CapitaleMessina interviene sull’annoso problema dell’insabbiamento di Tremestieri con un documento a firma del docente di Geologia prof. Giovanni Randazzo.
“Come avevamo già proposto, per limitare il problema, basterebbe rimuovere in maniera preventiva e selettiva della sabbia, con i mezzi meccanici del Comune”
Ciclicamente si ripresenta il fenomeno dell’insabbiamento del porto di Tremestieri, con grave pregiudizio del traffico cittadino e ingenti costi economici per la collettività.
CapitaleMessina era già intervenuto un anno fa, marzo 2015, sulla questione relativa all’insabbiamento dell’approdo emergenziale di Tremestieri e, ora, a un anno di distanza appunto, ci sembra che il tempo sia passato invano.
E’ evidente che il processo che interessa l’area Sud di Messina è uno scivolamento di sedimenti verso Nord che subisce improvvise impennate all’occorrenza delle “sciroccate”.
Il processo si arresterà con la realizzazione del Porto di Tremestieri, in quanto questo, con il suo molo foraneo, rappresenterà un ostacolo insormontabile per il materiale proveniente da Sud.
Un anno fa avevamo proposto di rimuovere, da terra, parte della sabbia che costituiva la spiaggia a Sud del porto e in particolare, la fascia più esterna di quella che costeggiava il braccio meridionale del porto. Eliminando questo volume, la sabbia spinta dal mare da Sud, invece di entrare nell’approdo, avrebbe sostituito quella asportata artificialmente, ripristinando lo stato dei luoghi. Si sarebbe così creato un equilibrio dinamico tra asportazione artificiale e ricarica naturale.
L’intervento appariva però inopportuno all’amministrazione competente perché, nell’imminenza dell’avvio dei lavori per la realizzazione del Porto di Tremestieri, avrebbe potuto costituire oggetto di riserva, da parte della ditta aggiudicatrice dell’appalto, in quanto avrebbe potuto rappresentare un’alterazione dei luoghi dell’intervento.
Per trovare una soluzione alternativa, l’amministrazione comunale pensò bene di pressare l’Autorità Portuale, per farle commissionare alla DHI un piano d’interventi per la mitigazione del processo d’insabbiamento e un modello previsionale.
La società danese, ha svolto correttamente il lavoro, proponendo una trappola per sedimenti da porre, in mare, immediatamente all’esterno e a Sud dell’approdo. La soluzione tecnicamente condivisibile, probabilmente è risultata poco realizzabile in un contesto come quello messinese jonico e di conseguenza messa da parte.
A questo punto il modello messo a punto, avrebbe dovuto permettere di prevedere i volumi dei materiali che avrebbero potuto invadere l’approdo a ogni mareggiata, ma anche questo, alla luce dei dati diffusi dalla stampa, non ha avuto un sostanziale successo.
Alla luce di ciò torniamo a suggerire all’amministrazione, che sembra stia pensando ad un intervento di dragaggio da terra, di considerare l’intera azione in modo più organico.
Innanzi tutto sarebbe utile da parte dell’amministrazione proseguire il monitoraggio che le precedenti amministrazioni avevano messo in atto su tutto il litorale comunale, implementando l’azione nella zona a Sud di Tremestieri, per valutare e quantizzare l’evoluzione della linea di riva e dell’antistante fondale.
A monitoraggio avviato, si potrebbe definire la volumetria da asportare preventivamente dal lato Sud al fine di evitare che i sedimenti ad ogni sciroccata si riversino all’interno dell’approdo e questo dimostrando, appunto con l’azione di monitoraggio, che l’intervento non rappresenta una reale alterazione dei luoghi, ma una semplice misura di salvaguardia preventiva contro il processo di insabbiamento che ciclicamente interessa l’approdo emergenziale di Tremestieri.
Tutto questo permetterebbe di limitare, in modo sostanziale, il processo d’insabbiamento dell’approdo emergenziale di Tremestieri, con un notevole risparmio di soldi, e soprattutto con minore impatto sulla mobilità cittadina.
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