Documento di CapitaleMessina a firma di Pino Falzea e Gianfranco Salmeri
La notizia, appresa dalla lettura del quotidiano cittadino, dell’approvazione del bilancio previsionale 2017 della soppressa Autorità Portuale messinese da parte del Ministero delle Infrastrutture ed il conseguente sblocco di ingenti risorse da investire nei progetti già programmati, colloca al centro del dibattito la “madre” di tutte le questioni poste dall’accorpamento con Gioia Tauro: le risorse economiche generate dai nostri porti devono restare a casa nostra!
Perché al di là delle battaglie identitarie o di principio, considerato che il sistema portuale di Messina-Milazzo (e principalmente Milazzo per la verità), è altamente redditizio, generando ricavi per oltre 8 milioni di euro l’anno, il nodo è garantire che essi, anche dopo l’accorpamento vengano reinvestiti nel nostro territorio. E questo si collega strettamente col tema della governance della futura Autorità di Sistema e dell’autonomia degli uffici periferici, che abbiamo sollevato nel nostro recente documento.
E, sempre nell’ambito del dibattito sui destini della nostra portualità, si deve registrare con interesse l’intervento di uno dei principali operatori siciliani del trasporto marittimo, l’armatore Vincenzo Franza, che indica, nell’ottica dell’accorpamento, il vantaggio dell’opzione Sicilia Orientale, piuttosto che Gioia Tauro, posizione secondo noi condivisibile.
CapitaleMessina già in un documento del dicembre 2015, sosteneva : “per Messina la possibilità di entrare da coprotagonista nel sistema logistico-economico della Sicilia orientale può essere più vantaggioso rispetto ad una integrazione con i porti calabresi con i quali, in ogni caso il ruolo di cerniera ci è garantito per ragioni geografiche, e l’orizzonte del nostro sviluppo economico è legato, in questo momento storico, alla realtà regionale, per motivi sistemici, normativi, logistici, rispetto ad una prospettiva ancora virtuale come quella dell’Area metropolitana. E se siamo obbligati a scegliere dei compagni di strada, perché da soli non possiamo stare, meglio scegliere un sistema in crescita come quello di Catania-Augusta, anziché quello in profonda crisi di Gioia Tauro”
E, siamo ancora convinti di quanto detto, ma sviluppare questo dibattito avrebbe un senso se vi fossero dei margini per la revisione del Decreto Delrio, ma questo non è dato a noi sapere. Sarebbe interessante porre questa domanda al Ministro Delrio, insieme alle altre da noi sollevate, lunedì 27 marzo, in occasione della tappa messinese del tour politico-elettorale del sottosegretario Davide Faraone nella quale egli sarà ospite.
Per quanto ci riguarda, noi, pur tenendo conto di possibili mutamenti di scenario, riteniamo indispensabile portare avanti il percorso preannunciato di confronto con tutti gli attori sociali e politici, perché si arrivi ad una posizione largamente condivisa per la tutela del nostro sistema portuale. Perché in caso contrario, dalla mancanza di sintesi politica, ancora una volta a perdere sarà la città.
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