Tra gli ospiti, Melo Freni, Paolo Chicco, Sergio Palumbo, Vanni Ronsisvalle, Giuseppe Ruggeri
Entra nel vivo l’estate di Villa Piccolo, a Capo d’Orlando, e lo fa nel solco della poesia e della grande letteratura. Nella seconda metà di agosto, a partire da giovedì 18, sono previsti diversi incontri pomeridiani, organizzati dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, che hanno per filo conduttore l’universo poetico e letterario, con volumi di altissimo valore culturale, alcuni dei quali richiamano le memorie piccoliane, con testimonianze su grandi del Secondo Dopoguerra, da Lucio Piccolo a Vincenzo Consolo, da Stefano D’Arrigo a Leonardo Sciascia. Altri appuntamenti vertono su volumi di narrativa, che hanno al centro, comunque, la Sicilia. Il tutto, contrassegnato da presentazioni di libri e incontri con diversi scrittori. Protagonisti, Paolo Chicco, Melo Freni, Sergio Palumbo, Vanni Ronsisvalle, Giuseppe Ruggeri.
Si comincia giovedì 18 agosto con “Oltre il labirinto, Poesie 1965-2015” di Melo Freni. Venerdì 19 agosto è la volta de “Le mura di Tramontana” di Paolo Chicco. Martedì 23 agosto si prosegue con “D’Arrigo, Guttuso e i miti dello stretto” e “Tre sogni, tre racconti” di Sergio Palumbo. Giovedì 25 agosto, spazio alla presentazione del volume appena pubblicato “La luna, mamma Rai e il sorriso della Gioconda” di Vanni Ronsisvalle. Infine, martedì 31 agosto, il mini-ciclo culmina nel libro “Incontri in Sicilia” di Giuseppe Ruggeri. Tutti gli incontri saranno a Villa Piccolo, con ingresso libero.
Gli appuntamenti nel dettaglio:
Giovedì 18 agosto alle ore 18,30 presentazione del volume “Oltre il labirinto. Poesie 1965-2015”, di Melo Freni (Città del Sole edizioni). Selezione Premio Viareggio. Introducono Aurelio Pes e Alberto Samonà. Ingresso libero.
È un crescendo la produzione poetica di Melo Freni. Un crescendo di attenzione e di approfondimento sulle condizioni di un vivere che richiede all’uomo la massima vigilanza per non lasciarsi trascinare nel baratro dell’assuefazione o, peggio, dell’indifferenza. Con mente attenta e integrità di cuore, il poeta registra e, dove necessario, si oppone: questo è il concetto che ha della poesia, della letteratura in generale: farsi testimone del tempo col privilegio di una libertà che si proponga come oggetto di riferimento. Poesia civile, dunque, come individuò già all’inizio Leonardo Sciascia introducendo l’emblematica raccolta “Il senso delle cose”. Era, allora, il senso di cose apparentemente siciliane, di storia e di attualità, ma l’impatto sotteso era quello di un mondo del quale l’isola rappresentava la metafora. “C’è un lungo discorso da fare”, scriveva Sciascia e Freni ha continuato a farlo esattamente per ben cinquant’anni, poesia dopo poesia, volume dopo volume, fino a quest’ultimo, piuttosto conclusivo, che ulteriormente approfondisce e chiude il cerchio, riprendendo anche versi dell’inizio. Come per dire che in mezzo secolo di vita l’impegno della poesia non si è potuto mai allentare. Ma in Freni non si è allentata neppure la dimensione del sogno e di un’ancestrale, benefica nostalgia delle “cose” care, sicché l’uscita dal labirinto dovrebbe rappresentare la riconquista di tanto bene perduto.
Venerdì 19 agosto si prosegue, sempre alle 18,30 con la presentazione del libro “Le mura di Tramontana” di Paolo Chicco, Organizzato dalla Testata 98Zero, diretta da Antonio Puglisi. Introduce Andrea Pruiti Ciarello. Modera Marila Re. Letture di Donatella Ingrillì e Antonio Puglisi. Interventi musicali di Oriana Civile.
A Trapani un morto ammazzato viene ritrovato all’alba davanti al mare, sulle antiche Mura di Tramontana. Sullo sfondo di questa vicenda e di una Sicilia dove «ciò che appare non è e ciò che è non appare» la vita solitaria del giudice Antonio Voce si intreccia con quella di Rachele Dioguardi, giovane agente di polizia assegnata a compiti di scorta e protezione. Ingresso libero.
Martedì 23 agosto sempre alle 18,30, è la volta di due libri: “D’Arrigo, Guttuso e i miti dello stretto” e “Tre sogni, tre racconti” del giornalista, critico letterario e documentarista Sergio Palumbo (Edizioni Le Farfalle). Presenta Alberto Samonà. Sarà presente l’Autore. In conclusione proiezione di documenti video, con alcune preziose testimonianze su Stefano D’Arrigo e su Alessandro Tasca di Cutò Jr.
In “D’Arrigo, Guttuso e i miti dello stretto” viene svelato come “Horcynus Orca”, il romanzo di oltre mille pagine che Stefano D’Arrigo pubblicò nel 1975 dopo una gestazione durata più di vent’anni, nacque come primo abbozzo nel 1949 a Scilla, sullo Stretto di Messina, nell’ambito di un progetto ideato con Renato Guttuso tra pittura e scrittura. A rivelarlo è stato per la prima volta il giornalista e critico letterario Sergio Palumbo in un convegno svoltosi all’Università di Messina per iniziativa dello stesso ateneo e della Sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali per celebrare i quarant’anni dell’uscita del libro. L’opera edita da Mondadori fece di Stefano D’Arrigo uno dei più controversi casi letterari del secondo Novecento. Sulla base di ricerche condotte da Palumbo su testi di Guttuso e D’Arrigo risalenti appunto al 1949, emerge il comune impegno dei due artisti in chiave neorealista di rivisitare miti classici, leggende e racconti popolari legati al microcosmo dello Stretto. Secondo un’impronta “vittoriniana” di ricostruzione materiale e morale dell’Italia dell’immediato dopoguerra, al centro del progetto erano l’uomo e il riscatto degli umili lavoratori, nuovi eroi del tempo moderno. Realtà e leggenda, sogno e fiaba si mescolano in “Tre sogni, tre racconti” in cui emergono l’accuratezza per una Sicilia mitizzata e il gusto per una narrazione nitida. Si intraprende un viaggio iniziatico che svela uno stupefacente mondo altro, parallelo, immaginifico, partendo da personaggi, oggetti e luoghi sensibili. Appare così ne “Il segreto del raggio verde”, come in una visione onirica, la stralunata figura del barone Casimiro Piccolo di Calanovella, cultore della metafisica e pittore di acquerelli “magici”. Le sue fate e i suoi gnomi si materializzano quando un eccezionale fenomeno naturale propizia l’incantesimo a Villa Piccolo, la solitaria magione orlandina in cui viveva l’aristocratico occultista. In forza di un contatto sciamanico tra il protagonista del racconto e una pianta cosmica, che è fonte di energia spirituale, in “Visione al castagno dei cento cavalli” rivive una singolare leggenda medievale. Il millenario, gigantesco albero detto “dei cento cavalli”, che si trova ancora alle falde dell’Etna, rivela in sogno il prodigioso incontro con una regina che sotto di esso, per via di un furioso temporale, aveva trovato riparo molti secoli prima.
Giovedì 25 agosto, allo stesso orario, protagonista sarà il volume “La luna, mamma Rai e il sorriso della Gioconda” di Vanni Ronsisvalle (Pungitopo Editrice). Introduce Giuseppe Benedetto, modera Alberto Samonà. Interventi di Piero Fagone, Giuseppe Sicari e Lucio Falcone. Sarà presente l’Autore. A conclusione, proiezioni da “Taccuini di Porto Brandao” e da “Sottovoce” di Gigi Marzullo. Ingresso libero.
Un uomo si aggira per l’Europa, la vecchia Europa delle cattedrali e degli Spiriti Eletti, vede cose ragguardevoli, incontra altri uomini e ne scrive. Si aggira per il mondo più vasto, di qua e di là degli oceani, dei grandi fiumi nelle città tra foreste di grattacieli, capolavori della modernità; vede luoghi e persone che valgono la pena di essere raccontati. Un cameraman (della RAI) filma ciò che lui guarda con interesse; un doppio sguardo convenzionale. In queste pagine scorrono l’una accanto all’altra avventurose storie di letteratura e anche tempestose storie d’arte. E la storia-storia con personaggi monumento. Una imperatrice spodestata dalla prima guerra mondiale (Zita d’Asburgo) e manigoldi salvati dalla ghigliottina all’ultimo momento; il deluso boia di Parigi, il grande poeta americano Ezra Pound e Helene Weigel la vedova di Brecht, Italo Calvino e la nipote di Pessoa, l’ultimo capo dei Sioux in Dakota, narratore di antichi massacri, il controllore del cartoteche ebraiche di Praga e il padre di Anna Frank; donne bellissime in carne ed ossa o donne dipinte come esposta al Louvre. Oppure donne-mostro benché bellissime. Come Himelda Marcos a Manila che mandò di notte le ruspe a spianare il Tondo, bidonville cresciuta accanto al cantiere di un Palazzo del Cinema che si sarebbe inaugurato all’indomani, intitolato al suo nome: strage di poveracci straziati nei loro ricoveri di cartone. Avide come la terza o quarta moglie di Picasso, astute come sua figlia Paloma; Peggy Guggenheim che amò Max Ernst ed altri due o tre artisti che collezionava; altre api regine simili alle terribili Brunilde e Fredegonda dell’Età dei Franchi; sesso e potere. Denaro, tanto. Storie di grandi artisti come Andy Warhol, Mirò e Bonnard o di scervellati che grandi non lo saranno mai. Storie nei grandi spazi dei quattro continenti o tra le quattro pareti di una camera d’albergo: Conrad all’Oriental di Bangkoch, Andrè Gide al Timeo di Taormina. Il Double bind, la teoria del doppio è l’architettura leggera ed avvolgente di questo libro, tratto dal filmico effimero e da ciò che comincia con l’angoscia della pagina bianca su cui scrivere cose imperiture. Linguaggio ellittico ed ironico, il filino di humor che non si trattiene nemmeno sulla porta di un dramma borghese: la vedova Picasso che si suicida quando il ministro Malraux le presenta l’importo della tassa di successione; Malraux ministro della cultura intenzionato in quei giorni a sbiancare il paesaggio di Parigi per lasciare il segno, lavare il grigio dei suoi palazzi.
Mercoledì 31 agosto sempre alle 18,30, si presenta il libro “Incontri in Sicilia” di Giuseppe Ruggeri. Introduce Alberto Samonà (autore della prefazione). Letture di passi del libro di Elena Grasso e Gianni Di Giacomo. Sarà presente l’Autore.
Incontri nel nome della grande letteratura e di una Sicilia colta, che ama se stessa non per autocelebrarsi ma per testimoniare la propria essenza. Questo è lo spirito che anima le pagine del libro di Giuseppe Ruggeri. E non poteva essere altrimenti, poiché nel testo c’è un respiro profondo, che è quello dei Gattopardi siciliani, figure archetipiche e senza tempo nonostante siano state spesso identificate con gli ultimi aristocratici dell’Isola. L’essenza dei Gattopardi è però, di fatto,una categoria della coscienza, molto simile a quella che Bent Parodi di Belsito chiamava, con una felice espressione, “aristocrazia dello spirito”. Ed è a questa categoria interiore che appartengono (anche se il termine appartenenza può risultare eccessivo) i personaggi con cui Ruggeri si confronta in questo viaggio attraverso i secoli. Alcuni intervistati direttamente, altri conosciuti grazie alla loro straordinaria vicenda culturale e a preziose testimonianze, come il genio assoluto di Lucio Piccolo.
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