di Corrado Speziale –
Non poteva esserci conclusione migliore per la X edizione di Castrorale Jazz, svoltasi dal 31 luglio al 6 agosto. Come le previsioni lasciavano immaginare, Gabriele Mirabassi e Guinga sono stati grandi, anzi, grandissimi, contribuendo così a dare un contributo al positivo bilancio del primo decennio della rassegna musicale, fiore all’occhiello di tutta la provincia di Messina, che annualmente raccoglie attorno a sé migliaia di appassionati provenienti da ogni parte della Sicilia.
Il palco allestito nella suggestiva Piazza Peculio, divenuta ormai un “salotto” d’eccellenza per pubblico ed artisti, venerdì sera, ha ospitato il duo composto da Gabriele Mirabassi, tra i più grandi clarinettisti del momento sulla scena internazionale e Carlos Althier de Souza Lemos Escobar “Guinga”, chitarrista brasiliano, considerato uno dei maggiori compositori in terra carioca, tanto da essere equiparato a Villa-Lobos, Jobim e Gismondi. Entrambi hanno mostrato le più alte qualità che un duo possa esprimere: classe, tecnica, affiatamento, propensione al dialogo ed una altissima, reciproca, ammirazione artistica. Il tutto deriva da dieci anni di collaborazione, consolidatasi, nel 2003, con la pubblicazione dell’album “Graffiando vento”, prodotto in Italia dalla prestigiosa etichetta Egea e presentato, con grande successo, l’anno successivo, ad Umbria Jazz. Da quel momento i due musicisti hanno consolidato sempre più il loro sodalizio ottenendo una lunga scia di affermazioni attraverso tour e singoli concerti, sia in Italia che in Brasile.
Nell’esibizione di Castroreale, durata circa un’ora e mezza, sono state proposte solo ed esclusivamente composizioni di Guinga, ed è stato proprio il loro album del 2003 a fare da struttura portante al concerto. Da “Graffiando vento” provenivano infatti ben sei brani: Choro pro Zè, Picotado, Valsa pra Leila, Baiao de Lacan, Cine baronesa e Par constante.
A suscitare forti emozioni nel pubblico che gremiva la piazza, sono state la passione e la naturalezza dimostrate dai due musicisti nell’esprimere la loro arte, fatta dalla straordinaria capacità compositiva di Guinga e dai virtuosismi di Mirabassi, accompagnata da dignità e sentimento, caratteri tipici della musica popolare brasiliana, di cui il clarinettista perugino è grande cultore.
Da ciò ne è scaturito un dialogo nel quale si annullavano i confini delle loro scuole di provenienza ed in cui stili, abilità ed inclinazioni dei due musicisti si fondevano in un’unica sensazionale struttura.
Ed in questo senso, l’empatia, umana ed artistica, che è stato facile cogliere nei due, ha toccato livelli tanto alti da far apparire assottigliata al minimo la distanza “oceanica” che li separa nella vita di ogni giorno.
Hanno procurato particolari suggestioni due “valsa brasileira”: Valsa pra Leila, scritto per la cantante Leila Pinheiro e Cine baronesa, entrambi espressioni malinconiche ed al tempo stesso dolci e raffinate di una condizione tutta brasiliana. Merita una menzione particolare Passos e assobios, che tradotto significa “Passi e fischi”, brano che Guinga aveva riposto e dimenticato nel cassetto e che ha ripreso tra le mani grazie al suggerimento dell’amico clarinettista. Straordinariamente veloce e pieno di virtuosismi è stato invece Cheio de dedos, in italiano “Pieno di dita”, dal titolo perfettamente consone al taglio del brano.
In tutto questo non è mancato un bellissimo pezzo più marcatamente jazz, genere foxtrot, frutto della reciproca influenza tra le due Americhe, dal titolo Par costanci, “Coppia fissa” in italiano.
Ad un certo punto del concerto Guinga, invogliato da Mirabassi, ha anche dato spazio alle proprie doti canore, con una composizione dal titolo Contenda, ballata dai connotati tipici della canzone popolare brasiliana, che poteva essere così magnificamente interpretata solo da chi, come lui, è nato e vissuto nella sofferente periferia di Rio de Janeiro.
Gabriele Mirabassi, chiedendo al compagno di interpretare la canzone, ha concesso sull’argomento una riflessione piena di significati: “La cosa più importante, in questi quasi dieci anni che suoniamo insieme, che Guinga mi ha insegnato, ed in fondo avrei già dovuto sapere, ma che solo con lui ho capito, è che suonare uno strumento non è altro che tentare di cantare. Allora, da quando lo conosco, ho capito che questo pezzo di legno che tengo vivo da tanti anni è veramente uno strumento che serve a cantare”.
A tal proposito non si poteva far altro che cogliere tale affermazione con un certo effetto, poiché l’album di maggior successo del clarinettista perugino, con il quale egli si è aggiudicato l’ambito premio “Top Jazz” nel 2008, si intitola proprio “Canto di ebano”: un autentico capolavoro, modello di stile e qualità in tutte le forme, anche al di là dell’aspetto essenzialmente musicale. Tra esse, spicca persino quella del cofanetto che lo contiene, dove l’autore esprime con sentimento una profonda gratitudine verso il suo strumento, il prezioso legno con cui è realizzato e le mani artigiane che lo hanno sapientemente creato. In altre parole, uno straordinario omaggio artistico nei confronti di ciò che dà anima all’oggetto del suo “canto”.
Lo scorso anno avevamo seguito ed apprezzato Gabriele Mirabassi a Capo d’Orlando e San Marco d’Alunzio, in due tappe consecutive, rispettivamente assieme a Gian Maria Testa ed al chitarrista Antonio Calogero. Anche con loro aveva dimostrato grande intesa e senso di adattamento. Quest’anno Castroreale lo ha ospitato in duo con Guinga, in una serata ormai scritta negli annali del festival. Attendiamo, quindi, con fiducia, che il prossimo anno, il clarinettista umbro, dentro un’agenda zeppa di impegni che lo vedono protagonista in tutto il mondo, trovi l’occasione per ritornare da queste parti, ad allietarci, ancora una volta, con il canto del suo clarinetto.
Intanto, per Castroreale Jazz l’appuntamento si abbrevia notevolmente nei tempi: l’organizzazione ha fatto sapere che si prospetta una nuova edizione della rassegna già in programma per il prossimo autunno o inverno.
La fotogallery.
{boncko}/musica/fotogallery_castrorealejazz_2010_speziale/{/boncko}