CASTELL’UMBERTO – Scalinata in rosso
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CASTELL’UMBERTO – Scalinata in rosso

UNA DONNA DOVREBBE CHINARE IL CAPO SOLO PER AMMIRARE LE SUE SCARPE

Non si tratta di santificare le donne e demonizzare gli uomini, ma di comprendere che la parità connaturata all’essere persone, passi per le visibili diversità”. La manifestazione continua, senza tempo ne luogo perché tempo è luogo sono nelle menti, devono esserlo per il bene delle donne e della società tutta. Il “Giocattolo si è rotto”, non serve più…va buttato perché “certifica” un fallimento, il fallimento. I numeri della mattanza sono da capogiro.

A CASTELL’UMBERTO SABATO

“Ieri, oggi, domani… Dobbiamo fare rumore e mai tacere per scardinare pilastri e muri di un retaggio culturale atavico”. E ancora: “La tematica è complessa e necessita di un lavoro costante, soprattutto in seno ai ragazzi. Bisogna educare all’affettività e, soprattutto alla consapevolezza dei No ricevuti, alla loro accettazione” .

Così si è espressa la sindaca di Castell’Umberto Veronica Maria Armeli in occasione della manifestazione “Scalinata in rosso” organizzata dall’Amministrazione comunale in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” svoltasi lo scorso sabato nel Palazzo di città, grazie all’impegno di Carmelina Galati Rando e Jamira Conti Papuzza “ Non si tratta di santificare – prosegue Armeli- le donne e demonizzare gli uomini, ma di comprendere che la parità connaturata all’essere persone, passi per le visibili diversità”. Per l’occasione il Palazzo comunale si è tinto di rosso e le numerose scarpe rosse sulla scalinata hanno gridato forte “Basta”.

“E’ stata una giornata emozionante che fatto tremare il cuore e lacrimare gli occhi – ha detto l’assessore Valentina Tascone – continua così la nostra linea amministrativa mirata all’attenzione e alla sensibilizzazione verso tematiche sociali e culturali che da molti anni ormai non venivano più affrontate nella nostra realtà-

Il nostro è un invito a tutte le donne a non tacere mai, a non subire passivamente nessuna forma di violenza, a rompere il silenzio con il rumore, ad avere sempre la forza di dire BASTA e chiedere aiuto.

Una donna dovrebbe chinare il capo solo per ammirare le sue scarpe rosse e nient’altro.” La manifestazione continua, senza tempo ne luogo perché tempo è luogo sono nelle menti, devono esserlo per il bene delle donne e della società tutta. La violenza subita ora ha un volto. C’è una Vittima reale che racconta la sua esperienza.

Ne “oscuriamo”, si fa per dire, volto e nome.

E’ giusto così. La testimone parla, racconta, attanaglia le coscienze… Come non condividere le parole di Carmelina Galati Rando “Sono sempre più convinta, ascoltando le sue parole che queste Donne, che meritano la D maiuscola vanno aiutate senza giudicarle a tirar fuori quel coraggio e quella forza che gli viene negata.

Parlate denunciate dico, non siete voi ad essere sbagliate ma loro. Oggi muore una donna ogni 4 giorni e spesso la violenza ha le chiavi di casa”. La morte di Giulia Cecchettin colpisce dritto al cuore. Non si può morire così alla nostra età dice Jamira Conti Papuzza, non è giusto”Proprio per questo, per Giulia e tutte le donne vittime di Violenza abbiamo anche noi fatto non un minuto di silenzio ma un minuto di rumore donando ai presenti un fischietto”.

Jamira è un fiume in piena- il momento e la gravità della tematica lo richiedono. “C’è da scrivere molto su noi ragazzi che comunque viviamo in una società in cui non sappiamo realmente cosa vogliamo, dove vogliamo andare con questa mentalità? La donna è libera e non è di nessuno. E’ questo che i ragazzi non riescono a capire. Noi non siamo il possesso di nessuno.

Questo devono trasmetterci assieme ai veri valori di famiglia e di rispetto. La manifestazione finisce ma il messaggio continua cammina sulle gambe di chi ha ascoltato e di chi legge. La questione è complessa, incancrenita dal tempo e dallo sballo sociale, dall’individualismo sfrenato ma soprattutto dall’ignoranza, anche quella stratificata sul mero possesso che – canta Battiato- “fu prealessandrino”. Si possiedono gli oggetti che non parlano, non rivendicano, non creano problemi. La società si evolve, la donna, studia, “respira il sociale”, si evolve, si affranca… ama, pensa, valuta, comprende… lo fa molto più in fretta del “maschio”.

La reazione è confusione, caos, ma soprattutto IMPREPARAZIONE e l’impreparazione diventa dittatura, finzione, repressione, VIOLENZA dove ha parlare è solo la forza bruta. Il “Giocattolo si è rotto”, non serve più…va buttato perché “certifica” un fallimento, il fallimento. I numeri della mattanza sono da capogiro. Vanno azzerati in ogni modo. E’ doveroso farlo in primis per le donne ma anche per quanti il termine “maschio” lo leggono “Uomo” .

Enzo Caputo

 

27 Novembre 2023

Autore:

redazione


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