Il Centro Donne Antiviolenza di Messina analizza la sentenza di secondo grado
Con una nota, la presidente del Centro Donne Antiviolenza di Messina, Avv. Maria Gianquinto, analizza la sentenza di secondo grado con la quale la Corte d’Assise d’Appello di Messina ha inflitto l’ergastolo a Cristian Ioppolo per l’omicidio di Alessandra Musarra. L’avvocato Gianquinto centra anche l’attenzione sul riconoscimento del danno al CEDAV: “La condotta omicidiaria dell’imputato ha leso quei diritti e interessi posti tra i principi statutari dell’Associazione”.
“Il Centro Donne Antiviolenza di Messina ritiene che debbano essere portate all’attenzione dell’opinione pubblica alcune questioni di grande rilievo giuridico e culturale che hanno segnato il processo per il femminicidio di Alessandra Musarra.
La prima, importantissima, è rappresentata dalla gravità del crimine commesso dall’imputato Cristian Ioppolo riconosciuta dalla Corte d’Assise d’Appello che ha smentito clamorosamente l’orientamento della Procura confermando l’ergastolo all’imputato
Invero, il Procuratore Generale aveva incredibilmente proposto il concordato della pena per un crimine così efferato abbassando la richiesta di condanna a 24 anni, nonostante un compendio di prove incontrovertibili raccolte in primo grado.
La Corte d’Assise d’Appello di Messina, confermando la condanna all’ergastolo dell’imputato, ha riportato il femminicidio della povera Alessandra Musarra nella giusta e corretta valutazione che crimini di tale portata meritano.
La seconda questione, non meno rilevante, è che la Corte D’Assise d’Appello, accogliendo l’atto di impugnazione proposto dal CeDAV Onlus – Centro Donne Antiviolenza- ha anche riconosciuto che la suddetta Associazione, avendone tutti i requisiti, ha subito un danno dall’uccisione di Alessandra Musarra.
La Corte adita, in linea con gli orientamenti consolidati nei tribunali italiani, ha ritenuto che un Centro Antiviolenza come il CeDAV Onlus, che opera con continuità sul territorio messinese da oltre un trentennio, abbia subito un danno risarcibile in quanto la condotta omicidiaria dell’imputato ha leso quei diritti e interessi posti tra i principi statutari dell’Associazione come, appunto, il contrasto alla violenza di genere, per i quali si batte a tutela di tutte le donne.
In sintesi, il riconoscimento del danno ad un centro come il CeDAV ha una fortissima valenza simbolica, in quanto riconosce che il femminicidio, la violenza domestica, non rappresentano solo una lesione dei diritti della donna uccisa e della sua famiglia, ma costituiscono una profonda ferita per tutta la società”.