Il direttore di Telejato si difende: “Avete letto le carte? Non ci sono reati se no mi avrebbero arrestato. Al telefono sono sboccato”. Il gip lo interroga sulle intercettazioni in cui chiede ai sindaci di Partinico e di Borgetto delle somme di denaro. Ingroia: “Si voleva marchiare Maniaci ma i magistrati delle misure di prevenzione sono ancora a piede libero. Denunceremo i carabinieri”.
“E’ andata bene. Ho risposto a tutte le domande del gip”.
Così Pino Maniaci, il direttore dell’emittente Telejato di Partinico indagato per estorsione, dopo due ore di interrogatorio da parte del gip di Palermo Ferdinando Sestito, che ha firmato il provvedimento cautelare che prevede per lui il divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo.
Divieto del quale i legali del giornalista hanno chiesto la revoca, trasformandolo in divieto di avvicinamento. “Chiariremo tutto. Risponderò alle domande del gip e darò una spiegazione su tutto quello che mi viene contestato”, ha detto il giornalista prima di entrare in aula.
“Telejato è aperta e continuiamo a trasmettere tutti i giorni.
Le mie figlie sono qui sotto a registrare tutto e a documentare tutta la merda che mi è stata buttata addosso”, dice Maniaci mentre attende ancora di essere sentito dal gip Fernando Sestito.
Davanti all’aula 24 del palazzo di giustizia Pino Maniaci scalpita e nonostante i suoi avvocati gli hanno consigliato di stare in silenzio lui non si sottrae alle domande dei colleghi.
“Ma le avete lette bene le carte? Perché 300 pagine su di me nell’ordinanza e la metà su nove arrestati?”, dice mentre aspetta davanti all’aula che il gip Fernando Sestito lo chiami per l’interrogatorio.
“Non sono un estorsore”.
Maniaci non ci sta a essere etichettato come un estorsore. “Se c’era estorsione – si agita – mi arrestavano, la verità è che non c’è. Leggete bene le carte, ripeto. Le intercettazioni sono state isolate da un contesto più ampio. Quella è pubblicità, ma quale estorsione”.
Le videocamere nella stanza del sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, riprendono Pino Maniaci che allunga la mano e intasca 466 euro.
“Quella è pubblicità, e i 66 euro era l’IVA”. E si giustifica così quando gli si ricorda che al telefono diceva alla sua amante: “Vado a fottere 50 euro al sindaco”.
“Quello è il mio modo di esprimermi.
Chi mi conosce sa che al telefono sono sboccato e esagero nei termini”, continua a difendersi il giornalista.
Sul post di Facebook di Claudio Fava, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, in cui il deputato si diceva amareggiato per essere stato preso in giro dopo la storia dei cani impiccati trovati dal giornalista, Pino Maniaci risponde secco: “Al momento opportuno da Fava pretenderò le scuse”.
Fonte www.repubblica.it
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