CALCIO – Gli uomini che hanno fatto la storia del calcio a Messina
Calcio, Fotonotizie, In evidenza, News Calcio, Sport

CALCIO – Gli uomini che hanno fatto la storia del calcio a Messina

Quando il Messina Calcio che faceva sognare gli appassionati giallorossi

L’Italia intera vive di calcio. Questa passione smisurata attraversa le regioni del Bel Paese ed è in grado di appassionare milioni di tifosi. Ci sono le big del campionato come Inter, Juve, Napoli e Milan, che hanno contato nel tempo calciatori fantastici ed indimenticabili. Poi ci sono quelle realtà che lasciano un segno indelebile nella mente dei propri tifosi. È il caso del Messina, una squadra che fino a qualche anno fa faceva sognare i propri tifosi, anche in Serie A. gli stessi tifosi che sperano molto presto di ritornare a vedere il Messina nel calcio che conta, a giocare con le big e magari vedere la propria squadra del cuore per una volta favorita nelle quote degli operatori riconosciuti come NetBet, contro squadre blasonate.

Ma quali sono stati i calciatori che hanno fatto la storia del Messina?

Si parte dal portiere, ovviamente, e non potrebbe non essere Marco Storari. L’ex Messina arriva in città nel 2003, acquistato per 250 mila euro dal Napoli, e conquista la promozione in Serie A nel 2003-2004. Nella stagione 2004-2005 è tra i protagonisti del campionato del Messina in Serie A, che ha raggiunto il 7º posto, rivelandosi un infallibile para-rigori come già nella stagione precedente. Nel 2006 è diventato capitano della squadra siciliana, il 17 gennaio 2007, durante la sessione invernale del calciomercato, è stato ingaggiato dal Milan per 1,2 milioni di euro, per poi approdare alla Juventus e vincere trofei in quantità A Messina Storari ci ha messo su pure famiglia, sposando Veronica Zimbaro, comprando casa, e aprendo un locale. E dire che ci era arrivato con qualche mugugno, sostituendo Emanuele Manitta, uno degli “storici” esponenti della prima ondata di talenti che fecero rapidamente scalare all’ex Peloro le categorie minori, molto minori.

Tutti ricorderanno il suo sinistro fatato. Alessandro Parisi è stato un terzino di spinta molto in voga nei primi anni duemila. Nella Serie B 2003-2004 gioca quasi tutte le partite (41) e va a segno 14 volte, contribuendo al raggiungimento del quarto posto, e la conseguente promozione del club peloritano in Serie A dopo trentanove anni. Resta a Messina anche nel campionato successivo in Serie A, nel quale disputa 27 partite andando a segno 6 volte: prestazioni che gli valgono la convocazione in azzurro di Marcello Lippi per l’amichevole Italia-Finlandia, giocata proprio a Messina il 17 novembre 2004: diventa così il primo giocatore nella storia del Messina ad aver giocato per la Nazionale.

Nicolò Napoli, cresciuto nel vivaio del Palermo, passa poi alla formazione “Allievi” del Tommaso Natale. Viene quindi prelevato dal Messina, con cui gioca alcune trionfali stagioni sullo Stretto prima di essere ingaggiato nel 1987 dalla Juventus. Rimane a Torino per quattro anni, vincendo in maglia bianconera una Coppa Italia e una Coppa UEFA nella stagione 1989-1990. Così come Parisi, anche Napoli era in possesso di una notevole “bisola”, che serviva più come arma non convenzionale che per far gol, visto che in quella formazione, allenata da Franco Scoglio, di tiratori ce n’erano in abbondanza, da Beppe Catalano a Franco Caccia.

Luca Fusco, invece, ha fatto praticamente un solo anno, ma da fenomeno, a Messina. E chi ricorda di Antonio Bellopede? Poco meno di quattrocento partite (178 col Messina, tra campionati e coppe), giocate al massimo in serie B, categoria nella quale è arrivato ormai trentenne, Bellopede è stato capitano dei giallorossi quando il capitano poteva permettersi di bullizzare un certo Totò Schillaci, testa calda che viene schiaffeggiato in campo, durante una partita nervosa, per riportarlo a più miti consigli.

Massimo Donati, invece, è partito da Messina per avere poi una buona carriera. Prestante fisicamente, con discreti piedi e forte nel gioco aereo, dopo Messina Donati ha iniziato a girovagare, eleggendo come sua seconda patria la Scozia. Prima col Celtic, poi, anni dopo, con l’Hamilton Academica.

Sasà Sullo rimane tra i più memorabili calciatori ad aver vestito la gloriosa biancoscudata. Rigore contro il Catania nella finale di ritorno del play-off a giugno 2001, gol e serie B. E invece Sasà Sullo è stato di più, molto di più. Leader silenzioso e carismatico, centrocampista dai piedi sopraffini e dal cervello acuto (non aiutato però dal fisico), tattico di sguardo lungo: caratteristica, questa, che gli varrà l’attuale posto di secondo di Giampiero Ventura sulla panchina della nazionale di calcio. Da ricordare anche Giuseppe Catalano ed Enrico Buonocore.

Il top, però, è stato Totò Schillaci. Di testa, di rapina, di potenza, da titolare, da subentrato, Schillaci segnò in qualsiasi maniera conosciuta all’uomo, trascinando quella nazionale di mostri al più amaro dei terzi posti, vincendo il titolo di capocannoniere di Italia ’90 e piazzandosi per un soffio secondo nella classifica del Pallone d’oro alle spalle del tedesco Lothar Matthäus.

20 Novembre 2019

Autore:

redazione


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist