Cultura

BROLO – Quando si svegliò sotto le bombe degli americani

80ANNI FA QUANDO SBARCARONO GLI AMERICANI

Le foto, la cronaca di quelle ore, la paura.. l’orrore della guerra. Era tra il 10 e l’11 agosto. Foto di giovani soldati tedeschi morti negli agrumeti e nei pollai di Brolo, facevano parte delle truppe in ritirata, ma pronte a dar ancora battaglia… foto che nessuno vorrebbe più vedere scattare. Foto che rammentano quando la guerra passò proprio in mezzo al paese.

 

Foto che ci consegnano la Storia di quello sbarco…

Gli americani entravano da vincitori, sbarcavano nell’isola … allora come ora.

 




 

Tutto seriamente documentato grazie anche alle foto dell’archivio storico Pidonti e di quelle dei fotoreporter di guerra a seguito delle truppe americane e tedesche,  a mappe e documenti ufficiali, a libri scritti sull’evento ed anche alle preziose ricerche di Basilio Maniaci autore di libri sull’argomento  e di un’interessante Mostra Storica sulla Seconda Guerra Mondiale a Messina e Provincia

Quella dello sbarco fu un’operazione miliare complessa. Gli americani pagarono care le loro tracotanze e arroganze nel non aver considerato il passaggio troppo stretto dei blindati sotto i “passi” ferroviaria,  mentre gli “sfollati”, dalle case di Jannello (anche nella miniera) e Lacco, evocando quanto era prima accaduto a Caronia (violenza, rapine, stupri) o in altri paesi dell’interno dell’isola – vedi Capizzi – dove si registrarono episodi simili a quelli de “La Ciociara” , vivevano quei momenti con grande paura.

Uno sbarco che contò anche i morti tra i “civili”.

Agosto 1943, Brolo è sotto la tempesta di fuoco della prima ondata di 12 bombardieri americani A-36 che verso mezzogiorno dell’11 agosto si misero a sganciare una pioggia di bombe su Monte Cipolla, seguiti, a rotazione, da una seconda ondata di altrettanti bombardieri e, poco prima delle 17, da 24 aerei tedeschi F.W.-190.

Il “fuoco amico”, che a causa di segnalazioni sbagliate bombardò Monte Cipolla, fece più vittime di quello dei nemici. Tra i soldati americani si contarono 99 morti. Tra i tedeschi si suppone che il numero delle vittime sia stato molto più pesante.

Descrive così quei momenti Basilio Maniaci nel suo libro e aggiunge –

Nell’operazione Brolo Beach il rilevato ferroviario alto circa 4 m, i sottopassaggi strettissimi, i limoneti fittissimi e le saie in lungo e in largo, cosituirono altrettanti ostacoli per l’avanzata dei carri armati, dei cannoni semoventi e degli attrezzi meccanizzati verso Monte Cipolla.

Si fece ricorso alle bestie da soma per il trasporto di munizioni per mitragliatrici e mortai.

Ma le salmerie non riuscirono a rifornire i soldati americani per il sacrificio di 15 uomini e 13 bestie da soma al bivio per Ficarra.

Alla fine, la conquista del Monte Cipolla si trasformò in una furiosa battaglia (l’ultima di Sicilia) con l’intervento delle forze di terra, di mare e di cielo”.

Attimi lunghissimi, giorni pesanti con intere famiglie sfollate a Lacco, nella chiesa, tra le famiglie di quel borgo. “La chiesetta della Madonna Maria SS. Addolorata di Lacco e alcune casette della frazione nebroidea dove, durante le cruenti fasi dell’”Operazione Brolo Beach”, qui c’erano gli sfollati brolesi.

I tetti a tegole e le mura in pietra delle strutture fanno intendere quanto il Paese fosse impreparato ad affrontare la guerra costringendo le persone a trovare mezzi di fortuna per ripararsi dai bombardamenti”.

Di quel tempo rimane a Brolo anche una lapide, al cimitero, che ricorda tre soldati tedeschi “senza nome”, tre morti “sconosciuti”, che negli scontri del secondo conflitto, persero la vita durante lo sbarco, morti sulla piana di Brolo proprio all’epoca dello sbarco degli alleati a Malpertuso, lasciati tra i rovi di Malpertuso da un esercito  in rotta ma non domo, che proprio grazie agli sbagli americani, ebbe il tempo di ricompattarsi e continuare la guerra per lunghissimi mesi.



 

Una storia triste, lo sbarco di Brolo,  raccontata dalle nonne, ricordata nelle bettole dai “vecchi”, che parlavano anche della vecchia “miniera” di Jannello diventata ostello di guerra, e che ricordano anche le violenze degli alleati sulla popolazione, la paura per i “marocchini” , e di alcune “ciociare brolesi”, storie occultate per il senso di morale e di protezione. Storie che parlano anche della morte di un ragazzino – Santo Campo, figlio di Salvatore – ucciso da una jeep americana, e per la quale nessuno ha mai  pagato.

Episodi che disegnano la storia di una Brolo sotto i bombardamenti.

E dice ancora Maniaci “Si tratta di naturali ricordi di storia locale, e non di celebrazioni. Poiché se Historia est magistra vitae ne deriva, conseguentemente, che la vita dipende dalla maggiore o minore consapevolezza che uno ha della storia. Sciogliere un po’ di passato nel proprio sapere, quindi, è naturale come per gli alberi lo è con le proprie radici. Se, poi, le proprie memorie possono costituire un patrimonio culturale, valutabile anche in termini di risorse, che ben venga specie in questi tempi di crisi”.

 

Sul sito della X^Flottiglia Mas la battagli di Brolo si ricorda così:

Dunque l’ 11/12 agosto venne effettuata l’operazione Brolo Beach che prevedeva uno sbarco anfibio ancora una volta a cura del 2° Btg/30° Rgt. del Lt.Col. Bernard (650 uomini), su un tratto di spiaggia di questo piccolo centro ubicato a dieci miglia dietro le linee nemiche, allo scopo di intrappolare la 29ª Pzgr. Div. Tedesca. Ma il Battaglione Americano facente parte della 3ª Div. di Fant, per un errore tattico (e forse anche per l’esiguità del reparto, numericamente troppo basso) sbarcò in un punto assolutamente sconveniente che non dava possibilità di passaggio alle truppe corazzate, trovandosi così sotto il tiro del comando del 29° Artillerie Rgt. Tedesco (Oberst Fritz Polak), composto per l’occasione da due Battaglioni di Pzgr. ed alcune Compagnie Flak e FjPzgr. Tali reparti asserragliati sul vicino monte Cipolla (220 m.) scatenarono un inferno di fuoco contro le truppe Americane che rimasero inchiodate sulla spiaggia. Per risolvere la complicata situazione dovettero intervenire la marina e l’ aeronautica che bombardarono le posizioni nemiche, ma dovettero nel contempo difendersi con gravi perdite dagli attacchi aerei della Luftwaffe (ormai la sola ad operare nei cieli Siciliani).

Prima che giungesse l’oscurità i reparti Italotedeschi erano riusciti a sganciarsi dalle posizioni ed arretrare verso Messina, facendo saltare un tratto di strada in località Capo Calavà. Finita la battaglia il Lt. Col. Bernard aveva perso 177 uomini tra morti e feriti, l’operazione Brolo Beach non aveva raggiunto l’obiettivo primario prefissato. Nel frattempo lo stesso 11 agosto, sul versante centro-meridionale difeso dalle Divisioni Tedesche della 15ª, HG e Iª paracadutisti, si verificava l’abbandono della città di Randazzo, perno centrale della linea Tortorici ed il conseguente ingresso della 9ª Div. Americana e 78ª Inglese il giorno 12.

La presa di Randazzo che era regolarmente colpita dai bombardieri Angloamericani sin dal 13 luglio (il 16 fu anche incendiata), fu devastata da 745 bombardieri i quali nei giorni 6, 7 ed 8 agosto effettuarono ben 24 incursioni per ciascun giorno, distruggendo o danneggiando l’80% delle abitazioni. aggiungo anche gli scontri in zona Tusa (chiamata poi dagli americani la cresta insanguinata) e sul torrente Furiano. Si consieri anche che gli italotedeschi riuscirono a portare in continente 100.000 uomini attraverso lo stretto di Messina . Chiariamo anche il fatto che gli alleati stessi non si definivano liberatori, bensì truppe di occupazione, infatti la sigla AMGOT significa governo militare alleato dei territori occupati.

ancora sul web
Sulla strada costiera settentrionale, la 3a Divisione statunitense, il 1 agosto era venuta in soccorso della esausta 45a Divisione e si era avvicinata alla successiva linea/crinale tedesca. Detta la posizione San Fratello, era così formidabile che la 29.’Panzergrenadier-Division’ respinse facilmente un attacco dopo l’altro della 3a Divisione. Perfino il fuoco dei cannoni e l’uso di fumogeni non riuscì a sloggiarli. Alla fine, il 6 di agosto, Bradley a Truscott decisero di lanciare un anfibio ‘ end run ’ (fine corsa) per entrare nelle posizioni del nemico. Questa prima operazione a ‘salto di rana’ nella notte tra il 7 e l’8 agosto, fu un successo misto.
Utilizzando il Marina LST, con base a Palermo, Truscott mise in postazione il 2° Battaglione rinforzato della sua 30a Fanteria- ‘ Task Force Bernard ’ che sbarcò, virtualmente senza trovare opposizione, a Sant’Agata, dietro la linea di San Fratello. Aiutato da questo, la principale forza della 3a Divisione, dopo una fiera battaglia,, irruppe nella linea e subito dopo soccorse la ‘task force’. Comunque, poco prima dello sbarco, la 29° ‘ Panzergrenadier ’ di Fries aveva iniziato un ritiro ed il grosso del gruppo se ne era andato appena in tempo. La seconda operazione anfibia ebbe luogo tre notti dopo e 25 miglia ad est e fu forzata su Bradley e Truscott da Patton il quale stava diventando sempre più impaziente di raggiungere Messina. Fries aveva stabilito ancora un’altra linea di difesa, lungo il fiume Zappula, nella Penisola di Capo D’Orlando, e Patton voleva un altro sbarco della ‘ Task Force Bernard ’ a Brolo, dieci miglia dietro le linee nemiche. La piccola forza del Tenente Colonnello L. A. Bernard sbarcò senza trovare opposizione, ma fu controllata non appena si diresse verso il Monte Cipolla che sovrasta Brolo e pesantemente contrattaccata. Quando la principale forza della 3a Divisione soccorse i propri commilitoni il 12 agosto, Bernard aveva perso 177 uomini ed il nemico era nuovamente fuggito.
foto dello sbarco

Redazione Scomunicando.it

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