Il ricorso delle parti civili è stato dichiarato inammissibile. Con questa decisione, la IV sezione della Corte di Cassazione ha posto definitivamente fine alla complessa e dolorosa vicenda giudiziaria relativa alla morte di Gino Roberto Ratto, 33enne vittima di un grave incidente stradale.
il sinistro era avvenuto la sera del 26 dicembre 2013 a Capo d’Orlando, in località San Gregorio sulla S.S. 113.
Ratto, a bordo di una moto Suzuki 750, stava viaggiando in direzione di Messina, mentre nella direzione opposta procedeva un’Audi A4 guidata dall’imprenditore Antonino Onofaro. I due mezzi si scontrarono frontalmente nei pressi del viadotto Milio. L’impatto fu devastante e il 33enne, originario di Sinagra ma residente a Gliaca di Piraino, venne sbalzato a diversi metri di distanza, perdendo la vita sul colpo.
Onofaro, difeso dall’avvocato Massimiliano Fabio, era stato accusato di omicidio colposo.
In primo grado, il Tribunale di Patti lo aveva condannato a 4 mesi di reclusione (pena sospesa) nel 2023. Tuttavia, lo scorso 29 febbraio, la Corte d’Appello di Messina aveva riformato la sentenza, assolvendo Onofaro perché “il fatto non sussiste”. La Corte aveva inoltre annullato le disposizioni civili previste nella condanna di primo grado, tra cui il risarcimento dei danni – in solido con la compagnia assicurativa rappresentata dall’avvocato Giovanni Milana del foro di Catania – ai familiari della vittima, costituiti parte civile con l’avvocato Decimo Lo Presti, e la sospensione della patente.
I familiari di Ratto avevano successivamente presentato ricorso per Cassazione, limitatamente agli effetti civili della sentenza.
Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso delle parti civili, chiudendo così definitivamente la lunga vicenda giudiziaria. Gli ermellini hanno inoltre condannato ciascun ricorrente al pagamento di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, alle spese processuali e al rimborso delle spese legali sostenute da Onofaro, pari a 3.000 euro più accessori.