Riceviamo e pubblichiamo la “Lettera aperta” dedicata a chi non ti ha mai ascoltato.
Sono Aldo Clemente, ho 48 anni, faccio parte della grande famiglia “Castello” camiceria che opera in un piccolo paesino della Sicilia, a Brolo, in provincia di Messina da più di 40 anni.
Per me è stato il primo lavoro, avevo solo 23 anni quando sono entrato a far parte di questa Azienda ed in 25 anni ho vissuto, insieme ai colleghi ed alla proprietàla crescita di questa piccola grande Camiceria che con enormi sacrifici è riuscita a ritagliarsi un posto di tutto rispetto nel settore manifatturiero italiano, divenendo brend apprezzato dagli estimatori del made in Italy.
Nel corso di questi anni la Nostra è stata ed è ancora una lotta quotidiana e quando dico la nostra, intendo quella di noi lavoratori che nell’azienda ci abbiamo messo tutti noi stessi e della proprietànella persona di Pippo Pizzino, grazie alla cui tenacia e capacitàimprenditoriale dobbiamo il fatto di aver resistito fino a questo punto.
Da piccola camiceria che produceva per conto terzi, circa undici anni addietro il grande salto: aprire una catena di negozi (97 ultimamente in tutta Italia) e commercializzare direttamente il prodotto che abilmente 100 operaie confezionavano.
Ma tra alti e bassi la crisi non ci ha più permesso di andare avanti da soli. Era necessario investire in un progetto industriale che ci avrebbe consentito, di salvare i posti di lavoro e di rimetterci in corsa, ma per questo avevamo bisogno di un normale e ordinario intervento creditizio, ma questa se pure attuale è giàstoria vecchia.
Negli ultimi periodi di lenta e snervante agonia vissuti nella “Nostra” amata azienda Castello, mi sono ritrovato a riflettere sul paradosso che ci ha travolti, inficiando i sacrifici compiuti da tutti Noi, che abbiamo realizzato insieme alla proprietàil sogno di un’azienda riconosciuta nel territorio nazionale per la qualitàdel proprio prodotto.
La delusione mista a rabbia e sconforto è enorme, poiché è inaccettabile dover chiudere una splendida realtà, riconosciuta e apprezzata anche oltre i confini nazionali, che a causa della più totale indifferenza del sistema creditizio, non è riuscita a concretizzare un progetto industriale, che avrebbe assicurato il futuro di 300 lavoratori, con la possibilità di nuove assunzioni.
Nella mia testa di nuovo potenziale disoccupato (dopo 25 anni di onorato e gratificato impegno), si affollano e si rincorrono un crescendo di emozioni, frustrazioni, preoccupazioni, ma anche e principalmente interrogativi.
Prendendo spunto (soltanto numerico), delle fatidiche 10 domande poste da un noto quotidiano al premier del governo, mi permetto di sottoporre i seguenti interrogativi alle istituzioni competenti quali deputati nazionali, regionali, provinciali, nonché sindaci del territorio e non ultimi i sindacati.
1) I dipendenti della Castello, sono “figli di un Dio minore”?
2) Le istituzioni politiche del territorio, (deputati nazionali e regionali, nonché i sindaci dei paesi limitrofi) che ruolo hanno rivestito in questa tragedia?
3) I segretari delle varie sigle sindacali, provinciali, regionali e nazionali, sono al corrente della chiusura di una azienda che occupa circa 300 persone nella provincia di Messina?
4) Perché nei confronti della Fiat di Termini Imerese, vi è un grande interesse da parte di tutti gli organi politici, sindacali e anche clericali?
5) Dobbiamo ritenere di aver sbagliato a non chiedere alcuna forma di assistenzialismo?
6) Dovevamo forse dar credito a coloro i quali ci proponevano di abbandonare al proprio destino le 100 lavoratrici della Castello e approvvigionarci di produzione made in Cina?
7) E’ un torto, aver creduto che nella Nostra regione si possa fare impresa rispettando il contratto nazionale del lavoro?
8) Dobbiamo ritenerci ingenui per aver trasformato a tempo indeterminato le assunzioni sulla base degli articoli 9 e 10 promossi dalla regione Sicilia e per i quali non abbiamo incassato i contributi pari a circa 750.000,00 euro a distanza di 14 anni?
9) Ci potreste suggerire dove “riporre” almeno 25 anni di riconosciuta professionalitàmaturata nel settore tessile?
10) In occasione del Santo Natale, avete suggerimenti per non far trasparire ai Nostri figli la Nostra disperazione per l’indifferenza manifestata da tutte le istituzioni?
In attesa di risposte urgenti (come per altro gli interventi che stiamo ancora attendendo in Nostro favore), cerco di trovare una risposta alle mie domande, permettendomi impropriamente e indebitamente di scomodare un grande e ineguagliabile servitore della patria, figlio di questa regione matrigna;
“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande.
Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”.
Aldo Clemente
Per cui volesse saperne di più, può effettuare una ricerca nel nostro archivio on-line e leggere quanto pubblicato sul caso “Castello”.