CASO ALEMANNO – L’Unità: “abbandonato nelle mani dei persecutori” e l’appello contro l’ignavia di Francesco Mancinelli
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CASO ALEMANNO – L’Unità: “abbandonato nelle mani dei persecutori” e l’appello contro l’ignavia di Francesco Mancinelli

L’articolo, da una testata radicalmente lontana dalle posizioni politiche di Gianni Alemanno, adotta un tono fortemente polemico e indignato, dipingendo Gianni Alemanno come vittima di una persecuzione giudiziaria piuttosto che come un politico responsabile delle proprie azioni.

L’uso di un linguaggio carico, come “calunnie processuali” e “sopraffazione”, suggerisce una chiara posizione critica nei confronti della magistratura.

Tuttavia, manca una disamina oggettiva dei motivi della condanna: quali sono esattamente le violazioni che hanno portato alla revoca della condanna ai servizi sociali? L’articolo liquida la questione con un generico “Alemanno non ha fatto niente”, ma senza fornire dettagli concreti.

Il pezzo sembra inoltre contraddittorio: inizialmente riconosce la matrice ideologica di Alemanno senza simpatia (“uno degli esponenti maggiori dell’estrema destra”), ma poi adotta una difesa intransigente della sua posizione, lamentando un’assenza di garantismo sia da destra che da sinistra.

Si tratta quindi di un articolo che più che informare cerca piuttosto di mobilitare un sentimento di indignazione- Un approccio più emotivo che razionale.

Condannato a stare 22 mesi in cella

il testo dell’articolo:

Ha fatto il ministro, il sindaco, è stato uno dei più importanti capi politici della destra italiana, che oggi impazza al governo del paese. Ha allevato e promosso molti degli uomini e delle donne che oggi sono al potere. Ha combattuto decine di battaglie, politiche e sociali. In gran parte battaglie reazionarie, sovraniste, ma anche umanitarie e pacifiste. È comunque poco importa quali: le sue battaglie.

Si chiama Gianni Alemanno, ha 67 anni. Possiamo anche dire che è un fascista. Non pensiamo che si offenda. Non è un tipo che rinnega. E figuriamoci quale simpatia politica possiamo avere noi nei confronti di uno degli esponenti maggiori dell’estrema destra italiana (la famosa destra sociale, della quale è stato il leader assoluto).

Però, francamente, non capiamo perché stia in prigione. L’altro ieri il giudice lo ha condannato a 22 mesi in cella, senza sconti, per avere violato alcune regole della condanna ai servizi sociali. Alemanno non ha fatto niente. Il reato per il quale è stato condannato non esiste. Ha subito calunnie processuali per un lustro.

La decisione di non concedergli la condizionale è stata una prepotenza. Levargli la libertà è una sopraffazione e una persecuzione. Qualcuno si indigna? Pare che non si indigni nessuno. Né a destra né a sinistra. Garantisti dei miei stivali!

 da leggere anche la nota di Francesco Mancinelli

Appello contro l’ignavia ….

Fardellini d’Italia, dove siete?

Fardellini d’Italia, dove siete andati a nascondervi?

Dove siete, ex-falangisti rautiani, nuovi destri comunitaristi oggi arricchiti, ex-neofascisti pentiti, ex-antioccidentalisti oggi perfettamente riconvertiti a un liberal-conservatorismo da operetta? Saltate come zimbelli impazziti e ascari inorgogliti da Biden a Trump (… e viceversa); nell’ultimo anno non avete speso mezza parola contro il genocidio sionista in Palestina, ma vivete con immenso senso di colpa per altri genocidi, ritenuti di serie A.

Continuate a riversare armi in una guerra che sta massacrando non solo l’Ucraina, ma che ha mandato in recessione la Germania (neanche alla fine della Seconda guerra mondiale la Germania era in recessione…) e ha azzerato la competitività industriale e commerciale europea. Una guerra voluta e preparata dagli anglo-americani contro l’Europa.

Questa volta Gianni Alemanno si è beccato un anno e dieci mesi di galera per aver fatto politica (una politica radicale, non d’accatto come la vostra). Questo è il vero motivo che ha determinato l’ordinanza del giudice di sorveglianza, non la quisquilia dell’inosservanza delle misure alternative alla detenzione e altre balle questurine.

Dove siete voi, garantisti a favore delle Nientedechè, dei falsi in bilancio e delle paraculate tipiche di ogni capitalismo garantito, ma completamente muti di fronte a questo attacco contro un vostro ex-sodale? Un attacco che è chiaramente politico e non giudiziario.

Quando riprenderete, per una volta, il coraggio degli uomini liberi? Vi devo chiamare pubblicamente, fare per ognuno di voi nome per nome? Cari ex-militanti di quel Fronte della Gioventù degli anni ’80, di cui io non facevo più parte da tempo, ma di cui si poteva essere fieri e orgogliosi perché su posizioni libere: contro il capitalismo, contro l’imperialismo USA, contro l’arroganza sionista, per l’uscita dalla NATO, per la libertà delle Patrie e dei Popoli.

Qualcuno di voi ha ancora una vena di coraggio o l’essere oggi seduti sugli scranni di un presunto potere vi ha tolto completamente la facoltà di proferire parola?

Francesco Mancinelli

riflessioni a margine

Il testo è una dura invettiva contro coloro che hanno tradito un passato politico di lotta e coerenza ideologica per adattarsi al sistema e alle dinamiche del potere. Il tono è marcatamente polemico e accusatorio, con un forte richiamo alla memoria storica e all’identità politica di una destra radicale italiana, in particolare quella legata al Fronte della Gioventù degli anni ’80.

Il bersaglio dell’attacco

Mancinelli si scaglia contro gli ex-militanti della destra radicale che, nel tempo, si sarebbero convertiti a posizioni più moderate e filo-occidentali. Viene denunciato l’atteggiamento incoerente di chi, un tempo anti-imperialista e anti-capitalista, oggi difende un sistema che in passato contestava. L’accusa più forte è la loro passività e il silenzio su questioni ritenute cruciali, come il conflitto israelo-palestinese e la guerra in Ucraina.

La nota di Mancinelli va oltre, apre spunti di riflessione su chi sostiene che la guerra in Ucraina non sia solo un conflitto locale, ma una strategia orchestrata dagli anglo-americani per colpire l’Europa, con particolare riferimento alla Germania. Denuncia l’influenza americana e la subalternità dell’Europa agli interessi atlantisti e muove una forte critica al capitalismo  nel riferimento ai falsi in bilancio e alle paraculate tipiche di un’economia protetta dai poteri forti.

Ritornando a Gianni Alemanno

La condanna sua condanna è presentata come un atto politico piuttosto che giudiziario: non si riconoscono le motivazioni giuridiche della sentenza, sostenendo che sia una ritorsione per l’attività politica dell’ex sindaco di Roma. E stigmatizza questo episodio come simbolo della repressione contro chi rimane fedele a certe idee.

Si tratta di un testo fortemente schierato, che non lascia spazio a sfumature o analisi oggettive. L’autore parla a una comunità specifica, facendo leva su un senso di appartenenza e tradimento per scuotere le coscienze.

Chi è Francesco Mancinelli?

è un cantautore e scrittore italiano associato all’area della destra radicale e alla cosiddetta “musica alternativa”. La sua produzione musicale e letteraria si inserisce nel contesto della destra radicale italiana, affrontando tematiche legate all’identità nazionale, alla tradizione e alla critica del sistema politico contemporaneo.

Nel corso degli anni, Mancinelli ha pubblicato diverse opere musicali che riflettono le sue convinzioni ideologiche. Tra i suoi brani più noti si annoverano “Altaforte”, “La ballata dell’illusione” e “Generazione ’78”, disponibili su piattaforme come YouTube. Queste canzoni sono caratterizzate da testi che richiamano valori tradizionali e nazionalisti, tipici della musica alternativa di destra.

Oltre all’attività musicale, Mancinelli ha contribuito al panorama letterario con scritti che approfondiscono le sue posizioni politiche e culturali. La sua produzione letteraria si concentra su temi cari alla destra radicale, offrendo una prospettiva critica sulla società moderna e promuovendo un ritorno a valori ritenuti fondamentali.

 

30 Gennaio 2025

Autore:

redazione


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