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CAPITALE MESSINA – “Ci spiace ma sull’Autorità Portuale il Ministro Delrio non ci ha convinto!”

Documento di CapitaleMessina a firma di Pino Falzea e Gianfranco Salmeri

Siamo andati ad ascoltare fiduciosi il Ministro Delrio, ed abbiamo udito alcune cose che ci sono piaciute, i progetti di ammodernamento della rete ferroviaria siciliana e l’imminente avvio dei lavori per il porto di Tremestieri per esempio, ed altre che non ci sono piaciute, lo stop almeno per adesso, al progetto del Ponte, prima di tutto, a smentita oltretutto delle parole del sottosegretario Faraone che in apertura dei lavori aveva indicato il collegamento stabile dello Stretto come priorità per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Ma non abbiamo sentito le parole che avremmo voluto che il Ministro pronunciasse, sul tema principale all’ordine del giorno del dibattito politico cittadino, ossia la soppressione della nostra Autorità Portuale.
Anzi, Delrio è stato risoluto: l’accorpamento con Gioia Tauro è una scelta irreversibile!
Premio di consolazione: la proroga fino a dicembre 2017.
E non ci tranquillizzano le rassicurazioni sulle note criticità legate al legame dei nostri porti con quelli calabresi.
La sede itinerante o l’alternanza tra Sicilia e Calabria, prefigurata nelle parole del Ministro, non è prevista dal Decreto, che stabilisce la localizzazione della sede nel porto “core” dell’Autorità di Sistema, quindi nel nostro caso Gioia Tauro. Salvo che, ai sensi del comma 3 dell’articolo 7, il Governatore della regione faccia istanza di trasferimento altrove, come è successo per la Sicilia orientale a Catania.
Ma da noi chi dovrebbe richiedere lo spostamento della sede, il Governatore calabrese?
E sulla promessa autonomia amministrativa non comprendiamo con quali modalità potrebbe essere garantita: l’articolazione periferica dell’Autorità che avrà sede a Messina, l’Ufficio Portuale avrà poteri e mansioni limitate, inoltre come recita l’articolo 8 comma 2 del Decreto legislativo: “Al Presidente sono attribuiti tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione, salvo quelli riservati agli altri organi dell’ AdSP ai sensi della presente legge. Al Presidente spetta la gestione delle risorse finanziarie in attuazione del piano di cui all’articolo 9, comma 5, lettera b”, ergo per ottenere una qualche forma di autonomia finanziaria del costituendo ufficio territoriale di Messina, si dovrebbe rifare la legge.
Inoltre alla lettera “m” dello stesso articolo si legge “il Presidente amministra le aree e i beni del demanio marittimo, ricadenti nella circoscrizione territoriale di competenza, sulla base delle disposizioni di legge in materia, esercitando, sentito il Comitato di gestione, le attribuzioni stabilite negli articoli da 36 a 55 e 68 del codice della navigazione e nelle relative norme di attuazione”, in soldoni le parti più pregiate della nostra città, zona falcata, fiera, passeggiata a mare, etc. etc. saranno soggette alle decisioni del Presidente e del Comitato di Gestione dell’Autorità di Gioia Tauro.
E non ci convincono altresì le rassicurazioni generiche su una Governance paritetica tra i due territori: l’unica certezza sarà il fatto che nel futuro Comitato di Gestione vi sarà uno squilibrio nei rapporti di forza tra le due sponde dello stretto, tre componenti su 5 sono infatti di nomina calabrese, uno nominato dalla Regione, uno dal comune di Reggio C. ed uno da quello di Gioia T., risultato di questa fusione innaturale tra i porti appartenenti a due regioni differenti.
Anche il proposito di garantire il reinvestimento delle risorse generate dai porti nel territorio di appartenenza sembra legato alle generiche buone intenzioni del Governo.
Neanche una parola, invece, sulle legittime preoccupazioni riguardo la crisi strutturale del porto di Gioia Tauro, che costituisce la principale riserva, aldilà dell’orgoglio di campanile di coloro che vedono questo accorpamento come un possibile abbraccio mortale. Non regge, Ministro, il paragone dell’accorpamento tra Copenaghen ed il porto svedese di Malmo, situazioni, purtroppo, molto distanti dalle nostre.
Purtuttavia, abbiamo il diritto del dubbio ed il dovere della fiducia: utilizziamo il periodo della proroga per sollecitare i necessari provvedimenti correttivi del Decreto che possano garantirci quanto il Ministro ha promesso, e su questa iniziativa la città tutta deve essere coesa.
E non intendiamo abbandonare la speranza che la scelta dell’accorpamento con Gioia Tauro possa essere modificata, perché continua a non convincerci in quanto la consideriamo dannosa per l’economia del nostro territorio.
Ritenendo comunque preferibile, se accorpamento vi deve essere, che si resti in Sicilia: d’altro canto un Decreto si può anche cambiare!

Redazione Scomunicando.it

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