BROLO – Si ritorna a parlare di usura. Due arresti
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BROLO – Si ritorna a parlare di usura. Due arresti

Brolo paese di usura, usurai e usurati.. erano gli anni 90, ed il paese finì in cronaca. Ora ci ritorna. La piaga non si è estinta. Due arresti dopo la denuncia di un imprenditore.

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Gli arresti all’alba di oggi, sono stati effettuati a Brolo e Messina, dai Carabinieri della Compagnia di Patti che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed una agli arresti domiciliari emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Patti, Dott. Ugo Domenico Molina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, guidata dal Procuratore Angelo Cavallo. Attualmente i fermati sono il 42enne Calabrò Fortunato, domiciliato a Broloe del 53enne messinese Chiaia Franco. Entrambi ritenuti responsabili di usura pluriaggravata in concorso, nonché, il solo Calabrò, di estorsione, lesioni personali e rapina.

Il provvedimento scaturisce da un’attività di indagine sviluppata dalla Compagnia Carabinieri di Patti, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica Dott.ssa Giorgia Orlando, i cui esiti hanno consentito di ricostruire la drammatica vicenda di cui è stato vittima un imprenditore brolese, che si era deciso di denunciare i fatti.

Il commerciante, infatti, titolare con il fratello di un negozio all’ingrosso di calzature, attanagliato dalla crisi economica ed oberato dai debiti contratti con le banche, nel dicembre del 2016 è caduto nella trappola dell’usura, accettando dal Calabrò Fortunato, per il tramite di Chiaia Franco, la consegna di 50.000 euro in contanti con l’applicazione di un tasso di interesse usurario del 13% mensile, pari a 6.500 euro al mese.

L’imprenditore, con una parte del denaro ricevuto in prestito ha ripianato i debiti contratti nell’attività commerciale ed il resto lo ha dovuto da subito impiegare per soddisfare il pagamento degli interessi usurari, fino ad esaurire completamente, in soli otto mesi, le risorse economiche necessarie per accontentare i propri aguzzini.

Ridotto in stato d’indigenza al punto di non riuscire a provvedere a sé stesso, è caduto nella disperazione ed a partire dall’estate del 2017, non riuscendo a fare fronte con puntualità alle pretese usurarie ha iniziato ad essere vittima di soprusi sempre più pressanti, minacce, prevaricazioni di ogni genere e violenze fisiche.

La vittima ha dovuto subire veri e propri “saccheggi”, per soddisfare le pressanti richieste economiche che gli venivano rivolte. Il Calabrò, con atteggiamento di assoluta prepotenza, si è più volte presentato presso il magazzino dell’imprenditore, impossessandosi, gratuitamente, di calzature e articoli di abbigliamento per un valore complessivo di 30.000 euro. In un’altra circostanza, invece, l’usuraio ha addirittura costretto la vittima a cedere un notevole quantitativo di merce, 260 paia di scarpe, ad un negoziante messinese, per poi intascarsi interamente il ricavato della vendita pari a 6000 euro.

Tutto questo – si legge nel comunicato dell’Arma – per annichilire l’imprenditore ed indurlo a non denunciare i fatti.

Tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, ancora, altri due gravissimi episodi hanno visto coinvolto anche un secondo imprenditore, anch’egli commerciante, il quale aveva consegnato alla vittima un assegno postdatato di cui il Calabrò si è impossessato, facendosi consegnare altresì, a titolo di garanzia della solvibilità del titolo, denaro contante ed una lavatrice, concretizzando, in tal modo, il reato di estorsione di cui è altresì accusato.

I due imprenditori, inoltre, in una seconda circostanza, mentre erano insieme all’interno della loro autovettura, sono stati bloccati dal Calabrò, il quale, dopo averli colpiti con schiaffi e pugni al volto, si è impossessato di un telefono cellulare, dicendo che ne avrebbe fatto dono alla figlia.

Proprio in quel periodo, la vittima di usura, oppressa dalle esose richieste di denaro da parte dell’aguzzino, giunto a pretendere addirittura la consegna di 100.000 euro e ridotto in un concreto stato di povertà materiale tanto da doversi trasferire presso i genitori, ha iniziato a pensare alla vendita dell’abitazione di proprietà, quale estrema soluzione per spezzare il vincolo con i propri aguzzini.

Per sottrarsi alla stretta del suo usuraio, la vittima era arrivata al punto di valutare il tragico proposito di togliersi la vita, come confessato agli inquirenti ma, fortunatamente, il gesto estremo è stato scongiurato proprio dalla decisione di denunciare i fatti ai carabinieri, come di fatto avvenuto nel marzo 2019.

Più in particolare i gravi indizi a carico degli indagati sono emersi non soltanto raccogliendo le testimonianze di famigliari e conoscenti ed effettuando individuazioni fotografiche e sopralluoghi, ma anche mediante lo svolgimento di attività tecniche d’intercettazione telefonica nei confronti dei soggetti coinvolti. Proprio queste operazioni intercettive hanno svelato, in tutta la loro violenza, le pressioni esercitate dal Calabrò nei confronti dell’imprenditore vittima dell’usura: pressioni costanti, attuate con atteggiamento di dominio assoluto, tali da gettare la vittima in uno stato di prostrazione psicologica così grave da indurlo a pensare al suicidio e tali da farla desistere da qualsiasi proposito di ribellione.

Dal momento liberatorio della denuncia ad oggi, i militari impegnati nelle attività investigative, si sono dimostrati anche un vero e proprio riferimento per la vittima, che, nonostante l’indigenza ed il profondo malessere, ha saputo affidarsi completamente alle mani dello Stato.

Le risultanze investigative raccolte, quindi, hanno permesso di ricostruire chiaramente i tratti della vicenda, evidenziando le gravi responsabilità degli indagati e consentendo così all’Autorità Giudiziaria di emettere l’odierno provvedimento custodiale, in esecuzione del quale, questa mattina, Calabrò Fortunato e Chiaia Franco sono stati tratti in arresto, il primo associato alla casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto ed il secondo sottoposto agli arresti domiciliari.

A tale proposito il Procuratore di Patti ha dichiarato: “Mi auguro che questa vicenda possa servire da stimolo e da sprone per tutte le persone che attualmente subiscono reati di questo tipo, particolarmente subdoli ed odiosi: collaborare con le Forze dell’Ordine e denunciare fatti di tal genere “paga” sempre, perchè lo Stato, proprio con l’aiuto dei Cittadini che denunciano, è sempre in grado di dare delle risposte pronte ed efficaci”.

14 Novembre 2019

Autore:

redazione


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