Nella storica cornice di Villa Cianciafara, a Messina, presentato e commentato l’importante catalogo curato dal giornalista ficarrese, edito dalla Fondazione Federico II. La raccolta annovera oltre duecento cartoline, selezionate tra varie centinaia di cui si ignorava l’esistenza, raccolte in oltre sessant’anni e custodite da un’amica di famiglia dei Piccolo di Calanovella dentro una scatola di borotalco. Un lavoro certosino che Tumeo ha condotto con passione e dedizione. La collezione, già oggetto di una mostra tenuta all’Università di Messina, contiene stampe illustrate indirizzate alla famiglia del poeta Lucio Piccolo da ogni parte del mondo. La presentazione, inserita nella rassegna “All’ombra del carrubo”, curata da Milena Romeo, è stata arricchita dalle testimonianze dei professori Giuseppe Amoroso e Carmelo Romeo, e dal ricordo appassionato della giornalista Italia Cicciò.
Tutto iniziò per caso, curiosando su una bancarella del mercatino di viale Giostra, a Messina. Lì, Franco Tumeo, giornalista originario di Ficarra e messinese d’adozione, attento studioso di biografie e storie locali, capì subito che poteva trattarsi di una scoperta “seria”: una cartolina illustrata, datata 1943, indirizzata alla baronessa Teresa Tasca Filangeri di Cutò, madre dei fratelli Lucio, Casimiro e Agata Giovanna Piccolo, non può restare una semplice, isolata, curiosità. Merita, piuttosto, un seguito. Così, apre una “pista” che Franco Tumeo percorrerà per scovarne, una ad una, tante altre, fino a concludere la sua ricerca al cospetto di una raffinata e gentile signora che gli spalancherà un orizzonte: una vecchia scatola di borotalco, che ne conteneva circa seicento, raccolte tra il 1900 e il 1964.
“Da quella scatola, una dopo l’altra – spiega Tumeo – sotto forma di coloratissime cartoline, venivano fuori preziosi frammenti di vita vissuta. Rimasi senza fiato, convinto d’aver fatto una clamorosa scoperta. Nessun biografo o critico, prima di allora, aveva visto, letto o maneggiato quei documenti”. E la fierezza per l’eccellente scoperta, da parte del giornalista, studioso interessato alla vita degli ultimi “gattopardi”, fa il paio con quella vissuta quando lesse per la prima volta Il Gattopardo, capolavoro di Tomasi di Lampedusa, cugino dei Piccolo, che da sfollato, nel 1943, lasciò Palermo per rifugiarsi a Ficarra: quel Ciccio Tumeo, che nel libro italiano più letto e tradotto del dopoguerra, impersonava il compagno di caccia del principe Fabrizio Salina, era ispirato all’omonimo ficarrese, nonno del “nostro” giornalista. In quel periodo, Tomasi di Lampedusa e “don Ciccio”, condivisero momenti di vera amicizia, accompagnata da storie e aneddoti.
Non a caso, Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo dell’autore de Il Gattopardo, che del libro di cartoline ha redatto esaurientemente la prefazione, tempo addietro fu ospite a Ficarra proprio da Franco Tumeo, nel segno di un’amicizia che si tramanda. Tumeo, da bambino, aveva conosciuto anche il poeta Lucio Piccolo, di discendenze ficarresi, e frequentato come compagno di scuola e di giochi il figlio del poeta, Giuseppe, oggi compianto, che visse a Ficarra.
“Caro Piccolo ti scrivo…Corrispondenza inedita degli ultimi gattopardi di Sicilia”. La preziosa collezione di cartoline, non appena messa a punto dal giornalista, nel 2014, fu esposta nella Galleria dell’Aula Magna dell’Università di Messina. Dopodiché, l’anno successivo, ci fu la presentazione del catalogo a Villa Piccolo, a Capo d’Orlando.
La raccolta, pubblicata nel 2014 dalla Fondazione Federico II, Sabato sera è stata presentata a Villa Cianciafara, dentro una sala gremita di partecipanti. L’evento è stato inserito nella rassegna “All’ombra del carrubo”, curata da Milena Romeo.
E del perché si parli di gattopardi in questa storica tenuta del villaggio Zafferia, a Messina, è presto spiegato: Filippo Cianciafara, in linea con i Piccolo di Calanovella e Tomasi di Lampedusa era il “terzo cugino”, in quanto figlio di Lina, terza sorella Tasca Filangeri di Cutò. Filippo era fotografo e latifondista e tra i cugini prediligeva Casimiro Piccolo, con cui condivideva la passione per l’arte e la fotografia. La villa adesso è curata e tenuta in attività dal nipote, ing. Amedeo Mallandrino Cianciafara, tra i curatori della rassegna, intervenuto, assieme a Milena Romeo, alla presentazione del libro.
Franco Tumeo, con l’ausilio di slide, ha illustrato la raccolta commentandone i tratti salienti, ricchi di storia, curiosità, aneddoti. Le cartoline illustrate, molte delle quali di assoluto pregio artistico, venivano inviate ai Piccolo da ogni parte del mondo da parte di vari mittenti. Pezzi di storia, documenti, che secondo l’autore “ci restituiscono aspetti inesplorati, spesso sconosciuti degli eccentrici fratelli Piccolo. Una sorta di mappa dettagliatissima dei rapporti intrattenuti con il mondo della cultura, con i familiari e persino con la servitù”.
Di particolare interesse è la cartolina di Eugenio Montale, considerata un reperto unico dalla stessa Fondazione che porta il suo nome, essendo l’unica corrispondenza del poeta premio Nobel condivisa con la moglie, Drusilla Tanzi, che firma confidenzialmente con il soprannome “Mosca”. Ci sono poi quelle spedite da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Camilla Cederna, Piero Draghi, Francesco Agnello, Agostino Gemelli, Raniero Alliata, etc.. Molte erano inviate a stretto giro di parentela, svelando sentimenti e stati d’animo di chi, evidentemente, seppur dentro una condizione aristocratica, privilegiata, talvolta non nascondeva solitudine, delusioni e disagi.
Alla fine del suo intervento, Tumeo ha fatto riferimenti all’attualità: “Da più di vent’anni Lucio Piccolo è confinato solo nell’ambito degli addetti ai lavori. Un terzo dei suoi scritti è ancora da pubblicare. E’ un paradosso che sia conosciuto e studiato all’estero, come America e Germania, mentre in Italia non risulta presente in nessuna antologia”.
Nel corso della presentazione è intervenuto il prof. Giuseppe Amoroso, massimo accademico in materia di studi sul poeta: “Quand’ero giovane incontrai Lucio Piccolo, erano i tempi di Canti Barocchi e fu un’esperienza che mi segnò per sempre. A distanza di oltre quarant’anni – ha proseguito il professore – ancora oggi non riesco a guardare una luce, un tramonto o il passaggio di un’ombra, se non attraverso le parole di Lucio Piccolo. Egli mi ha insegnato il modo di intendere la vita, a vedere le cose che non si vedono. La poesia deve insegnare questo, altrimenti diventa un’esercitazione retorica”.
A seguire, l’intervento di un altro professore, Carmelo Romeo, già presidente della Fondazione Piccolo: “C’è chiaramente una ‘questione’ legata alla disponibilità dei testi di Lucio Piccolo. Egli è stato il più grande lirico del ‘900. La sua opera è stata oscurata dal successo postumo di Tomasi di Lampedusa col suo Gattopardo”. Così, chiuso il capitolo delle cartoline, il professore esorta Franco Tumeo a proseguire le sue ricerche, incentrandole stavolta sulle lettere. Con un auspicio: “Lucio Piccolo merita d’aver dedicato un volume dei ‘Meridiani’. Nelle librerie, i settori dedicati alla poesia, soffrono per la sua assenza”.
In tema con il luogo che ospitava l’evento, a testimonianza dei rapporti tra Tomasi, Piccolo e Cianciafara, è stato ricordato l’articolo con cui Domenico Cicciò, grande, compianto giornalista culturale della Gazzetta del Sud, svelò: “I cugini sono tre…”. A raccontare i retroscena e gli aneddoti del tempo, è intervenuta in sala la moglie e collega, Italia Cicciò: “Mio marito conosceva bene sia la famiglia Piccolo che Cianciafara.
Lucio Piccolo era una persona molto riservata, ma con mio marito aveva conquistato un ottimo rapporto”. La signora Cicciò ha anche ricordato, con non poca nostalgia, quando si faceva teatro a Villa Piccolo, con l’auspicio che possa riprendere tale attività.
Prima del finale, nel segno della musica di Scarlatti, Beethoven, Chopin e Albeniz, interpretata dal pianista Francesco Allegra, un gesto importante, un dono di Franco Tumeo e del figlio Vittorio, curatore dell’archivio da cui trae origine la raccolta: la “restituzione al mittente”, nella persona di Amedeo Mallandrino Cianciafara, della cartolina allora spedita dalla sua famiglia ai cugini Piccolo di Calanovella.
Corrado Speziale
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