CAPITALE MESSINA – Emergenza rifiuti e l’inganno della differenziata
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CAPITALE MESSINA – Emergenza rifiuti e l’inganno della differenziata

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CapitaleMessina sull’emergenza rifiuti, documento a firma del Geologo ambientale prof. Giovanni Randazzo: “La differenziata così come funziona attualmente è un inganno perché tutto finisce in discarica!”

Anche molti di coloro, amministratori o opinionisti, che hanno sostenuto pervicacemente per anni una scelta risultata fallimentare, immaginando ipotetiche percentuali di raccolta differenziata che avrebbero dovuto fare sparire “per miracolo” i rifiuti, stanno cominciando a ricredersi.
A tutti piacerebbe un sistema basato sulla riduzione della produzione del rifiuto e sul riciclo, ma la realtà nei nostri territori è che tutto o quasi finisce comunque in discarica.
Noi lo diciamo da sempre: questo sistema di smaltimento, basato sulle discariche, che rappresenta il metodo di gestione dei rifiuti meno sostenibile, in quanto lascia in eredità alle future generazioni gli scarti da noi prodotti.
E’ utile, al riguardo, partire da due dati di fatto incontrovertibili.
Primo: in Sicilia la filiera del riciclo ha una diffusione minimale, tanto che se in tutta la regione si raggiungessero le percentuali di raccolta differenziata richieste per legge (65%), le diverse frazioni verrebbero riciclate in misura ridotta. Più precisamente, in Sicilia, i 22 impianti che trattano la carta hanno una capacità annuale di 80.000 tonnellate anno pari a circa il 10% della carta che potenzialmente si dovrebbe raccogliere in Sicilia; i numeri sono simili anche per la plastica per la quale i 40 impianti hanno una capacità di smaltimento del 5% circa e per quanto riguarda il vetro per cui le 24 ditte potrebbero arrivare a trattare non più del 16% del rifiuto potenzialmente prodotto.
Ancora più preoccupante è il quadro relativo al materiale organico che costituisce il 25% della potenziale raccolta differenziata. Il piano Lombardo prevedeva come prima iniziativa, quella di realizzare 19 impianti di compostaggio. Ad oggi nessun impianto è stato realizzato e quelli privati esistenti sono assolutamente insufficienti.
Il secondo è diretta conseguenza di questa situazione ed è rappresentato dalla  presenza di discariche di tutti i tipi e diffuse in tutte le province dell’Isola.
Il quotidiano il Sole 24 Ore, il 4.10.15, ne censiva ancora attive sette (sappiamo dalle cronache locali che queste sono ulteriormente diminuite), mentre la regione espone un elenco di 342 siti dismessi ed il Movimento 5 stelle  ipotizza che questi ammontino a 647.
E’ evidente che al di là dell’emergenza quotidiana, il governo regionale dovrebbe porsi l’obiettivo di bonificare questi siti, restituendo alle future generazioni un territorio libero dagli effetti negativi di anni di politica ambientalmente incompetente.
Per giungere a una risoluzione complessiva del problema, l’unica opzione possibile è quella di realizzare dei termovalorizzatori, che permettano di affrontare l’emergenza e bonificare l’esistente.
Chiaramente gli inceneritori non potranno risolvere l’emergenza in tempi rapidissimi, per questo risulta indispensabile implementare un piano gestionale articolato in alcuni punti da realizzare nell’immediato ed altri in una prospettiva temporale maggiore.
Tocca alla Regione dettare una linea impostata in modo chiaro, secondo una road map che scandisca i tempi che devono portare la Sicilia al superamento dell’emergenza e alla reale bonifica dei danni ambientali provocati da questi ultimi anni di scriteriata gestione del sistema rifiuti.

1)    Commissariare le discariche attualmente esistenti e regionalizzarle,
2)    Emanare un’ordinanza che autorizzi lo scarico “in sovrappiù” in alcune delle discariche esistenti.
3)    Avviare la realizzazione della rete degli inceneritori in Aree Industriali, nelle quali sarà possibile ridurre i tempi della procedura autorizzativa; gli impianti dovranno essere dotati di un sistema di abbattimento di inquinanti e polveri simili a quelli utilizzati dagli inceneritori del nord Europa che sono praticamente in centro città ed inoltre dovranno avere un triplo sistema di controllo ambientale, basato sull’invio in continuo dei dati acquisiti dalle stazioni di monitoraggio, a tre soggetti: l’impianto, l’ARPA e un gruppo ambientalista;
4)    Nel contempo avviare la realizzazione di impianti di compostaggio e/o biostabilizzazione.
5)    Al completamento degli impianti d’incenerimento, contestualmente al superamento dell’emergenza si dovrà provvedere all’immediata bonifica delle discariche utilizzate in fase emergenziale, bruciando il materiale presente e bonificandone il suolo;
6)    Risolta l’emergenza, si potrà passare a una fase di gestione ordinaria nella quale andranno incentivate tutte quelle iniziative, private, volte alla valorizzazione delle materie prime seconde.

26 Luglio 2016

Autore:

redazione


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