BROLO GRAN CASINO’ – Famiglie a rischio per le dipendenze dalle “macchinette”


Il problema creato dal gioco d’azzardo non è solo la perdita di soldi. I problemi derivanti dal gioco possono influire sulla vita di una persona in tutto il suo complesso. Così il gioco diventa un problema quando interferisce con il lavoro, la scuola e altre attività, danneggia la salute mentale o fisica di chi ne è dipendente, danneggia finanziariamente non solo chi gioca ma anche il patrimonio della famiglia, compromettendo risparmi, abitazioni, terreni causando problemi con amici e la famiglia. A Brolo, pur vivendo una dimensione sommersa, la “febbre del gioco”può considerasi già una piaga sociale, da attenzionare e estirpare, non ha limiti nè confini, non conosce età e livelli sociali e dilaga.

E’ ormai una piaga sociale.

Interi patrimoni andati in fumo, tramutati in un torrente di soldi spicci confluiti in videopoker, macchinette, slot, ma anche scommesse e gratti e vinci.

Brolo, potrebbe non far testo, in quanto è un piccolo paese, ha una piccola economia, rispetto ad un “male” che contagia l’intera nazione, anzi l’europa intera.

Ma a Brolo il problema diventa familiare, coinvolge il vicino di casa, l’amico del figlio, il collega di lavoro. Quindi è sociale.

Si conosce la gente che entra nei bar, ne aspetta l’apertura, o che ne esce a notte tarda, anche quando il bar ha già chiuso, lasciando un uscio, sul retro, per far andar via, all’alba, chi non conosce più la notte. Si conosce la persona che ti ha chiesto in prestito dei soldi, non per il mutuo da pagare, ma per debiti di gioco da onorare. Si conoscono le lacrime dispefrate di mogli che non sanno cosa mettere a tavola, perchè dello  stipendio del marito sono mesi che ne hanno pesto le tracce.

A Brolo il problema c’è. Anche se non ne parla nessuno.

Infatti se ne parla poco.

Se ne ha vergogna.

Ma – e la notizia non è certo riservata – sono state “giocate” imprese familiari,  è andata via una microimpresa un tempo produttiva, poi asfissiata dai debiti e ora compromessa e inattiva. Sono stati venduti – anzi svenduti – appartamenti per far fronte ai debiti da gioco, si sono frantumati matrimoni, coppie in crisi, famiglie senza più punti di riferimento.

Ovviamente non c’è nulla di problematico nel gioco d’azzardo, finché rimane un piacevole passatempo occasionale o anche abituale.

Succede, però, che la voglia di giocare si trasformi in un bisogno irrefrenabile che procura dipendenza.

Il giocatore diventa quindi patologico trascinando sé e la propria famiglia in un vortice di problemi sempre più grandi.

La cosa grave che non c’è, per chi gioca – anche i soldi degli altri – , il disgusto sociale che si porta dietro magari l’avvinazzato, il tossico, o altre soggetti “dipendenti” dove questa è più evidente. Il giocatore “perduto” si nasconde, si “protegge”, … perchè e facile, giustificarlo,”tanto è un gioco”.

Ma questo non serve a nessuno.

Così a Brolo si vive già un’altra emergenza.

E per questo tutti sono invitati, consapevolmente, responsabilmente, a fare la propria parte.

Del resto ormai la ludopatia è una vera propria malattia, come tale riconoscuita anche dall’Usl, ma non si può semplicemente prender una pillola e, come per l’influenza, per venirne fuori.

C’è bisogno che il “malato” riconosca il suo stato. Questo è il primo vero punto di partenza.

Poi famiglia, scuola, posto di lavoro, i gruppi religiosi, società, associazioni, impegno,  attraverso metodi individuali, di gruppo terapeutico, di auto-aiuto o di comunità, dovranno porsi l’obiettivo di trovare le strategie terapeutiche che vanno sempre centrati sulla possibilità di modificare, oltre che il comportamento di gioco, il substrato cognitivo fatto di pensieri legati all’idea che prima o poi arriverà il giorno in cui il gioco potrà cambiare la propria vita risolvendo magicamente i propri problemi.

E anche le forze dell’ordine dovranno effettuare controlli.

Sono in grande deterrente. Facciano sempre il loro dovere prima che ci scappi il grave caso di cronaca.

E così diventa attuale la proposta fatta durante un incontro\dibattito alla “multimediale” dai giovani della Sak Be che puntava alla creazione di  bar che diventano etici mettendo fuori le slot, e magari portando dentrolibri o altro. Una scelta fatta da due fratelli gestori di un locale a Perugia, hanno eliminato le macchinette e introdotto varie attività culturali e si dicono, a scapito dei loro guadagni, “fieri di aver creato un ambiente sano e pulito, una fonte di aggregazione interetnica, una sorta di oratorio laico”.

Anche questo sarebbe un punto di partenza, che a Brolo stanno anche aggirando “emigrando” – i giocatori più incalliti – per sfuggire agli sguardi indiscreti – nelle salette dei comuni confinanti. Sarebbe un punto di avvio di un sano confronto che vede tra gli imputati lo Stato, il grande biscazziere legalizzato. Una vergona reale.

Ma tornando a Brolo. Qui nessuno è immune … l’azzardo è dietro l’angolo.

Se li riconosci li puoi iniziare ad aiutare.

Dietro la dipendenza da gioco, ci sono comportamenti e situazioni ricorrenti.

• Il giocatore pensa al gioco in ogni momento della giornata, diventando nervoso, ansioso, irritabile e depresso

• Il giocatore spesso diventa superstizioso, bugiardo e distratto

• Le perdite finanziarie diventano consistenti e per continuare a giocare il giocatore richiede denaro in prestito, fa ipoteche, comincia a vendere beni di famiglia

• Anche a lavoro diminuisce la resa e il livello di attenzione

• La voglia di stare con gli altri diminuisce sempre di più

• Le relazioni in famiglia diventano tese

• Nel giocatore si manifestano i più consueti disturbi legati allo stress: dolori allo stomaco, ulcere, coliti, ipertensione, malattie cardiache, insonnia, perdita dell’appetito, emicranie.

I sondaggi dimostrano che i tentativi di suicidio tra i giocatori d’azzardo patologici sono fino a 4 volte superiori rispetto alla media della popolazione.

Il percorso di un giocatore patologico attraversa diverse fasi, di cui è importante prendere coscienza.

Fondamentale è la scelta di mettersi in gioco per uscirne vincente.

Fase vincente o della luna di miele.

Il primo contatto con il gioco avviene solitamente insieme a parenti o amici semplicemente con l’obiettivo di divertirsi. L’emozione di una grossa vincita fa dimenticare problemi e preoccupazioni. La sensazione di vincere di frequente aumenta l’eccitazione legata al gioco da cui consegue l’incremento del denaro scommesso e delle giocate.

Fase perdente.

Il giocatore continua da solo mentre il suo pensiero è sempre più monopolizzato dal gioco. Racconta le prime menzogne a familiari, amici e colleghi. Comincia a contrarre debiti senza riuscire a risanarli. Diventa sempre più irritabile e agitato e tende a isolarsi dagli altri. Si innesca il meccanismo della rincorsa alla perdita, quindi si gioca sempre di più nel tentativo di recuperare il denaro perso.

Fase della disperazione.

Il giocatore è diventato patologico. Ha completamente perso il controllo del suo modo di giocare. Può provare un senso di panico e prestarsi ad azioni illegali. Le persone intorno non hanno più fiducia in lui, non gli credono e questo lo rende ancora più aggressivo.

Fase della perdita della speranza/crollo.

Il giocatore patologico è sempre più isolato. A questo punto possono manifestarsi problemi con la giustizia, crisi coniugali e divorzi, perdita del posto di lavoro, ricorso all’usura e, in alcuni casi, pensieri e tentativi di suicidio.

Fase della risalita.

Il giocatore patologico si rende conto della gravità della sua dipendenza e decide di chiedere aiuto

 

 

 

 

Redazione Scomunicando.it

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