Domani, 18 maggio, ore 10.00. assemblea d’ateneo con occupazione simbolica.
Il mondo dell’università dà il via ad una settimana di mobilitazione in tutto il paese contro il DDL Gelmini che parte oggi e si concluderà venerdì prossimo 21 maggio. Anche a Messina i sindacati di categoria – FLC CGIL, CISL UNIVERSITA’, UIL PA, CSA di CISAL, FIRU E ANDER – hanno organizzato una serie di inizative di sensibilizzazione e di protesta.
In particolare domani, martedì 18 maggio, a partire dalle ore 10.00, presso l’Aula Cannizzaro dell’università di Messina si terrà un’assemblea d’ateneo di tutte le componenti accademiche (professori, ricercatori, dottorandi, precari, tecnico-amministrativi, studenti),che si concluderà con l’occupazione simbolica del rettorato.
Al centro della protesta indetta dai sindacati l’attacco condotto attraverso le prescrizioni del DDL Gelmini, all’autonomia del sistema universitario di formazione e di ricerca e il rafforzamento delle barriere in entrata per i giovani precari. “In atto c’è il tentativo di scardinare il sistema della formazione e della ricerca pubblica, modificandone profondamente la natura autonoma, democratica, di qualità ed aperta a tutti- scrivono in una nota i rappresentanti di FLC CGIL, CISL UNIVERSITà, UIL PA, CSA di CISAL, FIRU E ANDER-. A livello nazionale si concentrano le scarse risorse in pochi atenei ritenuti eccellenti; a livello locale, nell’ambito di un modello dirigista e aziendalista, si concentra il potere nelle mani del Rettore e del CdA e l’organico sarà sempre più costituito da pochi docenti di ruolo e da una base amplissima di precari”.
In particolare i sindacati sostengono la protesta posta in atto dalla categoria dei ricercatori a tempo indeterminato, ai quali viene negato il riconoscimento del ruolo docente effettivamente svolto.
Per le organizzazioni sindacali del settore università di Messina, “contro questo progetto che impoverirà non solo l’università e la ricerca ma favorirà il ritorno alle disuguaglianze di chance tra ceti e classi sociali, è necessario che la società civile e il mondo universitario si mobilitino compatti. E’ necessario – in particolare sostenere ed estendere la protesta nazionale dei ricercatori, che, con l’indisponibilità a ricoprire incarichi didattici non obbligatori per il prossimo anno accademico chiedono sostanziali revisioni del DDL”.
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