alle ore 20,00
L’iniziativa è promossa da Armenio Editore , sarà introdotta da Cettina Giallombardo ed avrà come moderatore l’inviato speciale dde “Le Iene” Ismaele La Vardera ù
“Imperium. Il Figlio dei due Padri”
la prefazione dei Daniele Martini
Ritrovarsi a studiare il palco della vita? Riproporre a se stessi una rimodulazione o una maggiore comprensione del proprio essere? Ed è con delicatezza e sagacia, che Alessandra Pirri e Vincenzo Francesco Paolo Di Dia ne parlano nel romanzo, scritto a quattro mani e variegato da flash back stupefacenti ma concreti.
Studiare il “palco della vita” è interessante sia quando c’è qualcuno al nostro fianco, ma anche da soli. Essere da soli, però, ci aiuta a capire come sia importante rimettersi in gioco in ogni campo: la sfida è quella di rimanere da soli con se stessi per poi cercare di rientrare alla grande nella vita, con accanto possibilmente le persone giuste.
Il palco della vita, inoltre, ci mette di fronte a delle difficoltà che, nel bene o nel male, possono essere insormontabili. Per risolvere un problema, dunque, il consiglio può essere quello di capirlo e di condividerlo con altri.
Tra gli spettacoli più belli che la vita ci offre sul palco, vi è quello della vita stessa. Dal venire al mondo alla comprensione. È il percorso della conoscenza. Della maturità che si acquisisce, giorno dopo giorno, non senza sofferenza.
Protagonista del romanzo, Enea. Un uomo con due aliti. Il bianco, e il nero. In Enea, come in ogni uomo, ma al tempo stesso in modo unico, vivono due essenze, una a destra e una a sinistra: si tratta del bene e del male. Ed è proprio la nostra coscienza che ci fa capire cosa è giusto e cosa è sbagliato nella nostra vita. E Melissa, coprotagonista, racconta di Enea. E lo fa ripercorrendo i passi del giovane uomo, dalla nascita fino al primo passo per acquisire la consapevolezza di chi è lui. E di chi siamo noi. Enea, col tempo, cresce e diventa uomo: e infatti, il palcoscenico della vita si fa da solo, giorno dopo giorno. La storia della vita la scriviamo noi, anche se a guidarci è Qualcuno molto più grande di noi.
La narrazione è chiara, limpida, profonda. Lo stile, fluido e scorrevole, catapulta il lettore in un mondo parallelo. Quello degli anfratti, dei sotterranei delle città e delle menti. Bene e male del mondo, si scontrano in una realtà apparentemente normale. Una élite superba da una parte. E la Natura, la Madre Terra, dall’altra. Scenario privilegiato, quello di Washington, città massonica per eccellenza. E da lontano, un soffio vitale e genuino che, con discrezione ma tenacia, arriva dalla saggezza antica degli indiani d’America.
In fondo, la vita stessa è un teatro: bisogna riflettere prima di entrare in scena, e cercare soprattutto di comprendere cosa vuole il pubblico. E, una volta scelto il palcoscenico, è fondamentale sapersi esibire, essere gli attori protagonisti e apprezzare al meglio tutto quello che si vive: la vita è bella e vale davvero la pensa di essere vissuta.