di Salvatore Bucolo
l’intervista ad uno degli indiscussi protagonisti della moda “made in italy”
Carlo Pignatelli, 76 anni, di Latiano in provincia di Brindisi. Sin da adolescente si avvia al mondo della sartoria, iniziando a lavorare presso alcune botteghe del suo paese. Nel 1968, si trasferisce a Torino, iniziando la collaborazione con diversi atelier ed aprendo la sua prima sartoria. Cinque anni più tardi, inaugura l’atelier che porta il suo nome. Con una decina di collaboratori, realizza le prime collezioni uomo, riservando un’attenzione particolare ai capi su misura. Nel 1980 organizza le prime sfilate delle collezioni da giorno uomo e donna, con un rilievo particolare dato agli abiti nuziali. Nel 1983 inizia la collaborazione con alcune case cinematografiche, grazie alla costumista Danda Ortona. Nel 1984 la collezione uomo viene distribuita a livello nazionale. Nel 1993 approda sulle passerelle di Milano “Collezioni Uomo”. Nel 1995 viene sottoscritto il sodalizio con la trading company giapponese Marubeni Corporation, con base ad Osaka. In parallelo, a Tokyo, apre la prima show room estera del brand. Nel 1996 proseguono le strategie sul piano distributivo sia a livello nazionale che internazionale. A Torino e a Barcellona si inaugurano i flagship store del brand. Nello stesso anno, in occasione della Coppa Intercontinentale di calcio, Carlo Pignatelli sfila per la prima volta a Tokyo. Nel 2000 nasce la linea Carlo Pignatelli Classico, nel 2001 è la volta di Carlo Pignatelli Outside per l’Uomo e di Carlo Pignatelli Pret-à-Porter per la Donna.
Maestro Pignatelli, mi posso permettere d’affermare che lei è nato con l’ago nelle mani?
Si! È proprio così. Sono l’ultimo di più figli e i miei genitori, essendo poveri e non sapendo dove collocarmi il pomeriggio, dopo la scuola mattutina, mi hanno mandato prima dal barbiere, poi, siccome vicino casa vi era una sartoria hanno pensato di collocarmi là. Ero un bambino con un sogno nel cassetto e vivere a Latiano in provincia di Brindisi non era facile e per tanto bisognava darsi da fare ed io mi sono dato da fare da subito.
Dopo quasi 60 anni di attività nel settore della sartoria su misura, della moda, delle cerimonie per gli sposi, quali sono i ricordi di quegli anni e quali invece le idee per il futuro?
Era il 1968 quando ho aperto la mia prima piccola sartoria, davvero un “buco”, con giusto un tavolo da lavoro e la macchina da cucire. Pensi che, in quel buco, ci dormivo pure e che per andare in bagno dovevo passare da un ballatoio. Questo è stato il mio inizio, i miei sacrifici e l’aiuto di Dio mi hanno portato a realizzare qualcosa di bello per me e per tutti gli sposi che volevano essere più eleganti nel loro giorno più importante. Di idee ne ho tante, non sempre si possono realizzare; per esempio in questo momento stiamo sensibilizzando i nostri clienti e non solo ad un mondo più green, per cercare di lasciare un mondo più pulito e vivibile per le future generazioni. Non vi svelo altro, così ci seguite sui nostri canali.
Carlo Pignatelli è una vera aquila della moda pronto sempre ad osare, a vedere più avanti degli altri, ad intuire i veri cambiamenti e con prontezza a sposarli. Ha saputo rivoluzionare il modo di intendere l’uomo all’altare, dando un valore completamente nuovo al suo outfit. Sicuramente in tutti questi anni vi sono stati tanti cambiamenti, innovazioni. Le va di parlarcene?
Nella mia prima sartoria a Torino, cucivo abiti su misura prevalentemente da giorno, e pochi abiti per sposa e sposo. Negli anni Ottanta, poi, alla fine della mia prima sfilata ci fu un finale di abiti da sposo e da sposa e vidi che tutti applaudirono perchè apprezzarono con entusiasmo. Da lì è partita la richiesta: avevo presentato, in effetti, qualcosa fuori dal comune. Ho continuato con la sartoria ancora per un pò, poi ho partecipato alle Settimane dell’Alta moda torinesi e, nel 1984, la prima fiera dedicata agli sposi. Di fronte a tutte le aziende torinesi del settore presenti a questo evento, io sono arrivato a far parlare di me, rivoluzionando letteralmente gli stili di allora. Così, ad un certo punto, mi son detto “perché non realizzare una decina di capi e proporli in giro per l’Italia?” La prima puntata è stata in Sicilia, dove ci sono stati i primi clienti che ho ancora oggi. Tante cose in tutti questi anni sono cambiate. Per esempio: una volta, gli uomini si alzavano il giorno del loro matrimonio e trovavano sulla sedia l’abito scelto dalla mamma. Io ho cambiato il sistema, ho creato il mondo degli abiti da sposo e ciò che mi gratifica è che altre aziende dopo di me hanno intrapreso lo stesso percorso, ispirandosi ai miei capi, alle mie campagne pubblicitarie, ai modelli che utilizzo, insomma sapere di essere stato un precursore mi appaga molto. Realizzo più collezioni, così da offrire maggiore possibilità in termini sia di economia che di stile per soddisfare tutti gli sposi. Gli uomini oggi sono più esigenti, più informati e spendono di più di un tempo.
Maestro, lei che ormai ha così tanta esperienza anche nel mondo dell’imprenditoria, saprebbe dispensare un’idea, un consiglio agli imprenditori italiani che a causa del flagello coronavirus sono messi in ginocchio?
Non saprei, di certo io sono un sarto e non un sociologo ma quello che mi viene in mente vista questa situazione è puntare sulla qualità del made in Italy; magari alimentare la catena lavorativa italiana prima di altri paesi; purtroppo tante famiglie hanno perso il lavoro e se non si aiutano le stesse famiglie che sono i primi consumatori, che fanno la spesa, che comprano i nostri capi, le nostre auto, i nostri elettrodomestici sarà ancora più difficile. Certo che questa situazione darà spazio, come spesso accade, per esigenza e non per scelta a nuove collaborazioni; fare squadra in certi momenti potrebbe essere la chiave del successo.
Pensa che la politica avrebbe potuto fare qualcosa in più? Qualcosa di diverso?
Come dico sempre io, se non ci si trova in un contesto è difficile valutare e facile da criticare; voglio pensare che i nostri politici stiano facendo il massimo per far risollevare la nostra Italia in fretta. Credo che un pò di burocrazia in meno e qualche tassa agevolata in più possa aiutare tutti quanti.