Ciao Aleandro – Le Nuvole e le Favole Tristi
Che ne pensi di, Il Muro

Ciao Aleandro – Le Nuvole e le Favole Tristi

ciao

Un post, quello, di Saverio Tommasi… Una storia… la favola… la realtà. Lo pubblichiamo integralmente.

 

Si chiamava Aleandro, studiava arte e si è ammazzato nei giorni scorsi. Aveva 16 anni, Aleandro, e abitava a 15 chilometri da Siracusa. Quella che vedete è la sua foto, di spalle, perché aveva un bel viso ma le spalle e il mare mi piacciono di più.
Un paio di giornali hanno scritto che Aleandro non aveva i soldi per comprare gli attrezzi da disegno che avrebbe dovuto portare in classe, il giorno dopo. Secondo altri giornali, e io credo di più ai secondi, Aleandro era gay e non aveva più voglia di sopportare le spade che ogni giorno lo trafiggevano. E così Aleandro ha legato una corda alla ringhiera, l’ha stretta intorno al collo e si è lasciato cadere.

Il prete che nell’omelia l’ha salutato ha detto cose dubbie, io invece vorrei dirne una su cui potrete non essere d’accordo, ma almeno spero sia chiara.
Secondo me quando uno s’ammazza la notizia corre in Cielo e San Pietro s’affaccia alla porta del Paradiso per riscontrarlo all’arrivo, come fanno le nonne con i nipoti quando vengono a pranzo, che non vedono l’ora che il nipote arrivi per sbaciucchiarlo un po’ e chiedergli se ha bisogno di qualcosa, se sente freddo e se ha mangiato abbastanza.
E mentre San Pietro s’affaccia alla Porta, Dio dietro gli dice “fammi passare”. E Dio sorpassa san Pietro e corre a riscontrare l’ammazzato sulla nuvola di fronte, mentre i morti normali Dio li aspetta in osteria, quelli che s’ammazzano invece li va a prendere mentre arrivano, e poi li solleva in braccio perché già hanno fatto una fatica della Madonna in vita (altrimenti non sarebbero lì in quel modo così), e di camminare sulle nuvole glielo risparmia, il buon Dio, portandoli – appunto – Lui stesso in braccio. Perché camminare sulle nuvole non è come saltare sulle reti, signori miei, questa è una diceria che si dice ma io penso che sia invece come correre sulla neve.
E insomma, il significato è questo: dato che chi s’ammazza ha dimostrato una certa fretta d’arrivare lassù, anche Lui dimostra una certa fretta di portare l’ospite in osteria e offrirgli un bicchiere di vino rosso, che in un secondo può anche raddoppiare o diventare tre bicchieri, perché come moltiplica il vino Lui non lo moltiplica nessuno.

E magari dopo due o tre bicchieri di rosso di quello buono, m’immagino Aleandro che dice: “Guarda che io sono gay”, e Dio gli risponde: “Figurati, io sono comunista”.
“Alla salute!”
“Alla salute!”

 

Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi

Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all’odio e all’ignoranza
preferirono la morte.

(De André)

 

foto postata su facebook da  Saverio Tommasi

 

Tornando alla cronaca.

Pochi giorni fa un ragazzo di 16 anni della provincia di Siracusa si è tolto la vita.

Forse si sentiva troppo “stretto”  del vivere in uno stato di emarginazione per via del suo orientamento sessuale e della sua condizione economica.

Alberto Irone, Portavoce nazionale della Rete degli studenti Medi ha detto

“La morte di Aleandro si aggiunge alla folta lista delle vittime di una società dove l’omofobia è ancora un cancro diffuso. Il fatto che un ragazzo non riesca a sentirsi accettato a causa del suo orientamento sessuale e che arrivi a suicidarsi per questo è grave e inaccettabile. Chiunque avesse contribuito ad alimentare il disagio interiore di questo ragazzo, va individuato e punito; ma le cause principali vanno individuate in una società chiusa dove il rispetto e l’inclusione degli altri altri non sono ancora un valore universale per tutti e un patrimonio culturale difeso e diffuso dalle Istituzioni con azioni concrete, strutturali ed efficaci.”

Anche lo stress dato dalla condizione economica della sua famiglia pare aver contribuito a questo gesto di disperazione.

“Non è accettabile  – continua Irone – che un ragazzo debba subire una simile pressione rispetto alla sua condizione economica, tale da portarlo ad uccidersi: la marginalizzazione sociale è una piaga che il nostro Stato non sta combattendo efficacemente. Aleandro è innanzitutto vittima di un sistema che non comprende la gravità dell’omofobia. Le istituzioni, il Governo e il MIUR devono sapere che Aleandro è morto perché ancora oggi nelle scuole, negli ambienti familiari, nei luoghi d’incontro dei giovani si viene discriminati per l’orientamento sessuale, si viene privati della libertà di essere sé stessi, di autodeterminarsi. L’inserimento nella “Buona Scuola” dell’educazione alla parità tra i sessi e a tutte le discriminazioni come scelta facoltativa per la scuola non è neanche lontanamente una risposta sufficiente: serve una strategia nazionale seria, obbligatoria per tutte le scuole, in cui si prevedano programmi rivolti a studenti e insegnanti, di formazione, di conoscenza dell’altro, di insegnamento al rispetto dell’altro a prescindere dal sesso, dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Il Governo deve agire subito e con forza per evitare che fatti simili non accadano mai più.”

29 Settembre 2015

Autore:

redazione


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