“La libertà d’informazione è forse una libertà superiore ad altre costituzionalmente protette, e come tale va difesa da ogni tentativo di compressione”. E’ il monito del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, che nella Relazione annuale al Parlamento tocca uno dei temi più discussi in questi giorni, alla vigilia della giornata di mobilitazione indetta per il 9 luglio dalla Federazione nazionale della stampa contro il disegno di legge in materia di intercettazioni. Il “pluralismo dell’informazione”, sottolinea Calabrò, è “tra i principi fondanti dell’Unione europea” in base al trattato di Lisbona: “si tratta di un parametro di legittimità della legge che deve essere valutato con attenzione in qualunque intervento normativo nazionale in materia d’informazione, compresi quelli riguardanti le intercettazioni”.
Nella Relazione Calabrò ricorda che lo stesso Trattato di Lisbona “include tra i diritti fondamentali dell’Unione il rispetto della dignità umana e della vita privata e familiare, nonché il diritto a un processo equo” e riconosce che “la verità televisiva, mediatica, la diffusione di indiscrezioni e illazioni pongono sotto nuovi aspetti il problema della tutela della dignità umana”. Ma la via suggerita dall’Agcom, sottolinea il presidente, è “quella dell’autogestione”, come dimostra l’esempio del Codice di autoregolamentazione sui processi in tv promosso dall’organismo di garanzia.
RAI-AGCOM: CALABRO’: PRESSIONI NON CI HANNO INFLUENZATO – “Nessuno degli atti istituzionali e delle decisioni collegiali adottati dall’Autorità ha risentito delle pressioni e insistenze che possono essere state esercitate, da qualsiasi parte”. Dopo la bufera dell’inchiesta della procura di Trani sulle presunte pressioni del premier Berlusconi per far chiudere Annozero di Michele Santoro e dopo le dimissioni del commissario Giancarlo Innocenzi, il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, coglie l’occasione della Relazione annuale al Parlamento per ribadire con forza l’indipendenza dell’organismo di garanzia. Un requisito che, spiega Calabrò, è essenziale (“le autorità indipendenti non nascono dalla mente di Zeus, come Atena, ma o sono indipendenti o non hanno motivo di essere”), ma che “va verificata ogni giorno” e che soprattutto “può e deve essere rafforzata” recependo la nuova direttiva Ue.
TV: +1.7% RICAVI 2009,CALANO SPOT, CRESCE PAY – Nel 2009 i ricavi del settore televisivo “si mantengono consistenti, segnando un incremento dell’1.7% rispetto al 2008” e si riduce ancora di più la forbice tra gli introiti complessivi da pay tv (in crescita) e da pubblicità (in discesa). E’ la fotografia scattata da Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, nella Relazione annuale al Parlamento. L’assetto del settore tv si conferma “essenzialmente tripartito: Rai-Mediaset-Sky – rileva Calabrò – con gli altri operatori minori e le tv locali che faticano a trovare spazi concorrenziali”. In particolare, nel 2009 i ricavi Rai sono stati pari a 2.728 milioni di euro (erano di 2.716 milioni l’anno precedente), quelli di Sky 2.711 milioni (contro 2.641) e quelli di Mediaset (al netto di una quota delle partecipate) 2.506 milioni (contro i 2.531 dell’anno precedente). I ricavi totali da pay tv nel 2009 sono stati 2.875 milioni (+7.4%), quelli da pubblicità 3.541 milioni (-9.3%), in linea con il trend europeo.
TROPPI SMARTPHONE, RISCHIO COLLASSO RETE – “In assenza di interventi, con il tasso attuale di diffusione degli smartphones, la nostra rete mobile rischia il collasso”. E’ l’allarme lanciato dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, che nella Relazione annuale al Parlamento ha ricordato che l’Agcom “sta portando avanti una politica finalizzata alla liberazione in tempi brevi di frequenze radio: contiamo – ha aggiunto – di rendere disponibili, prima del 2015, circa 300 Mhz da mettere all’asta per la banda larga”.
TLC: PREZZI -31% IN 15 ANNI, ANCORA SPAZIO PER CALO – I prezzi delle tlc in Italia tra il 1995 e il 2010 sono diminuiti del 31%. Lo ha rilevato il presidente dell’Autorità di settore, Corrado Calabrò, che nella relazione annuale al Parlamento ha comunque osservato che per le chiamate da telefono fisso a mobile “c’é margine per una ulteriore riduzione dei prezzi” e che i costi della terminazione mobile vanno rivisti alla luce della recente raccomandazione dell’Ue. L’indice dei prezzi alla produzione delle tlc è stata nell’ultimo anno del 6,5%: nel mobile il calo è stato del 9%, nel fisso del 5,5%. Il rapporto dell’Autorità mette poi a confronto la dinamica dei prezzi nelle tlc in Europa dal 1998 al 2009. Fatto 100 il valore del 1998 (anno dell’avvio della liberalizzazione) l’Italia si colloca al primo posto per i ribassi a 67,99. La Spagna è invece il Paese dove le tariffe sono diminuite di meno (86,56), seguita dalla Francia (84,30), dal Regno Unito (79,12) e dalla Germania (70,59). Il valore espresso dall’Italia è pertanto anche migliore di quello della zona euro (74,32). Quanto ai costi di terminazione mobile, Calabrò sostiene che “i cittadini non devono pagare un costo superiore a quello efficiente, anche se questo surplus viene poi in parte restituito all’utente mediante gli sconti promozionali e i pacchetti. Inoltre la discesa delle chiamate fisso mobile per l’utenza non riflette appieno la discesa dei prezzi all’ingrosso. Se il mercato non dovesse funzionare interverremo”. Per quanto riguarda invece lo stato di salute del settore, il presidente dell’Agcom ha osservato che “in Italia le tlc hanno tenuto nonostante la crisi”: i ricavi sono diminuiti del 3,3% a 43,71 miliardi di euro, ma il peso sul pil è rimasto stabile al 3% e si è registrato un incremento della quota di investimenti sul totale nazionale (6% circa).
FINI, LIBERTA’ STAMPA MAI SUFFICIENTE IN DEMOCRAZIA – “In un grande Paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente”. Lo afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini che, intervenendo alla presentazione della relazione annuale dell’Agcom, osserva: “Abbiamo ancora bisogno di introdurre nell’ordinamento ulteriori norme che tutelino l’accesso ai mezzi di informazione”. (AGI).
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