Documento a firma del presidente Pino Falzea e dell’agronomo Saverio Tignino
Finita la fase, speriamo, dell’emergenza incendi nel nostro territorio, è giunto il momento dell’analisi del fenomeno e della pianificazione delle strategie di prevenzione.
Lo scienziato Marco Turco in un accurato studio pubblicato su Plos One (Decreasing Fires in Mediterranean Europe; 16.03.2016), dimostra come vi sia stato un drastico calo degli incendi, negli anni 1985-2011, in tutti i paesi europei inclusa l’Italia. Unico dato in forte controtendenza è quello della Sicilia, dove gli incendi sono al contrario aumentati.
La ricerca dimostra come una delle principali cause del fenomeno risieda nella combinazione di temperature elevate ed aridità del suolo, che è conseguenza diretta dell’abbandono dei terreni agricoli.
Se questa analisi è corretta, ci potrebbe spiegare perché i vasti incendi che hanno assediato la città in questi giorni, si siano sviluppati con tale devastante portata nei territori ricompresi nella Zona di Protezione Speciale (ZPS) messinese, ed in particolare in quelli che il Piano di Gestione della ZPS stessa definisce “Habitat Prioritari”.
Spesso si tratta di aree prive di qualunque valore ambientale, frequentemente individuate nella cartografia in maniera superficiale quali “habitat prioritario”. A Messina le zone così classificate vengono ritenute intoccabili dall’uomo, quasi fossero aree di paradiso da non contaminare neanche con interventi di coltivazione o rimboschimento.
Anche se in relazione alle stesse, il Manuale ministeriale di interpretazione dell’habitat 6220 (quello che interessa la nostra città) sostiene che ”L’Habitat 6220 nella sua formulazione originaria lascia spazio ad interpretazioni molto ampie e non sempre strettamente riconducibili a situazioni di rilevanza conservazionistica”
Qui a Messina invece non viene operata alcuna distinzione, ma è sufficiente che un’area sia classificata come “6220” per renderla immodificabile e quindi destinata all’abbandono. Se poi consideriamo che le aree “6220” interessano parte delle aree collinari messinesi, ne deriva che le stesse, per ignoranza di alcuni che danneggiano i più, risultano totalmente abbandonate e facile preda dei criminali piromani.
Per questo è necessario procedere ad una complessiva revisione dell’approccio metodologico alla valutazione degli Habitat ed è determinante ridefinire in maniera esatta e conforme al Manuale Ministeriale se e quando gli stessi sono effettivamente da tutelare. Ciò al fine di evitare, o contenere, il verificarsi di eventi dannosi per l’ambiente, dei fenomeni di dissesto idrogeologico ed il reiterarsi di incendi di proporzioni tanto vaste e così distruttivi dal punto di vista ambientale come quelli verificatisi in questi giorni.
Altro elemento da analizzare si individua nella mancata applicazione della parte attuativa del Piano di Gestione dei Monti Peloritani.
Basta leggere il Secondo Volume del PdG per rendersi conto del collegamento diretto tra la ZPS e le Misure del Piano di Sviluppo Rurale mirate a finanziare interventi di miglioramento e salvaguardia del territorio concepiti proprio per le aree delimitate quali ZPS.
Preso atto che non sono stati utilizzati i finanziamenti previsti per le ZPS nella Programmazione Comunitaria 2006/2013, è spontaneo chiedersi per quale motivo debbano restare inutilizzati anche i consistenti fondi previsti nell’ambito della Programmazione 2014/2020.
Si tratta di finanziamenti pari al 100% delle opere approvate destinate alla fruizione del territorio ed alla sua salvaguardia; in particolare ci si riferisce alle misure mirate, ad esempio, alla ricostituzione dei boschi percorsi da incendi (8.4 dotazione finanziaria € 16.000.000) ed all’imboschimento (8.1 dotazione finanziaria € 70.000.000 ), alle quali possono partecipare privati ed Enti Pubblici i quali, se ricadenti in ZPS, godono di punteggi maggiori con aumento delle possibilità di ottenere i finanziamenti.
L’attuazione di quanto previsto nel Manuale Ministeriale di interpretazione degli Habitat e il pieno rispetto delle finalità reali di Rete Natura 2000, consentirebbe il corretto utilizzo della ZPS presente nel nostro territorio comunale, trasformandola dall’attuale mortificante utilizzo di mero vincolo edilizio a strumento di sviluppo, protezione e salvaguardia del nostro territorio.
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