Cinque scatti di Natale Arasi che sintetizzano il clima di festa vissuto a Capo d’Orlando e che “fermano” il tempo su uno dei “Natali” più belli dei nebrodi in tema di coinvolgimento, richiamo turistico-commerciale e partecipazione.
Bravo Natale Arasi, e le sue foto sono anche l’occasione anche per rileggere quanto pubblicato il 28 dicembre 2014
CAPO D’ORLANDO – “IL TURISMO SIAMO NOI”
Titolo ovviamente molto provocatorio. Ma certamente l’ultima invenzione di Sindoni\Capod’Orlando è stata la bella isola pedonale natalizia. Praticamente l’unico luogo nell’area nebroidea, dove, a parte i momenti della tradizione, si è avvertita, respirata, toccata, l’aria natalizia; quella legata al commercio, allo struscio, allo stare insieme; quella dei locali e delle strade affollate. E allora nasce spontanea una riflessione, un concetto a cui far riferimento che non è quello che riguarda il digitale o della pubblicità\promozione, che viene prima di ogni cosa, ma quello, parafrasando De Gregori “il turismo siamo noi, nessuno si senta escluso”.
A corredo del ragionamento che seguirà,ci sono alcune foto, scatti presi a caso, ma che testimoniamo il clima che c’è in queste sere a Capo d’Orlando, dove non si festeggia di fatto nulla nello specifico, ma si festeggia.
Il turismo – e non solo quello legato ai flussi internazionali o stagionali fatto della gente che “viene da fuori” è un meccanismo così complesso da studiare e così difficile da migliorare che spesso ci si trova nella condizione di non sapere da che parte iniziare.
Eppure c’è bisogno di una direzione che dia senso e utilità alle piccole o grandi azioni che vengono messe in essere.
Per certi il senso può stare in questa illuminante affermazione.
“Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza”.
E’ di Carlo Petrini, già numero uno di Slow Food. Uno che conosce storie e territori, sviluppi futuri e splendide frontiere mai calpestate, avveniri mai giunti e nuove primavere.
Senza giri di parole: Senza sentimento, amore e passione è inutile fare turismo.
Il pensiero crea.
Passando dalla teoria alla pratica, e attingendo al blog di Roberta Milano, una che sa far marketing anche sul web, dobbiamo essere certi che la base di una destinazione turistica, che in quella scelta, debba esserci un patto, implicito o esplicito, tra turisti, residenti e territorio nel suo complesso.
Non a caso si parla spesso di “vocazione turistica”: la bellezza di un luogo non basta, la vocazione è “l’inclinazione naturale ad adottare e seguire un modo o una condizione di vita, a esercitare un’arte, una professione” (Treccani).
Non è un documento o una legge che possono attestarla, sono solo i comportamenti coerenti.
Esattamente ciò che non accade in molte parti dei nebrodi, che perdono occasioni e che invece – di contro – si mettono a frutto a Capo d’Orlando.
Un successo che non nasce a caso.
Non è essere a favore di un sindaco o di un altro. Non è soffermarsi laconicamente all’affermare “non è tutto oro quello che luccica”, ma guardare al territorio e metterlo a frutto.
E’ un successo costruito nel tempo, che ha creato situazioni, ambienti, luoghi e posti, a partire dall’isola pedonale.
Non nato in un un mese.
Non fatto in un anno, ma giorno dopo giorno.
Pochi ricordano la prima sperimentazione dell’isola pedonale, quella di Piazza Duca degli Abruzzi.
L’allora duo Sindoni- Lo Presti ci provò, poi tornò indietro puntando su quello che allora sembrava un’azzardo chiudere piazza Matteotti.
Fu un successo.
Sindoni poi ci ha messo del suo, idee, arredi, spazi, cocciutaggine, mentre i commercianti l’hanno riempita di contenuti.
Hanno fatto le loro scelte, modificato l’offerta, riproposto e rimodulato i negozi… sembra naturale ora definirla un centro commerciale libero e aperto.
L’unico dei nebrodi, attrattore e attrattivo.
Nulla è a caso.
E oggi dovrebbe essere ulteriormente allargata – quest’isola – espandendola e annettendo altri spazi.
Quell’isola determinò la “crescita” anche d’estate di un centro che invece prima – con il caldo – si spopolava.
Ecco come si costruisce un successo.
Il polo commerciale è determinante per l’economia, l’occupazione, per gli investimenti, e la gente che ci vive è fondamentale.
E’ importante prendersi cura dei turisti, anche se questi abitano solo a dieci chilometri, chi investe tempo e denaro per andare in un paese, nelle nostre piccole città, va coccolato e se non lo fanno per prima i negozianti chi deve farlo?
E’ un giro, non vizioso, ma produttivo, sinergico, tra pubblico e privato.
Dare e avere.
Ora sarà il tempo dei conti sui costi, su come si poteva anche far meglio, ma i benefici sono evidenti…
Quelli bravi direbbero che si tratta di azioni win-win: vince il commerciante che guadagna, il territorio che in quel momento lui rappresenta e che si dimostra accogliente e il cittadino che recupera una parola importante, ormai in disuso da queste parti: orgoglio.
Ecco perchè a Capo d’Orlando di questi tempi sembra, per la gente che c’è, che ci sia la festa del paese.
Non è un caso.
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