Si rinnova l’appuntamento con il Cile che per la quarta volta ritorna allo Spazio LOC con un nuovo progetto e con nuovi artisti.
“Un mare senza coste” è il titolo della mostra che aprirà domani, venerdì 26 luglio alle ore 19.30, e si concluderà il giorno dopo. La mostra, curata da Nancy Mansilla, ospita opere degli artisti Francisco Gabler, José Pemjean, Cristian Munilla, Claudia Riquelme, Sebastián Calfuqueo che hanno elaborato cartografie di senso che affrontano il corpo a partire dalla nascita, dal rapporto che stabiliamo con lo spazio sociale e dall’interrogazione delle forze che generano un impatto distruttivo o addirittura sconosciuto per la nostra convivenza.
“E’ un progetto – spiega il curatore dello Spazio Loc ed esperto per il Comune di Capo d’Orlando Giacomo Miracola – che nasce dall’esigenza e dalla volontà di dare visibilità internazionale allo Spazio LOC e come mezzo per favorire la continuità di nuovi processi comunicativi e culturali con l’arte cilena contemporanea che nel corso degli anni lo Spazio Loc ha saputo costruire e consolidare con già ben tre progetti di residenze temporanee alle spalle validamente curate da Chiara Mambro con l’Associazione Sinopsis Australis e Cristian Castro con l’Associazione Interno Undici. La filosofia è quella del guardare lontano per agire nel vicino, nel contesto in cui ognuno si trova ad operare. Che ci sia un’emergenza culturale globale è un fatto che sta sotto gli occhi di tutti, che ci sia chi concretamente agisce e investe per fare fronte all’emergenza, è una notizia che spesso non passa”.
“Il legame culturale che in questi anni abbiamo costruito insieme ai vari artisti Cileni ospiti in residenza breve è certamente un passo importante per Capo d’Orlando, perché diventa, attraverso l’azione culturale dello Spazio Loc, uno dei punti di riferimento per la sperimentazione artistica dei numerosi artisti cileni che arrivano in Italia; provare a guardare lontano è quello che facciamo, mettersi insieme per parlare e ragionare su come le cose girino in mondi cosi geograficamente distanti, al di fuori degli schemi previsti dalle funzioni strumentali di determinati rituali dialogici (artistici,etici, politici ed estetici), è una cosa necessaria, ma anche rischiosa. La proposta che facciamo – afferma ancora Miracola – è quella di oltrepassare il dialogo per recuperare due dimensioni del pensare un nuovo modo di “fare arte”. “Un mar sin orillas” è una mostra che mi piace definire istantanea e che per questo utilizza diversi dispositivi di registrazione e interpretazione visiva che uniscono video, fotografia, illustrazione e installazione coinvolgendo in prima persona tutti coloro che ne vengono a confronto. Gli artisti si pongono come osservatori di una realtà contemporanea che permette loro di approfondirla e farne visione attraverso un uso delle tecnologie aperte anche a soluzioni impensate ma che a volte rasentano la perfezione nella descrizione delle problematiche attuali.
Essi infatti spostano il significato della realtà concettualizzandola, quasi fino a renderla transitoria, temporanea, effimera: creando un evento comunicativo emozionante, documentato in maniera esemplare”.
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