“Piano infrastrutture del Governo: scomparso il progetto di collegamento ferroviario ad Alta Capacità Salerno-Reggio C. E con esso anche le prospettive di sviluppo del porto di Gioia Tauro”. Documento di CapitaleMessina a firma di Gianfranco Salmeri e Pino Falzea
Dopo aver letto sul quotidiano cittadino le considerazioni, tutte condivisibili, sul tema della disparità negli investimenti in infrastrutture tra il sud ed il resto d’Italia, sentiamo l’esigenza di porre un quesito e di esprimere qualche preoccupazione.
Il tema, ancora una volta, è quello dell’Autorità Portuale. Noi, come è noto, abbiamo sempre espresso contrarietà al disegno governativo di accorpamento con Gioia Tauro, per varie motivazioni, la principale delle quali è la preoccupazione riguardo al futuro del porto calabrese.
Coloro i quali, invece, hanno propugnato l’accorpamento, basano la propria fede nelle “magnifiche sorti e progressive” della futura Autorità di Sistema portuale calabro-siciliana, confidando sullo sviluppo del porto di Gioia, che grazie all’arrivo della rete ferroviaria ad alta capacità, dovrebbe assumere un ruolo strategico di hub logistico per le merci. In pratica da porto improduttivo transhipment, qual’è attualmente, diventerebbe, grazie al collegamento ferroviario un porto gateway di importanza strategica.
Ma dalla lettura dell’allegato Infrastrutture del recente Documento Economico Finanziario del Governo Gentiloni, nel quale sono descritte le 119 opere strategiche per un importo complessivo di 35 miliardi, si osserva che la maggior parte di esse sono localizzate nel centro-nord, mentre invece sotto l’asse Napoli-Bari c’è il deserto: niente Ponte, ma non c’è neanche traccia del collegamento ferrato ad AV/AC Salerno – Reggio Calabria.
Ed allora la domanda che sorge spontanea è: senza collegamenti veloci come farà Gioia Tauro a diventare porto gateway? Non lo potrà diventare, è ovviamente la risposta. E quindi viene meno il presupposto fondamentale per lo sviluppo futuro di quella struttura, e che sta alla base del ragionamento dei fautori dell’accorpamento.
Qualcuno ci spieghi allora su quale prospettiva di sviluppo potremo contare per Gioia Tauro e per il nostro sistema portuale di conseguenza. Ma con dati di fatto certi, perché come dicevano i nostri avi, il resto sono “chiacchiere e tabacchiere di legno!”
Noi abbiamo il timore, ed alla luce di quanto appena detto esso appare sempre più fondato, che alla fine il ruolo dei porti messinesi sarà solo quello di “bancomat” per colmare il grave deficit economico strutturale del porto di Gioia Tauro.
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