Sono concetti inestricabilmente legati, quello della lettura e quello del viaggio.
Per questo, non sembra esistere occasione migliore della presentazione di un nuovo libro per parlare di viaggi passati e da intraprendere, soprattutto se il libro in questione racconta esso stesso di un viaggio che non è semplice ‘spostarsi’, quanto piuttosto incamminarsi e, spesso, anche fermarsi.
La presentazione del libro “Santiago. La fuerza del camino” di Letterio Pomara ha dato la possibilità di affrontare una delle tematiche da sempre più affascinanti per l’uomo, ossia quello del viaggio nella sua essenza profonda: quella spirituale, di ricerca, di crescita, di cambiamento.
L’incontro ha assunto un significato particolarmente importante in quanto collocatosi nell’ambito di un progetto di mobilità giovanile promosso dallo sportello Eurodesk del Comune di Brolo e dal circolo Arci Sak Be che, ancora nella sua prima fase organizzativa, ha ospitato i responsabili delle amministrazioni comunali e delle associazioni culturali di stati esteri quali Bulgaria, Portogallo e Spagna.
L’intervento dei rappresentanti della Galizia, in particolare, ha contribuito ad arricchire ulteriormente di significato un evento che, dato l’argomento del libro, ne possedeva già una quantità indubbiamente rilevante.
Parlando dell’importanza del viaggio, inteso come opportunità di crescita e cambiamento, si è parlato di mobilità, termine che può essere a pieno titolo considerato sinonimo di opportunità, soprattutto laddove essa riguardi le generazioni più giovani.
Mobilità significa integrazione, vuol dire entrare in contatto con la diversità culturale ed, al contempo, scoprire i tratti comuni che proprio nella diversità sono in grado di unire. Le difficoltà del nostro tempo non sono delimitate, non vivono circoscritte entro i confini nazionali. Esse sono, piuttosto, questioni comuni agli Stati parte dell’Unione Europea e che, per affrontarsi, necessitano di scambi e quindi, di viaggi. “Cammini” che permettono di conoscere, interagire, di muoversi, con ogni conseguenza che il muoversi implica.
I tempi correnti, di crisi e sfiducia, spesso piuttosto che al viaggio, sembrano indurre ad una fuga. Ma ci sono parole che spingono a riflessioni profonde e forse indicano i “sentieri” da intraprendere. Incentivare la mobilità, soprattutto dei giovani, vuol dire, in primis, permettere ai giovani di comprendere il mondo che ci vortica intorno e, di conseguenza, impegnarsi per migliorarlo.
Un ruolo sociale di non poco conto, anzi, di profonda responsabilità per la costruzione del domani.
Suonano quanto mai adatte, allora, le parole di Renzo Piano: “I giovani devono partire ma per curiosità non per disperazione.
E poi tornare.
Partire per capire il resto del mondo e prima ancora se stessi”.