LA PROVINCIA RIMEDI AI SUOI ERRORI E GARANTISCA AGLI STUDENTI IL DIRITTO ALLO STUDIO
il comunicato stampa
Abbiamo appreso la notizia della chiusura dell’Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato. “E. Fermi” di Agrigento a seguito della dichiarazione di inagibilità dello stesso da parte della Provincia avvenuta dopo che si è scoperto che l’edificio scolastico è stato costruito con cemento depotenziato e che quindi potrebbe essere soggetto a crolli in caso di un evento sismico.
Pur trovando giusta la motivazione della chiusura dell’edificio, visto che si tratterebbe dell’ennesimo caso di scuola insicura che denunciamo in Sicilia, non tolleriamo il modo con cui la Provincia di Agrigento ha proceduto alla chiusura dell’edificio. Infatti secondo quanto ci hanno comunicato i ragazzi che frequentano l’Istituto lascuola è stata fatta chiudere improvvisamente ad una settimana prima dell’inizio delle lezioni, senza dare nessuna comunicazione prima agli studenti, senza prevedere prima un programma di interventi per la messa in sicurezza dell’edificio, senza trovare o allestire prima dei locali alternativi in cui poter disporre tutti gli studenti per iniziare regolarmente le lezioni.
Così lo scorso venerdì gli studenti dell’I.P.I.A. “Fermi” a differenza di quelli delle altre scuole agrigentine non sono tornati a scuola, anzi una scuola non ce l’hanno più, almeno per ora. Solo gli studenti delle classi prime, circa 300, sembrano aver iniziato le lezioni dopo essere stati sistemati temporaneamente in altri istituti della città (Brunelleschi, Sciascia e Gallo) nell’attesa e nella speranza di ricevere una migliore sistemazione. Per gli studenti degli altri anni, circa 700, invece le lezioni dovrebbero riprendere domani sempre sistemati in quei tre istituti facendo però il turno pomeridiano dalle 15.00 alle 21.00. Una pazzia visto che la maggior parte degli studenti che sono pendolari e che devono recarsi a scuola dai vari paesi della Provincia, spesso percorrendo più di 40 km, usciti da scuola a quell’orario non troverebbero i mezzi pubblici per tornare a casa. Tutto questo per noi è assurdo.
Non si può chiudere una scuola tutto ad un tratto togliendo le condizioni necessarie per poter garantire il diritto allo studio ai ragazzi. A questo punto ci poniamo alcune domande.
Appena si è scoperto che la scuola era inagibile e che doveva essere chiusa perché non è stato comunicato subito agli studenti? Una volta dichiarata inagibile la scuola è stato rilasciato il certificato di inagibilità?
Prima di dichiarare inagibile la scuola perché non sono stati programmati dei lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza dell’edificio che sarebbero dovuti iniziare nel momento in cui la scuola veniva sigillata? E prima di sigillare la scuola perché non si è cercato di trovare o allestire un luogo alternativo in cui mandare i ragazzi in modo che quando sarebbe stata chiusa la scuola i ragazzi avrebbero avuto un posto dove fare lezione?
Quello che si è verificato a scuola è stato simile ad un terremoto e vanno adottate le stesse procedure di emergenza che si mettono in campo in caso di terremoto. Un terremoto forse un po’ voluto però e non imprevedibile visto che, da quello che ci dicono i ragazzi dell’istituto, già lo scorso anno, intorno ai mesi di marzo e aprile, era stato dichiarato inagibile un padiglione dell’istituto, dove si trovavano i laboratori, facendolo chiudere e spostando gli alunni in altri spazi dell’istituto che erano però inadeguati impedendo ai ragazzi di svolgere l’attività pratica in laboratorio, senza concedere altri spazi dopo che questi sono stati chiesti dal preside.
Se già si sapevano già l’anno scorso i problemi dell’edificio, si doveva procedere sin dall’anno scorso ad allestire un luogo che ospitasse temporaneamente tutti gli studenti dell’istituto per il nuovo anno scolastico in modo che i lavori a scuola iniziassero e nelfrattempo i ragazzi non fossero privati del diritto allo studio avendo garantito un luogo dove poter studiare. La provincia quindi ha emesso un provvedimento di evacuazione senza però stabilire le procedure e le tempistiche.
Un’azione che ha avuto effetti devastanti a partire dal fatto che sono stati lasciati per strada circa 1000 studenti e 200 unità tra docenti e personale non docente e di cui se non la Provincia se non trova una soluzione immediata dovrà assumersi tutte le responsabilità. Troviamo banali le dichiarazioni di oggi dell’Assessore all’Edilizia Scolastica Pietro Marchetta che per rassicurare gli studenti, i docenti e i genitori ha detto che sono già state avviate le procedure per l’adeguamento strutturale dell’edificio e che sono stati individuati i locali adeguati per poter permettere agli studenti di svolgere le lezioni di mattina. Bisogna vedere se a queste parole seguiranno i fatti.
E se così dovesse essere si tratterebbe comunque di una soluzione arrivata in ritardo, dopo aver creato enormi disagi a studenti, personale della scuola e famiglie che giustamente vorranno il risarcimento dei danni subiti. L’apertura di un inchiesta della Procura su questa vicenda e in particolare sull’uso del cemento depotenziato nella costruzione dell’edificio, dimostra tra l’altro che se la scuola è stata costruita con questo cemento a farlo sarà stata molto probabilmente qualche ditta mafiosa che si è aggiudicata illegalmente l’appalto, cosa che avviene normalmente per la costruzione della maggior parte degli edifici scolastici siciliani.
E visto che non contestiamo la decisione in sé per sé perché anche noi pensiamo che gli edifici non a norma e insicuri vanno messi in sicurezza ma il fatto che la provincia presa questa decisione non ha messo in atto le giuste procedure, auspichiamo che anche le altre scuole agrigentine fatiscenti e insicure o anche l’ospedale costruito con cemento depotenziato vengano previsti degli interventi di ristrutturazione altrimenti, come ci ha fatto notare qualche ragazzo, sembra che questa decisione sia solo uno sgarbo fatto al preside dal presidente della Provincia, in seguito a diverse incomprensioni tra i due, e che derivi da una questione di natura politica.
In ogni caso continueremo a seguire questa vicenda, a partire dal fatto se domani questi studenti potranno veramente andare a scuola o se saranno ancora una volta presi in giro, e se è necessario apriremo una vertenza sindacale affinché i diritti degli studenti, primo di tutti il diritto allo studio, vengano garantiti e tutelati. Siamo vicini agli studenti e alle loro famiglie, ai docenti, al personale non docente e al preside in questo momento di disagio e ci auguriamo che da domani possano tornare a studiare e lavorare e che presto possano tornare a farlo anche in condizioni normali.
LEANDRO BIANCO – PORTAVOCE RETE DEGLI STUDENTI MEDI SICILIA -UFFICIO STAMPA RETE DEGLI STUDENTI MEDI SICILIA