorno ai fondali dello scoglio brolese, mentre sulla spiaggia, guanti e sacchetti saranno a disposizione di chi vorrà contribuire e ripulire l’arenile
L’idea per Legambinete è di rendere vivibili le coste italiane, le quali a volte vengono scambiate per discariche a cielo aperto e finiscono con il diventare talmente inospitali da tenere lontani anche i turisti.
In ambito nazionale questa manifestazione assume un contorno più politico in quanto c’è un chiaro schieramento dell’organizzazione ambientalista contro la decisione di trasformare i litorali in proprietà private, con i costruttori che non faranno altro che cementificare gli arenili ed aumentare i chilometri di muri che tolgono ai cittadini la possibilità di accedere al mare.
Con un’azione concreta i volontari di spiagge pulite testimoniano che il mare è un bene di tutti che nessun Governo può concedere privatizzando per decenni, tanto meno con assurdi e pericolosi diritti edificatori sulle coste. Il nostro Paese non può pensare di distruggere così uno dei più grandi patrimoni ambientali, bisogna investire nella sostenibilità e nell’accessibilità delle coste
Afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, il quale definisce il Decreto Sviluppo un “via libera alla privatizzazione e alla devastazione del paesaggio costiero” che spalancherà le porte agli ecomostri. E non è un caso che a pronunciarsi sia il rappresentante laziale di Legambiente in quanto sono proprio gli studenti romani i primi a “scendere in campo” nell’operazione “Isola sotto il Mare”.